Il reggiseno della ragazza era slacciato, anche se ancora indossato quando è stata ritrovata cadavere nel campo di Chignolo d’Isola. Gli altri indumenti intimi erano in ordine, tranne un taglietto sugli slip, e il procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni ha affermato di non aver mai escluso "un tentativo di violenza sessuale ai danni di Yara Gambirasio". Lo ha fatto oggi, nella seconda conferenza stampa del caso, con decine di giornalisti e operatori televisivi accalcati nel suo ufficio da 20 metri quadrati.
Una doccia fredda, da parte del procuratore, è invece arrivata sulla cosìddetta pista satanica o esoterica, perchè "non mi pare che quella ferita alla schiena componga un disegno o un simbolo particolare". Meroni ha inoltre confermato che sugli oggetti di Yara, in particolare su un guanto (analizzato dalla polizia scientifica) sono state trovate due tracce di Dna, uno maschile e uno femminile. "Sono sconosciuti, non appartengono a nessuno dei familiari nè a nessuno dei codici genetici presenti negli archivi di polizia e carabinieri a livello nazionale".
Su questo punto, con i due Dna ignoti a disposizione, il procuratore aggiunto ha spiegato che secondo lui sarebbe possibile "prelevare Dna anche a persone non consenzienti", ma il "codice è interpretabile anche in modo diverso". Ed è escluso, almeno ufficialmente per ora, che gli inquirenti vogliano procedere ad uno screening ampio del Dna in paese, con prelievi agli abitanti di Brembate e di altre persone che possono aver avuto contatti con Yara.
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