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Il ricordo

“Giancarlo prendeva le ferie per preparare la chiesa per la Pasqua”

Don Giuseppe Azzola: "Era l'anima della parrocchia, il mio braccio destro. In paese lo conoscevano tutti".

Castro. “Era il mio braccio destro, la colonna portante della parrocchia, oltre che un grande amico – racconta don Giuseppe Azzola, fino a un anno fa parroco di Castro, amico fraterno di Giancarlo Carizzoni, il 56enne tecnico di Castro tragicamente scomparso in un incidente sul lavoro mercoledì pomeriggio nel vicentino, in un’acciaieria dove stava lavorando -. La comunità del nostro paese, un centro di 1300 anime, si riconosceva assolutamente in lui: uomo buono, serio, dedito alla sua famiglia e alla chiesa. Tutti sapevano chi era e tutti gli volevano bene. Impossibile non piangere la sua scomparsa, perché lui era la parrocchia. Ci vedevamo e ci sentivamo tutti i giorni: con lui mi confrontavo, a volte mi scontravo, era il mio sostegno e l’altra metà della mia mente, la persona con cui condividevo tutto e prendevo anche le decisioni. Ogni volta che dovevamo organizzare qualcosa, pensavo a lui”.

“Per cinque anni è stato referente della Liturgia, per altrettanti della catechesi, e faceva ancora il catechista. Era l’anima del consiglio pastorale, programmava le attività e aveva sempre un pensiero per la parrocchia. Basti pensare che, quando si avvicinava la settimana di pasqua, lui si prendeva sempre una settimana di ferie dal lavoro per preparare gli altari. Amava anche avere cura dei paramenti sacri e di tutto ciò che ruotava attorno alla chiesa”.

“Lui girava moltissimo per il suo lavoro, era un tecnico specializzato nelle fonderie, e lavorava per la Euromec di Berzo san Fermo: girava l’Europa, spesso era in Belgio, in Germania, e batteva molto anche l’Italia. Si occupava di programmare gli alti forni e di tutto il sistema che gira attorno ad essi. Il suo era un ruolo di grande responsabilità. Amava il suo mestiere e lo faceva con passione. Lo sentivo spesso parlare di trasferte a Udine, a Padova. La sua ultima macchina contava 800.000 chilometri, questo per farle capire quanto viaggiava. E noi lo prendevamo sempre in giro perché gli dicevamo che, visto tutto il tempo che passava in auto, ne aveva molto per pensare a come organizzare i percorsi di fede per tutti. E infatti lui tornava sempre con qualche idea o qualche progetto, che poi mettevamo in pratica”.

Poi la mente corre a mercoledì quando a don Giuseppe è suonato il telefono ed è arrivata la drammatica notizia: “Mi hanno chiamato subito e sono corso a casa sua. Mi ha aperto la porta di casa sua moglie Rossana e lì ho trovato i suoi figli Alberto, 18 anni, e Alessia. Alberto è cresciuto in parrocchia, faceva il catechista e poi ha fatto l’educatore al centro estivo e ai campi scuola organizzati in estate,  mentre Alessia frequenta la terza media e a fine mese farà la cresima. L’impronta cristiana appartiene a tutta la famiglia di Giancarlo, la sua scomparsa è una grandissima perdita per tutti. Anche perché era l’anima della comunità”.

La salma di Giancarlo Carizzoni è sotto sequestro e sulla stessa è stata disposta l’autopsia per accertarne le cause della morte. Solo dopo che il magistrato avrà rilasciato il nulla osta, potrà tornare ai suoi cari e fissata la data del funerale.

 

 

 

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