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L'intervista

Coronavirus, Massiah (Ubi): “Liquidità alle aziende e una pianificazione: così usciremo dalla crisi”

Massiah: "La parola fiducia è essenziale. Una squadra di calcio, un’azienda, una comunità vincono quando tutti i componenti hanno fiducia l’uno dell’altro. E solo questo tipo di squadra vince".

Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi Banca, in un’intervista a Skytg24 ha affrontato i temi del programma di Ubi Banca, il “Rilancio Italia”, da 10 miliardi di euro a sostegno di imprese e famiglie e il ruolo del sistema bancario italiano per fronteggiare la crisi economica.

Dopo l’emergenza sanitaria, anzi insieme all’emergenza sanitaria, dobbiamo affrontare quella economica. Ci sono tante previsioni di quella che sarà una contrazione evidente e, secondo alcuni, più o meno drammatica del PIL italiano. Oggi leggiamo “peggio solamente tra il ’43 e il ’45 e insomma nel secondo Dopoguerra. Ciò detto, non c’è solo questo come conseguenza; lei come vede il “dopo-Coronavirus”?

“Abbiamo una prima fase in cui dobbiamo assolutamente garantire la liquidità alle aziende, mantenere tutto quello che in questo momento è prezioso nella sua totale validità. E questo implica una liquidità in continuità: le moratorie che sono state previste dal Governo, tutte le iniezioni che stiamo dando noi come istituti bancari, nel nostro caso addirittura 10 miliardi perché noi siamo sulle zone più colpite, Brescia e Bergamo, sono fondamentali per mantenere in vita queste aziende e i privati. Poi c’è una seconda fase, quella di cui stavate parlando: il ritorno alla normalità. Questo ritorno alla normalità non può avvenire senza una pianificazione adeguata. Noi possiamo contribuire, come sistema bancario, a dare sufficiente ossigeno di medio-lungo termine; abbiamo bisogno, per poterlo fare, di dare grande energia attraverso le garanzie che il Governo sta pensando di dare a questi finanziamenti. Quindi abbiamo energie importanti, dati dalle garanzie, distribuite e portate a terra nel sistema dalle banche e, allo stesso tempo, la necessità di pianificare insieme a tutte le parti sociali il modo in cui si riparte”.

Dal suo punto di vista qual è la prospettiva di quello che sta accadendo sopra le nostre teste e non solo a livello statale quanto a livello europeo: lei è fiducioso rispetto al fatto che si trovi un accordo europeo, che quindi il sostegno a questa crisi che è una crisi evidentemente non di un Paese ma di un sistema intero e di tutto il mondo, in cui l’Europa sarà purtroppo drammaticamente colpita?

“Noi abbiamo bisogno di un’Europa che comprende perfettamente che questo è un momento storico, un momento in cui si dimostra a tutti i nostri abitanti, a tutti i partecipanti, a tutti gli europei, che esiste un valore aggiunto dell’Europa. Per far questo dobbiamo avere un insieme di azioni: da un lato l’Europa deve comprendere che, in tutte le sue componenti, che la solidarietà in questo momento vuol dire creare una situazione di benevolenza, di interpretazione dell’Europa come un’Europa amica, come un qualcosa che prezioso; dall’altro lato noi, ognuno nel proprio Paese e nel caso specifico noi italiani, dobbiamo creare le condizioni per poter essere aiutati. E qui dobbiamo fare una riflessione, dove abbiamo un’occasione storica. Sono 30 anni che non cresciamo; perché non cresciamo? Perché evidentemente solo il ridurre i costi della parte della spesa non paga, se non si creano le condizioni per poter crescere. Quali sono le cose, su cui siamo tutti d’accordo, che ci stanno vincolando? In primis un eccesso di regole; nei fatti abbiamo creato una società basata sulla sfiducia, non sulla fiducia. Noi dobbiamo liberare energie ripensando le regole, magari meno regole che tutti comprendiamo e poi evidentemente maggiore severità su chi non rispetta le regole. Secondo aspetto, dare la possibilità a tutti di poter operare in una maniera, come dire, considerata fair, considerata equa, e uno dei modi per considerare eque le regole del gioco è probabilmente di riuscire a rivedere il sistema fiscale per poter pagare tutti un po’ di meno, piuttosto che pochi per tutti. Sono situazioni di cui parliamo da 30 anni ma che, in questo momento, ci rendiamo conto quanto sono importanti, quanto possono segnare un’epoca. Noi dobbiamo dare all’Europa l’idea che stiamo facendo, al nostro interno, quanto serve per ripartire con la crescita; l’Europa deve dire a noi che ci può essere utile, che è essenziale, che i tulipani si devono vendere in tutte le parti dell’Europa, che le bellissime auto si devono vendere in tutte le parti dell’Europa, che i prodotti Made in Italy si devono vendere in tutte le parti dell’Europa e che noi se siamo tutti insieme, siamo l’area più importante del mondo se riusciamo a funzionare bene insieme.

Un’ultimissima riflessione, ha usato poc’anzi il termine “fiducia”. Sappiamo quanto è molto poco teorico questo concetto e molto importante nella economia e nella finanza. Allora le chiedo, in un’ultima battuta, se secondo lei questa può essere un’opportunità per ritrovarla quella fiducia e anche per gli istituti bancari visto che, diciamo spesso, è proprio alla base del rapporto perché le imprese vengano premiate con dei sostegni finanziari. Ecco, se questa è un’opportunità perché tutto quel processo si possa rigenerare.

“Assolutamente sì, dobbiamo anche noi banche recuperare fino in fondo la fiducia. Cosa è avvenuto? Nella crisi precedente è stata attribuita alle banche, mi faccia dire più estere che italiane, una situazione di causa della crisi precedente. In questo momento le banche possono essere parte della soluzione. Perché sono parte della soluzione? Perché come abbiamo detto, tutti quei fondi che si vogliono mettere all’utilizzo per la ripresa, potranno e dovranno essere distribuiti dal sistema bancario. Noi dovremo essere velocissimi ed estremamente concreti nel portare fondi al sistema economico – noi nel nostro piccolo abbiamo appena annunciato 10 miliardi ai nostri territori – e, sostanzialmente, essere veloce nel concedere. Lo Stato ci deve aiutare a essere veloci con delle procedure, a sua volta estremamente veloci, con garanzie che sono dell’80, del 90 o del 100% e che saranno messe a disposizione immediatamente in tutta l’economia per rilanciarci. Ma la parola fiducia, come lei ha sottolineato, è essenziale. Una squadra di calcio, un’azienda, una comunità vincono quando tutti i componenti hanno fiducia l’uno dell’altro. E solo questo tipo di squadra vince”.

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