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L'indagine della cgia di mestre

Lavoro, a Bergamo crescono occupazione e percentuale di posti fissi

Arrivano buone notizie sul fronte mondo del lavoro: momento positivo per il mercato occupazionale un po' su tutto il territorio italiano

Bergamo. A Bergamo cresce l’occupazione, e di riflesso aumenta anche la percentuale di posti fissi: a patto, però, di poter vantare un’alta specializzazione sul curriculum. Arrivano buone notizie sul fronte mondo del lavoro dall’ultima indagine della CGIA di Mestre, che indica come sia un momento positivo per il mercato occupazionale un po’ su tutto il territorio italiano: nel 2023, infatti, la platea dei lavoratori nella nostra nazione ha toccato i 23,6 milioni di unità, 471 mila in più rispetto al periodo pre-Covid.

Le previsioni, inoltre, dicono come lo stock complessivo degli occupati sia destinato a crescere ulteriormente, sfiorando i 24 milioni di addetti entro il 2025. Anche la fotografia dell’occupazione a Bergamo può far sorridere: in base alla ricerca, infatti, i lavoratori impiegati in provincia sono passati dai 479 mila del 2019 ai 488 del 2022, fino ai 491 dello scorso anno, per un incremento del +0,5% rispetto al 2022 e del +2,5% negli ultimi cinque anni.

Questi dati posizionano la provincia orobica al 50° posto di una classifica tricolore che vede sul gradino più alto del podio Lecce, dove l’incremento occupazionale nell’ultimo lustro è salito di un ottimo +16,5%, mentre la maglia nera va alla provincia di Fermo, che ha fatto registrare un -7,9%.

La percentuale di crescita a Bergamo va letta ancora più positivamente se confrontata con la situazione in Lombardia, dove fanno meglio solo Monza-Brianza (+4,6%) e Lodi (+2,8); più in difficoltà, invece, la vicina Brescia, dove il trend è in crescita di un +1,2% negli ultimi mesi ma dove non si è ancora tornati ai livelli pre-Covid (-0,7% nel confronto tra 2019 e 2023).

Nonostante l’indagine non indichi dati su base provinciale, è di certo rassicurante anche per il territorio la percentuale dell’84% di coloro che in Italia hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato (15,57 milioni su 18,54 milioni complessivi) sul totale dei lavoratori dipendenti.

Se confrontiamo il numero di lavoratori dipendenti del 2023 con il posto fisso sempre con lo stesso dato del periodo pre-pandemico, l’aumento è stato di 742 mila unità (+5%). Ad aumentare nell’ultimo anno (+5,8%) anche il numero dei lavoratori altamente specializzati/qualificati, categoria che rappresenta ben il 96,5% dei nuovi posti di lavoro creati nel 2023.

Nonostante i numeri siano confortanti, in Italia permangono comunque ancora delle criticità. La principale resta il basso tasso di occupazione: tra i 20 Paesi dell’Area dell’Euro, il nostro Paese è fanalino di coda con un “misero” 61,5%, contro una media dell’Eurozona del 70,1%.

Non va nemmeno trascurato il trend negativo registrato dai lavoratori autonomi che, rispetto al 2019, sono scesi di 223 mila unità (-4,2%), nonostante un leggero segnale di ripresa nell’ultimo anno (+62 mila unità per un +1,3%). Senza contare il fatto che, purtroppo, contiamo su livelli retributivi mediamente più bassi degli altri paesi dell’UE, a causa di una produttività del lavoro molto bassa.

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