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L'UE e noi

Noi e l'ue

Verso una società più digitale e più verde

Nel gennaio 2020, la Direzione Generale “Reforme”. La missione di questo Organismo, alla cui direzione è stato promosso l’Italiano Mario Nava, è quella di fornire sostegno alla preparazione e all'attuazione di riforme amministrative e strutturali, che migliorino la crescita, mobilitando fondi e competenze tecniche dell'Unione europea

Per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19, i Capi di Stato e di governo, attraverso uno sforzo senza precedenti e con un approccio innovativo, in grado di promuovere la convergenza, la resilienza e la trasformazione nell’Ue, hanno chiesto alla Commissione di presentare un ampio pacchetto, in grado di associare il futuro quadro finanziario pluriennale (QFP) con uno specifico e sostanzioso Dispositivo per la ripresa, rivolto a preparare un futuro migliore alle nuove generazioni europee, da qui il titolo: “Next Generation EU”. Entrambi gli strumenti: il nuovo quadro finanziario e il Dispositivo per la ripresa, contribuiranno a trasformare la società e l’economia dell’Unione europea, anche in sintonia con le principali strategie già individuate, in particolare: il Green Deal europeo, la rivoluzione digitale, la resilienza e l’economia della funzionalità.

L’ammontare totale di 750 miliardi di euro di Next Generation EU – di cui Grants (sussidi) 390 miliardi; Loans (prestiti) 360 miliardi- rivolti soprattutto a programmi di riforme, è stato così suddiviso, dal Consiglio, per singolo programma:

– Dispositivo per la ripresa e la resilienza: 672,5 miliardi di euro (di cui 360 miliardi di euro in prestiti e 312,5 miliardi di euro in sussidi)
– REACT-EU: il meccanismo ponte tra l’attuale Politica di Coesione e i prossimi programmi 2021-27, con una dotazione di 47,5 miliardi
– Horizon Europe: il programma per la ricerca e l’innovazione cui vengono assegnati ulteriori 5 miliardi di euro, per raggiungere circa 100 miliardi.
– InvestEU: che unisce tutti gli strumenti finanziari UE: in continuità e in sostituzione con il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS);
– Connecting Europe; il Programma per la Competitività delle piccole e medie imprese (COSME);
– Il Programma per l’occupazione e per l’innovazione (EaSi). InvestEU sarà costituito da: il Fondo InvestEU, un Centro di consulenza per gli investitori UE, dal Portale InvestEU. Al Fondo, già dotato di 40,8 miliardi di euro, sono destinati ulteriori 5,6 miliardi di euro.
– Sviluppo rurale: i Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), nell’ambito della Politica agricola comune, cui vanno ulteriori 7,5 miliardi di euro
– Fondo per una transizione giusta (JTF): che sostiene l’uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono (soprattutto eliminazione centrali elettriche a carbone), con 10 miliardi di euro di dotazione.
– RescEU: il meccanismo rafforzato per la protezione civile dell’Unione, con risorse per 1,9 miliardi

Al fine di una ripresa sostenibile e duratura, è necessario elaborare una chiara e condivisa visione strategica, per attenuare l’impatto sociale ed economico della crisi, promuovendo la convergenza e la resilienza, in modo da contribuire ad una crescita che possa durare nel tempo.

Gli investimenti che saranno disponibili dovranno dare un forte impulso alla duplice transizione, verso una società più digitale e più verde, ricercando, al contempo, l’autonomia strategica dell’Unione, dalle pressanti forze politiche ed economiche esterne. Emerge sempre più la necessità che le industrie europee rafforzino il proprio spazio di informazione, che è fortemente dominato da Operatori americani (GAFAM: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), e cinesi (BATX: Baidu, Ali baba, Tencent, Xiaomi).

La realizzazione del mercato unico e la governance economica dell’euro hanno entrambe come fondamento una concreta politica rivolta alla convergenza. Dal momento in cui si è dato inizio alla realizzazione dell’euro, adottando un’unica moneta per una pluralità di stati, con sistemi economici diversi, è apparsa evidente la necessità di adottare una comune politica economica, basata su criteri condivisi, nei campi del debito, del deficit pubblico e dei tassi di inflazione. A parte le problematiche legate alla moneta unica, lo stesso processo di evoluzione, dal mercato interno, al mercato unico, non si può realizzare, se permangono notevoli differenze tra le economie dei singoli Paesi.

E l’obiettivo del mercato unico rappresenta la vera condizione, perché si attuino concretamente le quattro libertà di circolazione: delle persone, dei beni, dei servizi, dei capitali. Era già evidente allora, e si è manifestata in seguito, la differenza di valore dell’euro nei diversi Stati, nell’indice dello spread (differenziale) che lo caratterizza. Negli ultimi anni, ripetutamente, la Commissione ha richiamato i singoli stati, perché aumentino l’impegno a rispettare i vincoli previsti dalla politica di convergenza, attraverso un’attenta analisi della spesa pubblica e della spesa, talvolta eccessiva, della politica.

I sistemi fiscali di alcuni Stati europei, come ad esempio i Paesi Bassi, sono più favorevoli, attraverso una bassa tassazione, agli insediamenti imprenditoriali, anche di altri paesi, perché hanno minori spese generali e maggiore produttività nel lavoro, pur avendo sistemi sociali molto avanzati. I Deputati eletti dai 17 milioni di Cittadini olandesi sono 150 e, fra questi, vengono eletti i 75 senatori.

