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Tennis in lutto

Addio a Giorgio Röhrich, non un maestro: il Maestro

Il ricordo di Andrea Boreatti: "Un orgoglio per noi bergamaschi, per me anche solo il poter dire che ero suo amico e giocavo nel suo circolo"

Non un maestro, il Maestro.
Mi accodo alle parole del mio e nostro Presidente Giorgio Berta, che ha ricordato splendidamente chi è stato Giorgio Rohrich per il tennis bergamasco.

Faccio parte, anagraficamente, dell’epoca di molti dei tennisti che Giorgio ha allevato e fatto diventare degli ottimi giocatori, ma per me non è stato così. All’epoca, pur grandissimo appassionato di tennis, lo giocavo per diletto, essendomi dedicato alla pallavolo agonistica.

E mi ero affidato alle “cure” del suo scudiero Giorgio Berta, che ha certamente dei meriti se oggi so tenere in mano la racchetta. Seguivo però con interesse le imprese del Maestro, soprattutto quando, diventato over, vinceva praticamente tutto, anche a livello mondiale.

Un orgoglio per noi bergamaschi, per me anche solo il poter dire che ero suo amico e giocavo nel suo circolo. Un suo saluto quando entravo al Tc Bergamo era sempre graditissimo.

Ho sempre avuto, oltre che ammirazione, una grande simpatia per lui, anche quando, a ragione e prendendomi in giro, mi diceva: Andrea, ta set mia bu’.

Ricordo una volta, in un’occasione tennistica tra amici, si era messo a sfidare uno per uno, ma con una particolarità: dalla sua parte del campo lui stava seduto su una sedia e doveva alzarsi ogni volta per colpire la palla. Inutile dire chi vinse quella prova.

Ora era diverso tempo che non lo vedevo più ma mi arrivavano sempre i suoi saluti da mia figlia. Entrava in farmacia e, prima di uscire, le diceva “salutami tanto il papà”.

Sei stato un grandissimo Giorgio, grazie per la tua amicizia. Sfida chi vuoi in Paradiso, tanto so che vincerai sempre ancora tu.

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