Allo scoppio della Grande Guerra, tutti gli eserciti, tanto dell’Intesa quanto degli Imperi centrali, possedevano armi moderne ed efficaci. Si trattava di arsenali diversi quantitativamente, ma che si trovavano, più o meno, sullo stesso livello tecnologico.
Solo la Russia zarista, in realtà, denunciava un pericoloso deficit negli armamenti, ma questo dipendeva, oltre che dall’arretratezza del Paese, dall’enorme numero di uomini a disposizione, che fece sottovalutare il problema qualitativo.
Queste armi consistevano, innanzi tutto, in moderni parchi d’artiglieria: cannoni a tiro rapido, dotati di affusto a deformazione; obici e mortai superpesanti d’assedio, di calibro superiore ai 305 mm; lanciamine di ogni genere. Un’altra arma che, ormai, aveva raggiunto alti standard di affidabilità e di velocità di tiro era la mitragliatrice: Schwarzlose, Maxim, Vickers, erano capaci di altissime cadenze e sopportavano un utilizzo intensivo senza problemi. Anche il semplice fucile era diventato uno strumento molto efficiente e poteva sparare a ripetizione, con notevole precisione, cinque o sei colpi, con un tiro utile di parecchie centinaia di metri.
Tutti i principali stati europei, inoltre schieravano una forza aerea, erano in grado di fortificarsi velocemente, dominavano l’uso di reticolati e trincee come elemento statico e di manovra. Quello che mancava, in definitiva, era il “know-how”: una generazione di comandanti che avesse elaborato strumenti tattici adeguati alla potenza delle nuove armi.
Vi fu, insomma, un drammatico gap tra gli strumenti e chi avrebbe dovuto usarli: scienza ed industria si trovavano avanti rispetto alla teoria militare. Si avanzava in ordine chiuso, come al tempo dei fucili a canna liscia e dei cannoni ad avancarica, contro il tiro delle armi automatiche: il che equivalse ad un suicidio. Nelle prime battaglie del 1914, nessuno dei belligeranti sfuggì a questa regola ferrea: tutti, chi più chi meno, furono presi in contropiede. Eppure, i segnali che avrebbero dovuto indirizzare gli strateghi verso una diversa visione del campo di battaglia c’erano già tutti e risalivano molto indietro negli anni.
Nelle guerre che precedettero la prima guerra mondiale, si manifestarono segnali evidentissimi di come avrebbe potuto essere un moderno conflitto di vaste proporzioni: nonostante ciò, soltanto pochi militari (illuminati ed inascoltati) previdero gli effetti delle nuove armi in uno scontro campale.
Il prossimo capitolo cercherà di illustrare proprio i principali tra questi esempi.
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