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Vittime di violenza

Dal Mascheroni al carcere ricordando Paola Mostosi: la sorella Cristina pianta le iris di Trebecco fotogallery video

I rizomi dei fiori sono stati regalati alla scuola dove la giovane, vittima di femminicidio, aveva studiato e nella casa circondariale di via Gleno, dov'è stato detenuto il suo assassino

Bergamo. Le iris di Trebecco cresceranno anche nel giardino del liceo scientifico Mascheroni di Bergamo, lo stesso dove ha studiato Paola Mostosi, barbaramente uccisa da un camionista in seguito ad un diverbio stradale. Succedeva 20 anni fa, Paola aveva solo 24 anni.  E sbocceranno pure in un’aiuola del carcere di via Gleno, lo stesso che per tanti anni ha visto tra i suoi detenuti anche il suo assassino Roberto Paribello.

Le ha piantate Cristina Mostosi, sorella della giovane, grazie ad un progetto che lei stessa ha pensato per ricordare le donne vittime di violenza di genere, rivolto ai Comuni, alle scuole, alle associazioni e agli enti che intendono lasciare un segno in questa direzione.

“Le iris che regalo sono quelle di mio padre. Lui era un botanico e, dopo la morte di mia sorella, si è rifugiato nel giardino di Trebecco, a Credaro, dove creava ibridi di questo bellissimo fiore. Un’attività che lo ha aiutato tanto a lenire le sue sofferenze. Mia madre invece non si è mai ripresa, si è lasciata andare, è morta di dolore e, dopo 11 mesi, è scomparso anche mio papà. È a quel punto che ho preso in mano il suo giardino, l’ho sistemato ed ho scoperto che questa attività aiutava tanto anche me”, spiega Cristina.

Le iris sono diventate un simbolo di bellezza, di femminilità, di rinascita. Sono il fulcro del progetto “Una iris per non dimenticare”: Cristina regala i rizomi dei fiori alle realtà che accettano di creare un’aiuola nella quale apporre una targa in memoria di sua sorella Paola e di tutte le vittime di femminicidio.

Pian piano il progetto ha preso piede ed ora sono più di 30 i Comuni di tutta Italia che hanno aderito.

La creazione dell’aiuola effettuata al liceo Mascheroni venerdì 11 novembre è stata molto toccante, sia per Cristina sia per le insegnanti e gli studenti di una classe quarta che hanno assistito e partecipato alla piantumazione. La professoressa Giuliana Duret ha spiegato il dramma della famiglia Mostosi ai ragazzi, la forza di rialzarsi trovata da Cristina, il messaggio che l’aiuola vuole portare.

Il 24 novembre ci sarà un incontro con 300 studenti nel quale verrà proiettato il documentario “L’iris guerriera” che, prendendo spunto dal femminicidio di Paola, parla di come è possibile trasformare un dolore. Ci sarà poi un momento di musica e riflessione sul tema della violenza di genere.

Lunedì 14 Cristina Mostosi, accompagnata dall’amica e consigliera comunale Paola Suardi, ha raggiunto il carcere Don Fausto Resmini. Ad attenderla la direttrice della casa circondariale Teresa Mazzotta, insieme ad un gruppo di educatrici ed educatori, ad un agente della polizia penitenziaria e a Mattia, un detenuto che si occupa di lavori di giardinaggio.

È stato lui a preparare il terreno, proprio davanti alla panchina rossa simbolo della lotta alla violenza sulle donne, per poter piantare le iris. Cristina e Mattia hanno interrato insieme i rizomi, in un punto di grande passaggio delle guardie, delle detenute e dei detenuti, delle famiglie in visita.

“Ho fatto fatica a prendere la decisione di portare le iris in carcere, in questo luogo che per anni ha visto detenuto l’assassino di mia sorella – ha commentato -. Ma alla fine mi sono decisa ed ho pensato che non ci fosse un luogo migliore di questo per lanciare un messaggio, perché la bellezza e il profumo di questi fiori possa essere un simbolo di rinascita”.

La direttrice Mazzotta ha apprezzato molto la proposta: “L’aiuola delle iris è un simbolo di cambiamento. Lavorare per trasformare la rabbia e le energie negative in qualcosa di positivo è proprio quello che abbiamo iniziato a fare grazie ad un percorso di giustizia riparativa, che serve a far comprendere al reo quello che ha provocato con il suo comportamento. Vittima non è solamente la persona offesa, ma anche la sua famiglia, i suoi pareti, gli amici, la società tutta. Riuscire a far comprendere che il gesto ha creato più vittime, riesce anche a rimotivare e reindirizzare le energie delle persone detenute. Ecco perché quando Cristina ci ha scelto come simbolo, per noi è stato un gesto estremamente importante”.

Il 23 novembre il progetto “Una iris per non dimenticare” è arrivato anche in città: il Comune di Bergamo ha voluto dedicare a Paola Mostosi un’aiuola all’interno del giardino di palazzo Frizzoni e una in  via S. Tomaso de’ Calvi, di cui si occuperanno i volontari del Centro di Tutte le Età.

Le quattro aiuole in città testimoniano un’iniziativa nata dai cittadini – attraverso la tenace azione divulgativa di Cristina Mostosi e la collaborazione dei consiglieri della Lista Gori – Paola Suardi e Massimo Bottaro nei rapporti con il carcere ed il quartiere di San Tomaso – e recepita convintamente dall’Amministrazione Comunale.

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