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Le parole

Gasperini guarda già avanti: “La finale un traguardo storico, ma non l’abbiamo ancora vinta”

Il tecnico in conferenza stampa: "Speriamo di essere di auspicio agli altri club non di prima fascia: si può fare il calcio anche senza i milioni"

Bergamo. “Le partite che giochiamo sono tante, non è facile sempre tenere il ritmo alto, a volte ne vengono bene, a volte meno bene. Stasera ci è venuta bene: c’era una città intorno a noi, una fibrillazione speciale, quando ci sono queste emozioni e queste energie i giocatori le percepiscono. Lo sentono. Era una partita decisiva e speciale, i giocatori l’hanno interpretata anche come energie nel modo migliore”.

Gian Piero Gasperini non può che essere soddisfatto di quello che la sua Atalanta è riuscita a produrre nella semifinale di ritorno contro il Marsiglia, vinta 3-0, che porta la Dea per la prima volta in una finale europea: il 22 maggio a Dublino sfiderà il Bayer Leverkusen in finale di Europa League.

“Al fischio finale ho pensato che ‘ce ne andiamo a Dublino…’”, sorride, “ho chiesto il risultato dell’altra partita: fosse stato tra noi e Roma ci sarebbe stato un posto in più in Champions. Un po’ ci avevo pensato, anche alla finale, anche se prima abbiamo tante partite”.

Atalanta-Marsiglia 3-0, la conferenza di Gasperini

Il prestigio di arrivare a Dublino: “Un grande traguardo per una provincia come la nostra che non ha grandi numeri: speriamo sia d’auspicio per i club non di prima fascia. Anche senza avere il bisogno di numeri, che sembrano quelli più importanti, si possono fare grandi cose. L’esempio dell’Atalanta in un mondo in cui si parla di audience e superleghe è simbolo di meritocrazia”.

Il Leverkusen come avversario in finale: “Quando incontri grandi squadre forse c’è un prestigio migliore, perché sono la storia del calcio. Il Leverkusen lo abbiamo sfidato due anni fa. Non c’era Xabi, però era già un’ottima squadra. Sono due club che forse non hanno alle spalle numeri fantastici, quelle che piacciono alle televisioni per l’alto gradimento, ma hanno vinto un campionato straordinario. Se vogliamo è una novità: lascia sperare tante squadre. E farà pensare che il calcio si può fare senza avere i milioni. Il calcio è anche per i nostri 14mila”.

La vicinanza del pubblico: ”Sono passati quattro anni dal momento del Covid, da quando siamo andati a Lisbona a giocarci i quarti. Oltre le partite, la bellezza dello spettacolo della folla resta unico, anche più del campo. Vedere lo stadio così pieno dopo tanti anni è bello. E spero che questo stadio si concluderà: vedere partite di questo livello con tutto l’impianto nuovo sarà il prossimo grande traguardo dell’Atalanta”.

La scelta di giocare con un attaccante in più: “Il dna offensivo ci appartiene, potevamo essere anche più concreti, abbiamo creato tanto, la partita era aperta fino al 2-0, bastava poco per cambiarla”.

Il gol di Ruggeri: “Straordinario, l’aveva già fatto a Lisbona: non posso dire che di destro è stata provata in allenamento… Centrare l’incrocio in quella condizione è stato straordinario. Lì ha avuto il coraggio di calciare. Gli dico sempre di calciare quando è dentro l’area, di provare col piede non migliore. Sono felicissimo per lui, è un ragazzo straordinario, cresciuto nell’Atalanta. Un premio per lui e per tutta la squadra”.

L’obiettivo più prestigioso: “È giusto festeggiare come abbiamo fatto stasera perché è un traguardo storico per noi, ma non l’abbiamo ancora vinta, è lì che si festeggerà davvero, se succederà. Ma non è finita. Ci sono altre partite, poi ci sarà Dublino. Ci toglierà più pensieri, in questo momento più della Coppa Italia. È un altro prestigio: dà la Champions, e vincere a livello internazionale è diverso che farlo in Italia”.

Il percorso europeo iniziato cinque anni fa: “A Zagabria (sconfitta 4-0, ndr) io e Gritti ci guardavamo pensando di essere in un’altra dimensione. Non riuscivamo a tenere né passo né velocità. In questi anni ci sono stati momenti negativi, pensavo se fosse il caso di giocare un po’ meno spinto, in tanti mi davano del presuntuoso. Invece siamo stati molto testardi. E siamo riusciti a vincere le partite”.

L’innesto di un top player: “Non li ho mai chiesti, dovrei cominciare? (ride, ndr) Negli anni abbiamo cambiato tanto. Questa squadra ha qualità importanti, caratteristiche diverse rispetto al passato”.

“Inspiegabile come si possa passare da una settimana all’altra uscire sconfitti così, in tutti gli aspetti, aggressività, nei duelli” è il rammaricato commento di Gasset, allenatore del Marsiglia. “È l’immagine della stagione del Marsiglia. Non avevamo troppa fiducia, ma un po’ di speranza sì. Siamo ricaduti negli stessi errori. Non ci ha messo in difficoltà lo schema offensivo, quando si viene battuti in questo modo non c’entra giocare 3-4-3 o 3-5-2, è questione di voglia, di aggressività”.

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