Nel marzo 2013 la Commissione europea ha pubblicato due comunicazioni dal titolo “Creazione di uno strumento di convergenza e di competitività” e “Coordinamento ex ante delle grandi riforme di politica economica previste”, sollecitando tutti gli stati a dare il loro contributo per realizzare completamente quanto contenuto nelle proposte. Nelle comunicazioni, la Commissione europea propone un meccanismo di incentivo agli Stati membri dell’area euro, perché siano incentivati ad attuare riforme che favoriscano la convergenza economica e la competitività.

Il meccanismo, introdotto nel quadro del coordinamento delle politiche economiche, nel cosiddetto semestre europeo, si basa su due componenti: un accordo contrattuale, con cui uno Stato membro si impegna ad attuare, secondo un calendario concordato, una serie di riforme, che rispondano alle raccomandazioni rivolte soprattutto alla procedura per gli squilibri macroeconomici; un secondo meccanismo, basato su un sostegno finanziario, che incentivi il paese ad adottare le riforme in tempi più rapidi di quanto potrebbe fare, in assenza di questo strumento. Il fondamento della proposta della Commissione risiede nel fatto che l’appartenenza ad una unione monetaria accresce la normale interdipendenza economica tra i paesi, cosicché ognuno di essi, anche i più ricchi, ha interesse a far sì che eventuali carenze strutturali, nelle economie degli altri, siano rimosse.

A miglior sostegno di questa fondamentale politica, tesa al coordinamento economico/sociale degli Stati membri, è stata creata, nel Gennaio 2020, la Direzione Generale “Reforme”. La missione di questo Organismo, alla cui direzione è stato promosso l’Italiano Mario Nava, è quella di fornire sostegno alla preparazione e all’attuazione di riforme amministrative e strutturali, che migliorino la crescita, mobilitando fondi e competenze tecniche dell’Unione europea.

Gli Stati membri possono presentare richieste di sostegno sia economico, sia di competenze, per realizzare le necessarie riforme strutturali, che sono necessarie per far convergere le economie, e per attuare i valori di equità sociale, contenuti nei Trattati europei. A maggior ragione, gli impegni assunti dal recente Consiglio europeo, attraverso la volontà di finanziare i programmi necessari, per dare un futuro alle nuove generazioni, ripropongono, in termini perentori, alle classi politiche e alle forze sociali (sindacati), che i Piani Nazionali per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) rispettino i criteri e i valori elaborati in questi ultimi anni, nei temi della convergenza e delle riforme degli apparati dello stato, per realizzare una società più digitale, più verde, più resiliente e più attenta a un’equa distribuzione della ricchezza.

I PNRR degli Stati membri potranno essere presentati, per la prima valutazione da parte della Commissione, dal 15 ottobre 2020, al 30 aprile 2021. Se presentati entro il 15 ottobre 2020, potranno usufruire di un anticipo del 10%. Essi dovranno contenere una serie di proposte, che rispondano alle sfide e alle priorità specifiche per paese, peraltro individuate precedentemente, nei documenti previsti nella procedura del semestre europeo.

In particolare, dovrà essere esplicitato il potenziale di crescita, di creazione di posti di lavoro e di resilienza sociale ed economica dello Stato, oltre ai benefici degli interventi, per attenuare l’impatto sociale ed economico della crisi. Va inoltre sottolineato il contributo che daranno gli interventi, per migliorare la coesione sociale e territoriale e per rafforzare la convergenza. I Piani dovranno evidenziare il contributo alle transizioni verde e digitale o le sfide che ne conseguono.

È evidente l’importanza della stima del costo totale delle riforme e degli investimenti (denominata anche “stima del costo totale del piano per la ripresa e la resilienza”), fondata su una motivazione adeguata e una spiegazione di come tale costo sia commisurato all’impatto atteso sull’economia e sull’occupazione. La valutazione della commissione si basa su una serie di parametri, che partono dalle Raccomandazioni specifiche per Paese, già indicate nei Programmi nazionali di riforme, espresse nei documenti del semestre europeo.

La Commissione considera poi il rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica dello Stato membro, e l’effettivo contributo alla transizione verde e digitale (condizione preliminare ai fini di una valutazione positiva), oltre alla coerenza con i Piani Nazionali per l’Energia e il Clima, redatti dagli Stati membri, in ossequio al Regolamento 1999 del 2018. Molta parte dell’opinione pubblica non ha avuto modo di conoscere il vasto e profondo lavoro che il Parlamento europeo e la Commissione stanno sviluppando, da anni, per portare le economie degli Stati membri verso una possibile convergenza, attraverso interventi legislativi, stimoli finanziari e esempi di buone pratiche, che hanno permesso a tutti gli Stati di migliorare il tenore di vita, i comportamenti sociali, il rispetto, sempre più avvertito, delle differenze di genere e di superare i condizionamenti delle culture provinciali.

Don Milani era solito affermare che i nostri problemi sono uguali a quelli degli altri, risolverli insieme è la politica, risolverli da soli è l’egoismo.

*Antonello Pezzini nasce in provincia di Novara nel 1941. Si laurea in filosofia e consegue due master, ha un trascorso da preside di liceo, da consigliere comunale della Dc a Bergamo, da presidenza della locale Associazione Artigiani a membro del CDA dell’Istituto Tagliacarne. Sviluppa uno spirito imprenditoriale nel settore dell’ abbigliamento e ha insegnato economia all’Università degli Studi di Bergamo. La passione per l’energia sostenibile è più recente, ma in breve ne diventa un esperto in campo europeo: oltre alla carica al Cese, è membro del CDA di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica e collabora con società di consulenza energetica.  Dal 1994 è membro del Comitato Economico e Sociale Europeo in rappresentanza di Confindustria.

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