A cura di Prealpi in collaborazione con G. Zerbi
Superato l’abitato di Gandino, lungo le curve della strada per Valpiana, il cartello indica località Fontanei: da qui parte il sentiero 544, per escursionisti esperti, che conduce alle falesie e alla Croce Corno. La nostra meta è ancora più avanti: il Pizzo Formico, uno dei punti più panoramici della Val Seriana. Rispetto alla linea maestra della Val Seriana, la Val Gandino è in posizione defilata, è interamente circondata da rilievi ed è punto di partenza di numerosi percorsi escursionistici.
Le falesie di Fontanei e Monte Corno
Lasciata l’auto all’inizio del sentiero 544A, siamo a poco più di 700 metri d’altitudine. Il sentiero parte subito deciso: si guadagna quota rapidamente all’interno di un fitto bosco. Dopo dieci minuti si arriva a una prima piccola falesia con qualche via di arrampicata ben attrezzata. Altri dieci minuti di sentiero e si ha di fronte l’ampia falesia di Fontanei, dove i giovani del Gruppo Koren hanno attrezzato numerose vie d’arrampicata, ottimamente chiodate, suddivise in quattro settori, con difficoltà che spaziano da 5a a 8a, per una media di 20/25 metri. Il sentiero prosegue tenendo alla sinistra le pareti rocciose e inerpicandosi fino a una strettoia attrezzata con catene e a un tratto, di circa cinque metri, dove le mani diventano indispensabili: una mini via ferrata che trasmette qualche emozione e che è sempre meglio affrontare in sicurezza. Ancora trenta minuti di salita nel bosco e si arriva alla grande Croce Corno, montata dal CAI Valgandino nel 1981. Siamo a 1273 metri e il panorama che si apre sulla valle sottostante ripaga delle fatiche della salita. Venti metri sotto alla croce inizia il sentiero 548A che, prima in leggera discesa e alla fine con uno strappo in salita, porta in circa mezz’ora a Campo d’Avene.
Da Campo d’Avene al rifugio Parafulmine
Qui il bosco lascia il posto a un’ampia radura circondata da abeti, una piana caricata dove i prati sono in gran parte danneggiati dai cinghiali che, nottetempo, scalzano le zolle alla ricerca di cibo. La piana di Campo d’Avene, che ha intorno alcuni antichi roccoli, la si percorre lungo il perimetro di destra fino ad incontrare il sentiero 545 e risalire in mezz’ora i pendii della Montagnina. Arrivati alla forcella, si può scegliere se puntare subito alla cima del Pizzo Formico (1636 m) che si ha di fronte, o salire sul colle a sinistra. Scelta questa seconda possibilità, in dieci minuti si arriva al rifugio Parafulmine (1536 m) mentre il panorama sull’altopiano si allarga e il senso dei grandi spazi aumenta di passo in passo. In inverno è meta di fondisti, scialpinisti e ciaspolatori. Nella grande piana sottostante il rifugio si sviluppa la pista di sci da fondo della Montagnina: un anello omologato di 7,5 chilometri che in inverno può contare solo sull’innevamento naturale.
In cima al Formico
Bisogna scendere proprio nella piana e risalire le pendici del Pizzo Formico, per arrivare facilmente, in circa quaranta minuti, alla cima. Qui l’occhio può spaziare su tutte le Prealpi Orobiche. Le cime dell’Alben, dell’Arera, del Pizzo del Diavolo, del Redorta, del Coca, della Presolana creano un magnifico anello di rocce intorno al verde delle valli, alla sottostante Val Seriana, alla Valbondione. La cima del Formico è veramente uno splendido punto panoramico affacciato sul grande anfiteatro delle Orobie. Con l’aiuto della cartina e della bussola si cerca di individuare anche le cime più lontane e intanto si seguono con lo sguardo le evoluzioni di chi scende dal Farno con il parapendio. Giunge intanto l’ora del ritorno. Si può scegliere se ripercorrere esattamente i propri passi oppure, quando si incontra sul sentiero il bivio tra Corno Croce e Valpiana, seguire quest’ultima indicazione e percorrere così un anello un po’ più lungo che riporta all’auto lungo il vecchio sentiero sull’altro versante della valle. All’arrivo si tirano le somme: è un’escursione piuttosto lunga, a tratti impegnativa, ma di grande soddisfazione per la varietà del percorso e dei panorami. Un’escursione da fare dalla primavera all’autunno, quando il cielo non minaccia temporali.
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