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La panoramica

“Le neomamme non sono sole: in Bergamasca professionisti e consultori le accompagnano”

La dottoressa Laura Ferla, psicologa, illustra la rete di prossimità per le nuove mamme

“Le neomamme non sono sole: in Bergamasca possono contare su tanti professionisti, consultori e servizi che le accompagnano durante la gravidanza e dopo il parto, nel periodo dell’allattamento e nella crescita del proprio bambino”. Così la dottoressa Laura Ferla, psicologa del Centro per l’età evolutiva e mamma peer counsellor di Ats, illustra la rete di prossimità presente sul territorio attorno a chi diventa mamma.

La maternità è sicuramente una grande gioia, ma costituisce anche una fase molto delicata: gestire un bimbo non è facile e i disagi talvolta possono portare a casi – seppur estremi – che finiscono sulle pagine di cronaca nera, com’è successo a Pedrengo, dove Monia Bortolotti, mamma di 27 anni è stata arrestata con l’accusa di doppio infanticidio. Secondo gli inquirenti avrebbe ucciso, soffocandoli, i suoi due figli: una bimba di quattro mesi e un maschio di due, Alice e Mattia.

“La maternità – specifica l’esperta – ha un impatto molto forte sulla donna e porta a cambiamenti a livello ormonale e fisiologico. Dopo il parto è necessaria una fase di riassestamento perché si passa da nove mesi in cui la donna ha vissuto portando un bimbo in grembo, pensando di diventare mamma in prospettiva, a una nuova fase. Con la nascita del figlio si verifica un distacco enorme e ci si rende conto della realtà. A tutto questo si aggiunge una grossa influenza sociale: ci sono aspettative su come deve essere il bambino e su come si deve essere mamma. Queste considerazioni ci condizionano tantissimo. Invece ogni situazione è diversa: ognuna porta il suo mondo, che dipende da come è fatta la persona emotivamente, caratterialmente e dalla sua esperienza di vita”.

“A Bergamo e in provincia – spiega la dottoressa Ferla – è attivo un servizio di continuità tra ospedale e territorio che dà alle mamme la possibilità di usufruire dei consultori e di partecipare alle loro attività. Guardando ai numeri, circa la metà delle neomamme vengono prese in carico da queste strutture, mentre l’altra metà non ne usufruisce. È una buona adesione: la scelta è su base volontaria ed è importante ricordare che non bisogna avere timori a chiedere aiuto. Ci piacerebbe che recarsi in questi centri fosse una cosa normale e non avvenisse solamente quando ci si accorge di vivere situazioni problematiche. Sono un’opportunità per tutte e per tutti, a prescindere dalle difficoltà psicologiche e dalle differenze socio-culturali e di reddito. Per favorirne la partecipazione hanno un ruolo importante i famigliari e più in generale la società, quindi è importante informare e sensibilizzare sull’argomento, in modo che non venga meno il supporto in famiglia e nelle reti amicali. Se questo passaggio venisse considerato normale le donne si sentirebbero più autorizzate a domandare il supporto dei professionisti, invece alcune di loro ancora faticano a rivolgersi ai centri dedicati”.

“Nei consultori – prosegue la dottoressa Ferla – ci sono esperti con formazione diversa come ostetriche, educatori e psicologi che danno supporto in gravidanza ma anche nella fase post partum in base alle esigenze di ogni persona. Le donne non sono sole: ci sono reti che le accompagnano e servizi ad-hoc. Possono rivolgersi ai consultori di Ats e a strutture private accreditate con accesso gratuito. Accanto a loro vi sono le mamme peers (mamme alla pari, ndr), figure strategiche che consentono alle neomamme di scambiare esperienze con le altre mamme. Le mamme peer prendono parte agli incontri con le nuove mamme in consultorio e danno vita ai Mama Café, momenti di ritrovo e ascolto reciproco con cadenza periodica in cui si dà supporto alla pari”.

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