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L'ue e noi

Quando l’Europa pensa alla salute di ognuno di noi: EU4Health

"UE per la salute" (EU4Health). Il programma riconosce l'interconnessione tra la salute umana, la salute animale e l'ambiente e si presenta con l’intento di sostenere gli Stati membri verso una migliore preparazione, nell’affrontare le pandemie; nel rafforzare i rispettivi sistemi sanitari; e intende aiutare gli Stati a conseguire gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (OSS), relativi alla salute.

L’11 marzo 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato l’epidemia del nuovo coronavirus e la malattia respiratoria associata (Covid-19) una pandemia mondiale.

Tale pandemia, e più precisamente la sindrome respiratoria acuta grave, che causa, sia la morte prematura, sia conseguenti malattie polmonari croniche, ha provocato una crisi sanitaria mondiale senza precedenti, con gravi conseguenze socioeconomiche e profonde sofferenze umane. Sebbene le politiche sanitarie facciano parte delle competenze nazionali, gli Stati membri sono tenuti a tutelare la salute pubblica con uno spirito di solidarietà europea.

L’esperienza maturata con l’attuale crisi Covid-19 ha dimostrato la necessità di decisive azioni da parte dell’Unione, volte a sostenere la cooperazione e il coordinamento tra gli Stati membri, per migliorare la prevenzione e il controllo della diffusione di gravi malattie oltre le frontiere, per sviluppare e rendere disponibili prodotti per la prevenzione e la cura delle malattie, per lottare contro altre gravi minacce per la salute, a carattere transfrontaliero, e per salvaguardare la salute e il benessere dei cittadini nell’Unione. L’Unione deve disporre della capacità di far fronte a realtà preoccupanti e minacce sanitarie future, come: le pandemie; le minacce a carattere transfrontaliero; la resistenza antimicrobica; nonché di sostenere gli Stati membri nell’affrontare le sfide dell’invecchiamento della popolazione, della prevenzione delle malattie, nel promuovere uno stile di vita sano, e nel preparare i loro sistemi sanitari alle tecnologie emergenti.

In sintonia con il Next generation EU – Strumento dell’Unione europea per la ripresa – e con le risorse assegnate, la Presidente Von der Leyen ha dichiarato al Parlamento europeo: “l’Europa deve dare maggiore priorità alla sanità, far sì che i sistemi sanitari siano pronti a fornire cure all’avanguardia e a far fronte alle epidemie e ad altre minacce sanitarie imprevedibili, in linea con il regolamento sanitario internazionale”(RSI dell’OMS del 2005)”. La pandemia Covid-19 ha dimostrato la necessità di rafforzare in modo significativo la capacità dell’UE di rispondere concretamente alle gravi minacce per la salute.

Lo strumento chiave per realizzare tutto ciò, secondo la Commissione è contenuto in un ambizioso programma: “UE per la salute” (EU4Health). Il programma riconosce l’interconnessione tra la salute umana, la salute animale e l’ambiente e si presenta con l’intento di sostenere gli Stati membri verso una migliore preparazione, nell’affrontare le pandemie; nel rafforzare i rispettivi sistemi sanitari; e intende aiutare gli Stati a conseguire gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (OSS), relativi alla salute. Le spese per la salute, in percentuale sul Pil, variano nei vari Paesi. Passano dal 8,3% della Danimarca al 2,7% di Cipro; la media europea si attesta sul 7,1%; l’Italia impegna il 6,8% del proprio Pil. Il programma prevede nuove azioni, che hanno l’obiettivo di colmare le lacune che la pandemia ha rivelato in termini di:

– sviluppo e produzione di medicinali;
– adeguata fornitura di attrezzature per gli ospedali;
– risorse umane sanitarie sufficienti;
– diffusione di strumenti e servizi digitali che consentono la continuità e la validità delle cure;
– necessità di preservare e facilitare l’accesso a beni e servizi essenziali in tempi di crisi.

