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Il dramma

Mozzo, il ritratto dei fratelli: “Mai liti così, si volevano bene e Lorenzo faceva di tutto per Gianluca”

Un'amica di famiglia: "Due ragazzi perbene". Venerdì mattina sindaco e parroco hanno fatto visita alla madre: "È disperata, le siamo vicini". Oggi l'autopsia al Papa Giovanni

Mozzo. “Non ho dormito. Ho pensato tutta la notte a Lorenzo, Gianluca e alla loro mamma, la terza vittima di questa tragica vicenda. I fratelli si volevano bene. E credetemi, Lorenzo ha fatto davvero tanto per Gianluca. Lo ha aiutato. Poi è successo quel che è successo”.

A parlare sotto la pioggia battente venerdì mattina (30 giugno) è un’amica della famiglia Maffeis, colpita dalla morte del primogenito Gianluca, 31 anni, a seguito di una lite con il fratello 26enne Lorenzo. “Che è bravissimo, bravissimo” ripete la donna, che preferisce mantenere l’anonimato. I suoi occhi sono gonfi, sotto l’ombrello trattiene a stento le lacrime. “Per me è il ragazzo più bravo del mondo, lo adoro come fosse mio figlio”.

A quanto pare, il fratello maggiore faceva da tempo i conti con un forte disagio psicologico. “Ha cercato di coinvolgerlo, di farlo svagare, lo ha portato in discoteca insieme a lui… Non avevano mai litigato così prima. Quei due – assicura – si volevano bene. E ci metto la mano sul fuoco: non è stata una cosa voluta, è capitata e basta”.

La donna definisce Lorenzo un ragazzo dal carattere “dolce”; Gianluca un tipo “acuto e intelligente, che amava la storia e la politica. Con lui ci potevi fare dei gran bei discorsi”. Dopo la laurea triennale in Scienze della Comunicazione a Bergamo, Lorenza stava terminando gli esami a Milano; nel frattempo lavorava come commesso nella catena di supermercati Aldi, per guadagnarsi da vivere. Il fratello più grande, anche lui laureato in campo umanistico, stava frequentando un tirocinio nella speranza di costruirsi una vita professionale appagante.

Venerdì mattina, intorno alle 10, il sindaco di Mozzo Gianluigi Ubiali e il parroco don Giulio Albani hanno fatto visita alla madre dei fratelli Maffeis. “È disperata, ha perso un figlio e non sa quale futuro attende l’altro – si limitano a commentare -. Cercheremo di starle vicini in tutti i modi possibili”.

Le indagini

L’autopsia disposta dalla Procura di Bergamo sul corpo di Gianluca Maffeis sarà effettuata sabato all’ospedale Papa Giovanni. L’obiettivo degli inquirenti è stabilire cosa abbia provocato il decesso del 31enne, ricoverato domenica scorsa in Rianimazione e deceduto giovedì mattina.

Inizialmente si era parlato di un trauma cranico conseguente una caduta, ma secondo quanto raccontato dal fratello 26enne, fermato dai carabinieri con l’accusa di tentato omicidio (ora omicidio volontario aggravato), Gianluca sarebbe andato in arresto cardiaco al termine di una violenta colluttazione tra i due. Il fratello maggiore gli avrebbe stretto le mani attorno al collo e a quel punto lui avrebbe fatto lo stesso. “Per difendermi”, ha detto al gip Maria Beatrice Parati che ne ha convalidato l’arresto.

Ma che cosa ha scatenato la lite? Sabato sera i due erano in discoteca a Seriate per festeggiare un compleanno. Secondo la versione resa al gip dal 26enne, Gianluca avrebbe alzato un po’ troppo il gomito rischiando di litigare con altre persone per una ragazza. Lorenzo lo avrebbe saggiamente invitato a lasciar perdere, ma per tutta risposta avrebbe ricevuto in cambio un pugno e un bel po’ di insulti.

Una volta tornati a casa, la madre era sveglia sul divano ad attenderli nonostante fossero le 5 del mattino. La tensione tra i due, però, non si è affievolita complice la stanchezza. Anzi, è degenerata fino al tragico epilogo, con le mani dell’uno strette al collo dell’altro. Lorenzo (a sua volta medicato in ospedale, la prognosi è di trenta giorni) dice di avere chiamato il 118 non appena Gianluca ha perso conoscenza, praticandogli il massaggio cardiaco con l’aiuto di un operatore al telefono. Il fratello, però, era già in condizioni disperate.

“Voleva andare a trovarlo in ospedale”, hanno riferito gli avvocati di Lorenzo Maffeis, Francesco e Rosario Coppola. Ora il giovane è agli arresti domiciliari, in un’abitazione diversa da quella condivisa con la madre e il fratello. Forse per cambiare ambiente, forse per non rivivere continuamente quella notte. O almeno provarci.

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