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Il governo

Conte: “Chiusura fino al 3 maggio: se ci saranno le condizioni riapriremo prima”

Il premier ha parlato venerdì sera: un nuovo decreto, riaprono alcune attività.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, anticipato da un messaggio su Facebook che annunciava: “Io ho una sola parola: la mia posizione e quella del Governo sul Mes non è mai cambiata e mai cambierà”, ha tenuto nella serata di venerdì 10 aprile una conferenza stampa.

“Mi assumo tutte le responsabilità politiche della chiusura fino al 3 maggio – ha iniziato Conte -. Abbiamo ragionato con le Regioni, le Province, i Comuni, i sindacati, il mondo produttivo, con le associazioni di categoria.

Il comitato tecnico scientifico ci ha dato una conferma: segnali della curva epidemiologica sono incoraggianti. Le misure stanno dando dei frutti, stanno funzionando. L’Italia si sta dimostrando un esempio anche per altri Paesi, ci dice l’Oms. Proprio per questo non possiamo vanificare gli sforzi sin qui compiuti. Se cediamo adesso rischieremmo che tutti i risultati positivi conseguiti fin qui potremmo perderli, sarebbe grande frustrazione. Dovremmo ripartire da capo. Dobbiamo quindi continuare a mantenere alta la soglia dell’attenzione. Lo dobbiamo fare anche adesso, prossimi alla Pasqua, per i ponti del 25 aprile, per il 1 maggio. Siamo tutti impazienti di ripartire, l’auspicio è che dopo il 3 maggio lo si possa fare con gradualità e cautela. Ma ripartire. Dipenderà dal nostro comportamento, dobbiamo compiere questo ulteriore sforzo, continuare a rispettare le regole anche in questi giorni di festa, continuiamo a mantenere distanze sociali.

La proroga vale anche per le attività produttive: la tutela della salute continua a essere al primo posto, nello stesso tempo ponderiamo anche tutti gli interessi in campo. Ci sta molto a cuore anche la tenuta del nostro tessuto produttivo. La nostra determinazione è allentare il prima possibile le misure per tutte le attività produttive per far ripartire il motore del Paese a pieno regime ma in condizioni di sicurezza. Non siamo ancora in quella condizioni e dobbiamo attendere: vi posso promettere che se anche prima del tre maggio si verificassero le condizioni cercheremo ovviamente di provvedere di conseguenza.

C’è qualche piccola variazione per le attività produttive: dal 14 aprile riapriranno cartolibrerie, librerie, negozi per neonati. Apriamo anche qualche altra attività produttiva: silvicultura e attività forestali.

Lavoro per la fase due è già partito: non possiamo aspettare che virus scompaia del tutto. Siamo già al lavoro, attraverso programma articolato. Superata la fase acuta, dovendo convivere col virus, stiamo lavorando a programma che poggia su due pilastri: gruppo di esperti e protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro. I tecnici lavoreranno col comitato tecnico-scientifico, con possibilità di ripensare logiche del lavoro. Dobbiamo inventarci e proporre nuovi modelli organizzativi più innovativi, ma tengano conto della qualità della vita. Il gruppo degli esperti presieduto da Vittorio Colao.

A metà marzo con le parti sociali abbiamo già siglato il protocollo per sicurezza dei luoghi di lavoro: lo stiamo integrando e rafforzando, consentirà ripresa delle attività produttive. La raccomandazione per i responsabili della aziende è quello di approfittare di questo stop per sanificare, attrezzandosi e predisponendosi per una corretta applicazione di tutte le rigorose misure negli ambienti di lavoro. Lo aggiorneremo e diffonderemo. Dipenderà da tutti, dai datori di lavoro e dai comportamenti dei lavoratori. Ricordatevi, il nostro obiettivo è contenere il contagio: non possiamo permetterci altrimenti.

Dobbiamo anche ripensare alcune logiche dei trasporti, della logistica. Dobbiamo capire come incentivare spostamenti di chi abita nei pressi dei luoghi di lavoro”.

Poi il capitolo Europa: “Sta affrontando situazione mai vista in tempi di pace. 1500 miliardi di euro per fronteggiare questa emergenza, questa è la stima degli esperti. Le proposte che sono state messe sul tavolo all’Eurogruppo sono un primo passo per una risposta europea: l’Italia lo giudica ancora insufficiente. Dobbiamo lavorare ancora, per costruire qualcosa di più ambizioso. Principale battaglia è quella di un fondo da finanziare con una vera e propria condivisione dello sforzo, ad esempio con gli Eurobond. Deve essere fondo disponibile subito: potremo anche arrivare a questa risposta, ma se arriveremo tardi sarà insufficiente col risultato che deprimeremo ancora di più il tessuto economico. L’Eurobond è strumento più adeguato per questa emergenza.

Sul Mes in Italia si è levato dibattito legittimo e vivace: ritengo un segno di sana democrazia che un intero Paese ne discuta. Importante che questo dibattito si sviluppi con chiarezza e senza falsità. Devo fare precisazioni: il Mes esiste dal 2012, non è stato attivato la scorsa notte come falsamente dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Lo stanno ripetendo da ore e non è così. Questo governo non lavora col favore delle tenebre, lavora con chiarezza a tutti gli italiani. L’Eurogruppo non ha firmato nulla. Su richiesta di alcuni Stati membri, non dell’Italia, l’Eurogruppo ha lavorato a questa proposta che non è ancora stata completata: linea di credito collegata al Mes totalmente nuova rispetto alle linee di credito esistenti e diversamente regolate. Terza cosa: l’lItalia non ha firmato alcuna attivazione del Mes, non ha bisogno del Mes. Perchè non ha bisogno? Perchè lo ritiene strumento inadeguato e inadatto rispetto a questa emergenza. Sin dall’inizio ho chiarito a tutti i leader: non ne abbiamo bisogno e non è adeguato.

Lotteremo con forza per avere gli Eurobond: la risposta comune o è ambiziosa o non lo è. Con una crisi come quella del 2008 avremmo potuto discutere sugli strumenti esistenti, oggi no. Io non firmerò finchè non avrò ventaglio di strumenti adeguato a questa sfida che stiamo vivendo. Non riguarda solo noi italiani, riguarda l’Europa e tutti i suoi Stati membri. La nostra tenacia, la forza della ragione, convincerà tutti che questo è l’unico percorso che può consentire all’Europa di rialzarsi e competere”.

 

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