Lo scopo del programma è quello di consentire all’UE di disporre di maggiori e migliori strumenti, per intraprendere un’azione rapida, decisa e coordinata con gli Stati membri, sia nella preparazione, sia nella gestione della crisi presente e di quelle future. La crisi Covid-19 ha messo in luce numerose difficoltà nel garantire la fornitura di farmaci, dispositivi medici e strumenti di protezione individuale, necessari nell’Unione durante la pandemia. In tempi di crisi sanitarie, il programma dovrebbe pertanto fornire sostegno alle azioni, che promuovono la produzione, gli appalti e la gestione di prodotti di rilevanza per la crisi, garantendo la complementarità con altri strumenti dell’Unione.

Ma il Programma non si limita a dare una forte risposta alle crisi pandemiche, vuole intervenire per migliorare le notevoli disuguaglianze, che si possono riscontrare tra: paesi e regioni; organizzazione della salute; gruppi demografici; l’accesso a servizi di assistenza sanitaria preventiva e terapeutica di buona qualità e a prezzi accessibili. La situazione sanitaria, nei diversi Paesi, si presenta con differenze talvolta notevoli, in settori specifici, come, ad esempio, nel campo delle malattie non trasmissibili, tra cui il cancro, la salute mentale, le malattie rare. Si può notare, inoltre, una distribuzione disomogenea della capacità dei sistemi sanitari e degli operatori sanitari. In molti paesi si evidenziano ostacoli alla diffusione e all’uso ottimale delle innovazioni digitali. Sono diversi i costi che devono affrontare i servizi sanitari nazionali, per il degrado e per l’inquinamento dell’ambiente, in particolare per la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, come pure i costi dovuti ai cambiamenti demografici.

Fra le iniziative proposte dalla Commissione nel Programma, vi sono misure per la ripresa e per la resilienza, in modo che i sistemi sanitari nazionali siano in grado di far fronte agli effetti senza precedenti della crisi Covid-19 e si trovino attrezzati nel caso di future pandemie. Tali risorse supplementari, proposte dalla Commissione, dovrebbero essere utilizzate in modo da garantire la coerenza degli interventi previsti dal Next Generation EU. Il Parlamento e i cittadini europei sono pienamente consapevoli della gravità delle minacce sanitarie transfrontaliere, per questo motivo il programma contiene misure di sanità pubblica, che devono essere coordinate a livello dell’Unione, per affrontare, a quel livello, i diversi aspetti di tali minacce. Allo scopo di rafforzare la capacità dell’Unione di rispondere prontamente alle crisi sanitarie e di assicurarne la gestione, il programma comprende: la costituzione di riserve strategiche di forniture mediche essenziali; lo sviluppo di capacità, in termini di risposta alle crisi; misure preventive relative alla vaccinazione e all’immunizzazione; programmi rafforzati di sorveglianza nel territorio.

Le riforme sanitarie, che hanno coinvolto molti Paesi europei negli anni passati, se da una parte hanno migliorato le cure specialistiche nelle case di cura, hanno tuttavia indebolito il controllo sanitario del territorio, che veniva costantemente monitorato dal medico di base, e hanno reso problematico, soprattutto in Italia, l’accesso ai Centri di pronto soccorso. Si è trattato di riforme imperfette, che non hanno consentito di avvertire, per tempo, l’avvento e la crescita dell’attuale pandemia. Per porre rimedio a questi limiti riscontrati, il programma intende promuovere, a livello dell’Unione e nei singoli Paesi, la prevenzione delle crisi, la preparazione, la sorveglianza, la gestione e la capacità di risposta degli attori ai vari livelli, comprese: la pianificazione di emergenza e le esercitazioni di preparazione, in linea con l’approccio “One Health” (Prima la salute!).

Il Programma, come si diceva, ha un compito più ampio, rispetto alla gestione della crisi, esso nasce con lo scopo di tutelare le persone in situazione di vulnerabilità, comprese quelle affette da malattie mentali, malattie non trasmissibili e patologie croniche, e vuole altresì promuovere azioni che affrontino gli effetti collaterali della crisi sanitaria sulle persone appartenenti a tali gruppi vulnerabili. Allo scopo di garantire livelli costantemente elevati dei servizi sanitari essenziali, il programma ha il compito, soprattutto in tempi di crisi e pandemie, di incoraggiare il passaggio alla telemedicina e alla somministrazione domiciliare delle terapie farmacologiche, oltre all’attuazione di piani di prevenzione e di autoterapia, ove possibile e opportuno, garantendo nel contempo ai pazienti cronici l’accesso ai servizi sanitari.

