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Il ricordo

Tennis, addio al maestro Giorgio Röhrich: “Tra i più importanti sportivi della storia bergamasca”

Si è spento all'età di 81 anni. Le parole dell'amico, nonché presidente del Tennis Club Bergamo, Giorgio Berta: "Una gloria cittadina. Ha vinto moltissimo, fatto grande il nostro circolo e plasmato innumerevoli speranze di questo sport"

Bergamo. “Una gloria cittadina. Uno degli sportivi più importanti di tutta la storia bergamasca”. Con queste parole il presidente del Tennis Club Bergamo, Giorgio Berta, ricorda quello che prima di tutto è stato per lui un grande amico: Giorgio Röhrich, il maestro di tennis scomparso nella tarda serata di giovedì 8 settembre all’età di 81 anni.

Pieno di passione e talento, Röhrich è stato innanzitutto un grande giocatore: “Avendo raggiunto le prime dieci posizioni della prima categoria in Italia, ed essendo stato più volte campione mondiale in tutte le categorie over”, ricorda Berta. Poi un maestro esemplare, avendo plasmato intere generazioni di tennisti orobici. “Sotto di lui sono cresciute innumerevoli speranze del tennis italiano. Molti sono arrivati in seconda categoria, altri in prima – prosegue il presidente del Tennis Club, elencando diversi nomi -: Marcello Bassanelli, Fabio Malgaroli, Fabio Avogadri, Angelo Meroni, Manuel Marchesi, Stefano e Leonardo Mora, Rosanna Manzoni, Claudio GnecchiCristiano Röhrich, Flavio Mazzocchi e Fabio Savoldelli. Io stesso, e mi scuso con tutti gli altri che non menziono”.

Sotto la sua guida il Tennis Club Bergamo è cresciuto togliendosi molte soddisfazioni. “Nel 1983 ha vinto il titolo quale Tennis Club Italino con il maggior numero di successi a squadre. E sotto la sua conduzione la Serie C è stata campione Italiana”, aggiunge sempre Berta.

Una figura centrale nello sviluppo e nell’affermazione del circolo, grazie al suo contributo diventato tra i più importanti in Italia. “Tutti qui lo ricordano con grande rispetto, per la sincera passione e devozione che nutriva verso questo meraviglioso sport. Passione che ha trasmesso ai suoi allievi, molti di loro oggi riconosciuti maestri. A livello personale – conclude Berta – gli devo tutto. Nel 1979 mi volle al suo fianco come maestro al Tennis Club, un gesto senza il quale non sarei riuscito a frequentare l’università e fare tutto quello che è venuto dopo. Ecco, io lo voglio ricordare così: come un grande sportivo, un bravo padre e un bravo marito. Come una bella persona”.

 

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