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La lettera

“Renzi, quando tu eri alla Ruota della fortuna, io ero in fabbrica”

Il sindacalista bergamasco Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl e responsabile settore Fiat Cnh Automotive scrive una lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi sul tema del lavoro e dell'articolo 18. E non manca una replica a Uliano da parte di un altro bergamasco: Vittorio Feltri.

Il sindacalista bergamasco Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl e responsabile settore Fiat Cnh Automotive scrive una lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi sul tema del lavoro e dell’articolo 18, proprio quando il premier da Fabio Fazio dichiara: "L’unica realtà con più di 15 dipendenti che non applica l’articolo 18 è il sindacato".

 

Caro Renzi, io di poltrone non me ne intendo molto, quando ogni tanto torno dalle fabbriche Fiat in giro per l’Italia nella sede sindacale, ne ho una dell’Ikea.

Un tantino più scomoda, ma meno costosa delle vostre.

A 14 anni i tuoi già pensavano di mandarti da Mike Bongiorno alla “Ruota della Fortuna”, i miei in officina a respirare i fumi di una saldatrice, per poter tirare alla fine del mese.

Il diploma me lo son dovuto sudare alle scuole serali.

La mia università è stata la fabbrica: i lavoratori, lo sfruttamento, l’emancipazione, il sindacato.

La Fabbrica e i metalmeccanici sono la mia vita; il sindacalista fuori dai cancelli l’ho fatto dopo sedici anni di gavetta.

Tu forse stai facendo solo ora qualche pellegrinaggio dentro le aziende italiane passando sui lindi tappeti rossi. Cosa diversa è stare sulla catena di montaggio o in mezzo ai trucioli.

Ma non te ne faccio una colpa, personalmente ti ho pure votato.

Se vuoi farti un giretto nelle fabbriche di Marchionne ti porto io. Ritengo che quando ti diverti a far le caricature al sindacato e ai sindacalisti, dipingendoci tutti alla stessa maniera, stai interpretando il peggio della politica che volevi rottamare. Potrei divertirmi pure io a dire che voi politici di professione siete tutti uguali: ladri, parassiti, ammanicati con i poteri forti, corrotti e collusi.

E forse contribuirei a quell’irresponsabilità che tanto fa male al Paese, ma come dici tu, riempie gli spalti. Avrei molti argomenti. Potrei partire da quegli operai e impiegati, travolti dalla crisi abbandonati dalla politica che ho cercato di tutelare. Da quei politici distratti impegnati solo a sfilare davanti alle fabbriche occupate per comparire sui giornali e nei salotti televisivi a parlare di una realtà che non conoscevano. Potrei raccontarti di quando anni fa noi giovani del sindacato rivendicavamo la necessità di leggi per dare le stesse tutele e diritti ai precari, ai ragazzi come Marta e Giuseppe. Tu e tutta la politica non muovevate un dito. Noi a difendere quei giovani dalla selva di leggi che han prodotto i Co.Co.Co, i Co.co.pro, le false partite Iva. Ma era come cercare di svuotare il mare con un bicchiere. Ora ci sentiamo dire che noi siamo i responsabili dei vostri fallimenti.

Così stai interpretando il peggio della politica.

Non sai nemmeno distinguere chi nel sindacato si è impegnato per rinnovarlo, assumendosi responsabilità difficili da chi ha assunto una posizione ideologica per non cambiare nulla. Il tuo abbraccio politico con Landini non è altro che vecchia politica, un puro bieco calcolo interno al tuo partito.

Qualche settimana fa a Palazzo Chigi, davanti a Marchionne, hai fatto un giretto sulla jeep Renegade. Quell’auto e i lavoratori di Melfi non ci sarebbero stati se noi della Fim Cisl avessimo seguito l’armata dei sindacalisti che piacciono a te.

Invece abbiamo scelto di salvare le fabbriche e l’occupazione, affrontando temi scomodi: assenteismo, regolamentazione del conflitto, turnazioni, organizzazione ed efficienza. Per fare queste scelte in Fiat e in altre fabbriche abbiamo ricevuto assalti alle sedi sindacali e aggressioni, mentre alcuni tuoi compagni di partito giustificavano questi comportamenti squadristi. Dovete darvi una sveglia, non basta il passo passo o qualche altro hastag, servono azioni concrete, risorse per invertire la rotta e rilanciare il paese. Se è vero che non bisogna inseguire logiche consociative o i veti del vecchio modo di far sindacato è altrettanto vero che non ascoltare e non confrontarsi con chi si assume la responsabilità è un errore che rischia di essere pagato dai lavoratori, dai giovani e dai disoccupati.

Ferdinando Uliano

segretario nazionale Fim-Cisl e responsabile settore Fiat Cnh Automotive

 

Alla lettera di Uliano ha risposto Vittorio Feltri, direttore de Il Giornale: "Sgobbo anch’io che ho l’età del dattero: la macchina per scrivere non è rilassante, ma se sei uno scansafatiche che non pretendi la paga, perché non te la sei guadagnata; al massimo apriri alla cassa integrazione. Di questo si tratta. La Fiat per sopravvivere ha abbandonato l’Italia dei lazzaroni sindacalizzati e si è trasferita in America, in Polonia e in Serbia dove prestare manodopera è considerata una benedizione e non una maledizione".  

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