La valutazione, da parte della Commissione, dei sistemi sanitari nazionali, ha mostrato che non tutti gli Stati membri hanno la stessa accessibilità ai sistemi sanitari. Ostacoli e limitazioni, quali i requisiti di autorizzazione eccessivamente onerosi o le limitazioni al rimborso, frenano l’accesso all’assistenza sanitaria per i cittadini, le cui esigenze mediche possono, talvolta, essere meglio soddisfatte in uno Stato membro diverso dal proprio. Inoltre, non tutti gli Stati membri sono in grado di fornire dati o informazioni sui pazienti che si recano all’estero, poiché la raccolta dei dati non è sempre comparabile da uno Stato membro all’altro.

Il programma dovrebbe sostenere pertanto la piena attuazione della direttiva 2011/24/UE, garantendo un elevato livello di protezione della salute pubblica, nel rispetto del principio della libera circolazione delle persone nel mercato unico. Dall’esperienza maturata con la crisi Covid-19 si evince la generale necessità di sostenere la trasformazione strutturale e le riforme sistemiche dei sistemi sanitari in tutta l’Unione, al fine di migliorarne l’efficacia, l’accessibilità e la resilienza. Nel contesto di tali trasformazioni e riforme, il programma intende promuovere, in sinergia con il programma Europa digitale, azioni volte ad anticipare la trasformazione digitale dei servizi sanitari e aumentarne l’interoperabilità; contribuire all’aumento della capacità dei sistemi sanitari di favorire la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, offrire nuovi modelli di assistenza e fornire servizi integrati: dall’assistenza sanitaria locale e di base, ai servizi altamente specializzati, basati sulle esigenze della popolazione.

Tra le finalità del Programma, vi è quella di garantire la presenza di un efficiente personale sanitario, pubblico e privato, in possesso delle giuste competenze, anche in campo digitale. L’evoluzione dei sistemi sanitari fa presagire lo sviluppo di uno spazio europeo dei dati sanitari e di una cartella clinica elettronica europea, che potrebbe fornire ai sistemi sanitari, ai ricercatori e alle autorità pubbliche i mezzi utili a migliorare la disponibilità e la qualità dell’assistenza sanitaria. I sistemi sanitari spesso forniscono servizi sanitari adattati per pazienti con molteplici patologie, il Programma dovrebbe quindi sostenere il passaggio, da un’assistenza sanitaria incentrata sulla malattia, a un’assistenza sanitaria incentrata sulla persona, per l’integrazione dei servizi sanitari e della continuità dell’assistenza.

Il mantenimento delle persone in buona salute, e attive il più a lungo, e un loro maggiore coinvolgimento, affinché svolgano un ruolo attivo nella gestione del proprio benessere, può dare un notevole contributo alla qualità della vita, alla produttività, alla competitività, riducendo, nel contempo, le pressioni sui bilanci nazionali. Il “Programma UE per la salute” è nato con una dotazione di circa 10 miliari di euro, per il periodo 2021/2027, ma durante il Consiglio europeo, che ha approvato il Piano di rinascita dell’Europa: Next Generation EU, è stato, provvisoriamente, ridotto a due miliardi di euro.

Il Parlamento europeo e la Commissione sono però convinti che la dotazione finanziaria verrà riportata, presto, al livello iniziale. Nel frattempo la BEI ha messo a disposizione nuovi finanziamenti, con tassi di interesse ridotti allo zero. Di questi finanziamenti ne ha approfittato subito l’Italia, che ha ottenuto il 30 luglio la prima tranche da un miliardo, dei due previsti per la sanità italiana. Questo prestito della BEI è destinato: a potenziare le terapie intensive; a migliorare le strutture del Pronto soccorso; e all’assunzione di 9.600 infermieri di famiglia. La durata del finanziamento è di 15 anni. Ancora una volta i valori della solidarietà europea si sono dimostrati indispensabili, a dispetto di chi pensa che la nostra nazione possa risolvere, da sola, i problemi che condizionano il nostro benessere e il nostro sviluppo.

Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è membro del CDA di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica.  Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

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