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Il processo

Ucciso a 38 anni da una bobina, la difesa della ditta: “Fatalità, per la sicurezza fatto di tutto”

I legali chiedono l'assoluzione per l'amministratore delegato della Diesse Rubber Hoses spa di Filago, dove il 5 novembre 2018 l'elettricista Matteo Regazzi subì un infortunio che lo portò alla morte nel giro di un paio di settimane

Bergamo. “I fatti sono diversi da come sono stati rappresentati finora. I presidi per la sicurezza in azienda erano presenti in misura quasi eccessiva”. Lo sostiene l’avvocato Filippo Schiaffino, difensore di Giuseppe De Stasio, amministratore delegato della Diesse Rubber Hoses spa di Filago, azienda dove il 5 novembre 2018 l’elettricista Matteo Regazzi subì un infortunio che lo portò alla morte nel giro di un paio di settimane. Aveva solo 38 anni.

Il pm Giancarlo Mancusi ha chiesto per l’imputato tre anni e mezzo; due anni per Cesare Previtali, datore di lavoro di Regazzi e titolare della Elettrobonatese di Bonate Sopra; 1 anno e 4 mesi per Lucian Sturzu, l’operaio che guidava il muletto e che, secondo l’accusa, avrebbe sbagliato manovra facendo cadere una bobina di 275 chili addosso alla vittima. Per tutti loro le rispettive difese hanno chiesto l’assoluzione.

L’accusa mossa verso De Stasio è quella di non avere predisposto sufficienti misure di sicurezza. Secondo il suo avvocato, però, l’imputato aveva nominato un referente (S.Z., non a processo) che proprio pochi giorni prima aveva effettuato un sopralluogo in ditta insiema a Regazzi, per osservare l’area dove si sarebbero svolti i lavori di smantellamento dei cavi elettrici. “Area evidentemente ritenuta idonea”, ha sottolineato il legale.

Quel giorno, secondo la ricostruzione dell’accusa, il mulettista procedeva ad una velocità superiore rispetto a quella prevista dalla manovra che si apprestava a fare, “quando per le indicazioni aziendali  non bisognava superare i 6 chilometri orari”, osserva Schiaffino. Sturzu fece una curva stretta, poi frenò di colpo e la bobina cadde dal muletto schiacciando Regazzi, intento a riavvolgere dei cavi. Era accucciato a terra, di spalle, quando la pesante bobina gli è finita addosso. “È stata una terribile fatalita – dice l’avvocato -. Se fosse stato in piedi, e non chinato, il conducente del carrello l’avrebbe visto. Dov’è il nesso causale tra la morte del ragazzo e l’operato del mio assistito?”.

Nella sua requisitoria, il pm sosteneva che la Diesse Rubber non aveva realizzato una segnaletica a terra adeguata al tipo di movimentazioni che avvenivano in azienda. Non solo, i muletti utilizzati non sarebbero nemmeno stati idonei al trasporto di bobine di quel tipo. “L’azienda ha speso in sicurezza 290 mila euro su un utile di tre milioni – ha aggiunto l’avvocato Francesca Mondini, difensore della Diesse -. Il 10% è una cifra più che congrua, a riprova di come nelle politiche aziendali la sicurezza fosse prioritaria”.

I genitori di Matteo Regazzi sono già stati risarciti civilmente. Per la sentenza bisogna attendere il 20 settembre.

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