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Trekking e rifugi

Un’aquila sulle Orobie: il Rifugio Nani Tagliaferri e la natura selvaggia della valle del Vo’

Con i suoi 2328 metri sul livello del mare, la struttura è la più alta delle Orobie Bergamasche

Schilpario. L’aquila è probabilmente l’animale che rappresenta al meglio il Rifugio Nani Tagliaferri. Con i suoi 2328 metri sul livello del mare, la struttura è la più alta delle Orobie Bergamasche guadagnandosi letteralmente il titolo di “regina” delle nostre montagne.

Situata nei pressi del Passo di Venano, è una delle località più impegnative da raggiungere per gli appassionati di trekking, ma al tempo stesso più affascinanti complice la natura selvaggia che la circonda e che caratterizza l’intera valle del Vo’. Costruito nell’estate 1985 sotto la spinta degli abitanti della Val di Scalve con l’aiuto della Comunità Montana omonima e del CAI di Bergamo, l’edificio venne inaugurato il 22 settembre successivo e intitolato a Nani Tagliaferri, presidente della sottosezione del Club Alpino Italiano della zona e deceduto nel 1981 durante la scalata della Pukajirka Central, nelle Ande Peruviane.

Dopo un solo anno il fabbricato subì una grave devastazione a causa di un incendio che distrusse le travi del tetto e le parti in legno, lasciando soltanto le mura in pietra e costringendo i rifugisti a mettersi all’opera velocemente complice l’imminente arrivo dell’inverno.

 

Rifugio Tagliaferri

 

La ricostruzione si concluse così nel giro di un mese ridando vita al rifugio che, grazie all’opera dei volontari, riuscì addirittura ad ampliarsi con una nuova cucina a cui seguirono negli anni successivi l’implementazione di dormitori, docce e persino di un impianto eolico che fornisce energia elettrica ventiquattr’ore su ventiquattro. Tappa per il sentiero naturalistico “Antonio Curò” oltre che del sentiero delle Orobie Occidentali e della Gran Via delle Orobie, il fabbricato è sovrastato da una grande aquila in metallo e una campana posta a memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale così come un obice risalente alla stessa epoca.

Per giungere nei pressi dell’amena località è necessario partire dalla frazione Ronco di Schilpario (1080 metri) e seguire il sentiero CAI numero 413 che nella parte si dipana attraverso il bosco lungo una vecchia mulattiera realizzata durante il Primo Conflitto Mondiale. Utilizzata per raggiungere la Linea Cadorna che collegava con una serie di trincee e strutture fortificate il Piemonte all’area dello Stelvio, la strada venne utilizzata anche dai cosiddetti “spalloni” che lasciavano la provincia di Bergamo per trasferirsi verso la vicina Valtellina.

Questo processo diede così vita alla “Via dei Contrabbandieri” per via di questi personaggi che, all’interno delle loro gerle, sale, caffè, sementi, armi e munizioni da caccia, così come gli arnesi da lavoro “battuti” nei magli di Schilpario e quant’altro potesse esser d’interesse sia in provincia di Sondrio che nella vicina Svizzera. Lo stesso tracciato venne usato durante il periodo del dominio fascista quando centinaia di ebrei attraversarono le nostre montagne per poter raggiungere il Passo dell’Aprica dove, grazie all’ausilio della famiglia Negri e dei valligiani, avrebbero potuto risalire sino al territorio elvetico e trovare definitivamente la loro salvezza.

Il percorso segue quindi lo scorrere del torrente Vo’ in prossimità delle cui cascate è necessario leggermente a destra proseguendo poi sempre lungo il lato sinistro del corso d’acqua. Quest’ultimo viene attraversato nei pressi di Venano di Mezzo (1650 metri) per dirigersi con maggior decisione verso la conca di Venano di Sopra (1850 metri) che si attraversa per riprendere la salita lungo la mulattiera tramite una pendenza nuovamente più costante e un tracciato costellato da tornanti. Si giunge quindi a quota 2202 metri e da lì si svolta in direzione nord verso un percorso più dolce che conduce proprio nei pressi del Rifugio Nani Tagliaferri dove, dopo quattro ore di cammino e 1200 metri di dislivello positivo distribuiti su 10,9 chilometri, è possibile ammirare varie vette come il Monte Gleno, il Monte Demignone, il Monte Venerocolo e il Pizzo Tornello.

 

Rifugio Tagliaferri
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