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Mascherine all’aperto, no al coprifuoco: pronto il nuovo decreto anticontagio

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha riferito martedì mattina alla Camera sul nuovo Dpcm che in serata sarà al vaglio del consiglio dei ministri e mercoledì sarà poi firmato dal Premier Conte.

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha riferito martedì mattina alla Camera sul nuovo Dpcm che in serata sarà al vaglio del consiglio dei ministri e mercoledì sarà poi firmato dal Premier Conte.

Pur ammettendo che il nostro Paese sta vivendo una situazione migliore rispetto a quella di altre Nazioni europee, Speranza ha anche sottolineato come la crescita dei contagi sia diffusa in ogni regione e imponga dunque un alto livello di attenzione. Che si dovrà tradurre, ha aggiunto Speranza, anche in un maggior coordinamento tra Stato e Regioni.

A presidio verrà riattivata la task force della protezione civile, che tornerà a riunirsi a cadenza periodica.

Il nuovo decreto conferma sostanzialmente le misure anticontagio finora previste, aggiungendo però l’obbligo della mascherina all’aperto e la proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio. Non è prevista, per ora, nessun “coprifuoco” per i locali.

Nel confermare le disposizioni su distanziamento sociale, frequente disinfezione delle mani e divieto di assembramenti, il nuovo dpcm re-introduce l’obbligo della mascherina anche all’aperto, con l’ipotesi di una maxi-multa per chi non lo rispetta.

Al momento non è prevista alcuna stretta sui locali: rimane aperta la possibilità di chiusure selettive per settore, che riguarderebbero anche bar e ristoranti, e di provvedimenti sul distanziamento sociale nel caso in cui i contagi dovessero aumentare in modo esponenziale.

Nel rapporto con le Regioni, il Governo ha deciso di vietare loro la possibilità di emanare provvedimenti meno restrittivi rispetto a quelli vigenti su tutto il territorio nazionale, spingendole invece ad attuare più controlli.

Rimane il tema della capienza degli impianti sportivi, teatri e locali di eventi: la possibilità emersa è quella di ragionare non più sul numero assoluto (massimo 1.000 spettatori per quelli all’aperto, 700 al chiuso) ma per percentuale della capacità (si ipotizza il 10%). Rimane fissa all’80% la quota massima per i trasporti.

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