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Chi era

Taoufik Haidar, il lavoratore di Chiuduno morto nel crollo a Firenze: “Lo aspettavamo a casa per il weekend”

Si era trasferito a luglio in Bergamasca e aveva 43 anni. Lascia moglie e due figli piccoli rimasti in Marocco

Chiuduno. Chi gli voleva bene, aspettava il suo rientro nel weekend. Taoufik Haidar dormiva cinque giorni a settimana in un fatiscente albergo di periferia a Firenze. Con ogni probabilità, non vedeva l’ora di tornare a casa venerdì sera. Ha invece trovato la morte venerdì mattina, sepolto nel cemento dopo il crollo di un cantiere del supermercato Esselunga, nell’area dell’ex Panificio Militare, quartiere a nord-ovest della città.

L’uomo, 43 anni, marocchino, da almeno otto viveva a Palazzolo Sull’Oglio, al confine tra Bergamo e Brescia, come altre quattro vittime del disastro. Sono Mohamed Toukabri, 54 anni, tunisino. Poi Mohamed El Farhane, 24 anni, marocchino come Bouzekri Rachimi, trent’anni più grande. Frequentavano la macelleria islamica di via Sarioletto, dove è stata organizzata una raccolta fondi.

Dallo scorso 31 luglio, Taoufik si era trasferito in una palazzina di via Belotti a Chiuduno. “Lavorava e viveva per la sua famiglia”, dice chi lo conosceva. La moglie e i due figli piccoli, a quanto pare rimasti in Marocco. In Italia, a Perugia, aveva una sorella, chiamata a Firenze per il riconoscimento della salma

Cosa è successo, starà alla Procura stabilirlo. All’improvviso, una delle travi di sostegno del cantiere ha ceduto, portando con sé altre travi che a loro volta hanno fatto crollare il solaio e un pilone. Le ipotesi che circolano non sono molte. O il pilone è stato adagiato in malo modo, oppure potrebbe esserci problemi nella composizione del calcestruzzo.

 

cantiere Firenze

 

Del cantiere faceva parte anche una ditta di Villongo, ma non è chiaro se i quattro lavorassero per l’impresa bergamasca. “Non so se erano dipendenti miei, non lo so – ripete il titolare al telefono -. Siamo tanti in cantiere, sono molto turbato per la vicenda e non voglio aggiungere altro”. Di sicuro, Haidar e Toukabri, in Bergamasca avevano già lavorato in passato, in quanto iscritti fino a poco tempo fa alla Cassa Edile.

Simone Alloni, segretario generale Filca Cisl Bergamo, sabato pomeriggio è riuscito a contattare un lavoratore dell’impresa di Villongo, iscritto al sindacato. Conosceva le vittime e si è detto “sotto shock” per l’accaduto, senza aggiungere ulteriori dettagli. Forse, dice, erano lavoratori “distaccati”, messi temporaneamente a disposizione di un altro soggetto. Ma non ci sono certezze a riguardo.

Ad oggi, i nomi di questi lavoratori non risultano iscritti a nessuna delle due casse edili provinciali: né con l’impresa di Villongo, né con altre imprese. Il fatto – spiega Luciana Fratus, al vertice di Fillea Cgil – potrebbe essere ricondotto a mere ragioni tecniche. La posizione dell’azienda della Val Calepio e dei suoi dipendenti attivi in Edilcassa risulta aggiornata al 31 dicembre 2023. “In generale, di mese in mese, i dati relativi a ore lavorate e generalità dei propri lavoratori devono essere comunicati dalle imprese alle casse secondo tempi tecnici precisi – illustra Fratus -. I dati mese del mese di gennaio vanno comunicati entro il 20 di febbraio, ecco perché non abbiamo traccia dei nomi delle vittime al momento. Quello che invece è certo è che siamo ancora una volta qui a piangere lavoratori che hanno perduto la vita in un cantiere.

Se la Cisl torna a chiedere una “patente a punti per le imprese” per contrastare le morti sul lavoro, la Cgil condanna “le recenti modifiche della normativa di settore che hanno portato a una deregolamentazione nella catena degli appalti a discapito della sicurezza dei lavoratori. Per le morti sul lavoro – conclude la sindacalista Fratus – si introduca il reato di omicidio colposo. La logica del profitto non deve prevalere sulla sicurezza dei lavoratori”.

 

cantiere Firenze
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