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Longuelo

“Mio figlio autistico, escluso dal pigiama party del Cre. Le crisi di pianto mentre chiedeva all’educatrice perché”

La replica: "Decisione presa per tutelare lui e gli educatori"

Bergamo. Gli organizzatori del centro estivo dicono di aver preso questa decisione per tutelare prima il bimbo, poi gli educatori. Ma Daniela, mamma di Enea (nome di fantasia) bambino di 10 anni con autismo, non è affatto convinta. “E adesso, che cosa gli racconto? Che non può andare al ‘pigiama party’, come lo chiama lui, perché è diverso dagli altri bambini?”.

Secondo la madre del piccolo Enea “non è vero che è stato escluso per il suo bene, è una scusa. Lo hanno escluso a priori, senza pensare a una soluzione alternativa. Nessuno ha coinvolto le figure di sostegno, e nessuno ha coinvolto noi genitori. Quando abbiamo definito il comportamento del Cre ‘discriminatorio’, ci hanno risposto che Enea era stato ammesso alla pizzata in programma la sera stessa (giovedì 27 luglio, ndr) prima della festa, come se ci avessero già fatto un favore”.

Daniela sembra farne una questione di principio. “Se fossimo stati correttamente informati di questa scelta, saremmo andati incontro alle difficoltà degli educatori. Potevamo pagare di tasca nostra una figura di sostegno, potevamo organizzare qualcosa di alternativo o prenderci noi la ‘responsabilità’, dicendo a Enea che non poteva andare al ‘pigiama party’ perché eravamo contrari, o perché avevamo preso un impegno. Ora, invece, devo spiegare a un bimbo di dieci anni perché gli altri possono e lui no. Che è stato escluso solo perché è nato così, senza che nessuno cercasse una soluzione per lui”.

Daniela lo ammette senza problemi: “Ho alzato un po’ troppo i toni con i responsabili del centro estivo. Ho sbagliato, ma ero frustrata e sfido ogni genitore al mio posto a non esserlo. Quando sono andata a prendere Enea al Cre, non capiva il motivo per cui era stato escluso. Gli si è scatenata una crisi che non aveva mai avuto e che nemmeno io sapevo gestire. Urlava e piangeva, mentre chiedeva all’educatrice perché lui non poteva partecipare come tutti i suoi amici. È stato completamente ignorato e vederlo così mi ha distrutta. Nel 2023 – conclude Daniela – si parla tanto di inclusione, ma poi ci si ritrova ancora di fronte a queste situazioni”.

L’associazione che gestisce il Cre ha provato a far valere il punto di vista, inviando alla famiglia una mail che chiarisse la situazione. Conoscendo il bambino da parecchi anni, spiegano di averne “accettato l’iscrizione con momenti della giornata senza affiancamento educativo”, proprio per permettergli “una piena integrazione ed inclusività all’interno del progetto”. Progetto che prevede anche momenti di interazioni al di fuori del normale orario del Cre, come quelli in programma giovedì sera. Per Enea e gli altri bambini con difficoltà, lo staff ha deciso di limitarne la partecipazione alla sola pizzata, “per tutelare in primis loro stessi, e gli educatori” (non viene specificato il motivo, ma nei bambini con disturbi dello spettro autistico i disturbi del sonno non sono affatto rari).

Quel che è certo, è che il caso del piccolo Enea non è isolato. Elena, mamma di Michele, bimbo autistico di 4 anni, si era rivolta alla redazione di Bergamonews dopo che la scuola aveva impedito al figlio di prendere parte a una gita. “Per la sua sicurezza” avevano detto che doveva rinunciare all’uscita, nonostante le terapiste avessero dato parere favorevole e si fossero offerte di accompagnarlo. Aveva colpito moltissimo i lettori anche l’appello pubblicato sui social da Patrizia Aleandri. Cominciava così: “Buongiorno a tutti, cerco un amico per mio figlio autistico”. Non sappiamo se Matteo lo abbia trovato davvero, ma all’indirizzo della madre arrivarono decine e decine di messaggi di solidarietà e aiuto.

A Bergamo e provincia si stima siano oltre 1.700 i soggetti con disturbi dello spettro autistico, ma i numeri non bastano a raccontare la sofferenza di chi vive questa condizione. “Il problema più grande per queste persone e le loro famiglie è la solitudine ” ha spiegato Tino Manzoni, presidente dell’associazione Centro Autismo Bergamo, in un’intervista al nostro quotidiano online. Ancor di più dopo i 18 anni, quando terminata la scuola non ci sono strutture a cui rivolgersi e l’inserimento lavorativo è molto complicato.

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