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Segretario fim cisl

Green pass nelle mense aziendali, Benaglia: “Portiamo le vaccinazioni sui luoghi di lavoro”

Il segretario nazionale di Fim Cisl, Roberto Benaglia: "C'è un problema: le aziende non sanno come garantire l'accesso alla mensa alle persone non vaccinate. Questo è un fatto che non può essere scaricato sul sindacato".

“Noi non strizziamo l’occhio ai no vax, siamo per avere fabbriche e mense in sicurezza”. Il green pass per accedere alle mense aziendali scalda gli animi tra industria e sindacati, anche se Roberto Benaglia, bergamasco e Segretario nazionale della Fim Cisl è chiaro: “In questo anno e mezzo abbiamo gestito la gestione della sicurezza nelle fabbriche, continuiamo e continueremo a farlo. Siamo per le vaccinazioni, abbiamo proposto di fare a settembre una campagna informativa sulle vaccinazioni nelle fabbriche, spingendo le persone a vaccinarsi, se lo facciamo con le imprese molto meglio”.

Che cosa è successo? Perché vi trovate accostati ai no vax?
L’unico semplice problema che abbiamo avuto è che invece di dialogare insieme su tutti i provvedimenti, come abbiamo sempre fatto nell’ultimo anno e mezzo, il Governo ha disposto una norma pubblicata sul sito di notte. Una modalità che sicuramente è da presa in giro. Il Governo ha deciso che nelle mense aziendali si entra solamente con il Green pass. Noi non siamo contrari al green pass, abbiamo solamente un problema: come dar da mangiare a un terzo dei lavoratori che ancora non si è vaccinato.
Il governo ha pensato di prendere un provvedimento per spingere le persone a vaccinarsi. In realtà ha messo in difficoltà migliaia di imprese che in questi giorni ci hanno chiesto aiuto e non sanno come organizzarsi. Tra l’altro, le persone lavorano otto ore al giorno, fianco a fianco, negli stessi reparti, pensare di dividerle in mensa è ancora più assurdo.

Che cosa avete chiedete al Governo?
Semplicemente di rivedere questa modalità. Chiediamo di ridiscuterla. Crediamo che il diritto alla mensa sia un diritto particolare. Non abbiamo indetto scioperi né fatto molta confusione. C’è un problema: le aziende non sanno come garantire l’accesso alla mensa alle persone non vaccinate. Questo è un fatto che non può essere scaricato sul sindacato. Si dice che il sindacato deve prendersi le proprie responsabilità. Bene, noi siamo pronti ad assumerci le nostre, ma non possiamo decidere al posto del Governo. Se deve esserci un obbligo vaccinale, che ormai è il tema che questo Paese deve affrontare, lo discuta prima il governo con i suoi ministri: noi faremo la nostra parte con grande coerenza.

Perché è scaturita questa confusione?
Il green pass il governo italiano lo ha copiato dal governo francese. In Francia la normativa sulle mense aziendali non c’è. Questa discussione non esiste. Non si capisce perché in Italia ci deve essere questo aspetto. Sentiamo tanti soloni predicare, adesso c’è qualche industriale che afferma che senza green pass non si va a lavorare: mi pare che ci sia un’ondata di provocazioni che è meglio fermare. Vediamoci, facciamo un incontro tra tutte le parti sociali come abbiamo sempre fatto e troviamo una soluzione. Dobbiamo aggiornare il protocollo sulla sicurezza? Va bene, facciamolo. Ricordo solamente che essere vaccinati non significa cambiare le regole del distanziamento, delle mascherine che abbiamo adottato. Se qualcuno pensa che basti il vaccino per dire liberi tutti, purtroppo non è così. In questi mesi abbiamo fatto i turni nelle mense, abbiamo messo le divisorie di plexiglass, per evitare le code, se si vuole fare meglio noi siamo disponibili a fare la nostra parte ma ci vuole dialogo e non imposizioni calate dall’alto.

Quanti sono oggi i lavoratori non vaccinati?
La contabilità dei vaccinati ce l’hanno le regioni e il Ministero della salute. A noi risulta che circa un terzo dei lavoratori non sia vaccinato. Un numero importante. Noi siamo perché i lavoratori maturino la consapevolezza dell’importanza di vaccinarsi e di sicurezza sui posti di lavoro.

Lei si è vaccinato?
Io sì e tutta la mia famiglia ci siamo vaccinati.

Il sindacato da sempre si batte per la sicurezza sui posti di lavoro, perché è così difficile, secondo lei, far vaccinare i lavoratori e far comprendere loro che il vaccino è una tutela della loro salute?
Mi permetta di dire che da semplice cittadino sui vaccini, i mass media e i virologi hanno fatto una grande confusione per mesi. Ma abbiamo dovuto fidarci di un sistema che non ha comunicato chiaramente. Io penso che più che ai no vax c’è molta gente che ha dei dubbi. Dobbiamo far superare questi dubbi con una campagna informativa seria anche nei luoghi di lavoro. Io sono pronto a firmare domattina con il presidente di Federmeccanica un protocollo, un documento, un manifesto che dice a tutti i lavoratori vaccinatevi, vi diamo tutto il supporto. Le aziende si erano date disponibili a diventare hub per le vaccinazioni, abbiamo supportato questo impegno. Riapriamo le fabbriche ai vaccini, portiamo le vaccinazioni sui posti di lavoro, sono tutte cose buone che possiamo fare da domani mattina. Ma occorre farlo seriamente, l’idea di dire tu vai a lavorare solamente con il green pass è un’idea sciagurata. Anche perché in questo momento l’industria è in ripresa e ha bisogno di tanto lavoratori. L’industria italiana non può fare un autogol simile lasciando a casa un terzo dei lavoratori.

Se non si trovasse una posizione conciliante, siete pronti allo sciopero?
Io non sono per il muro contro muro. Certo leggiamo dichiarazioni di alcuni industriali che non sono certamente di velluto e sono abbastanza provocatorie. Però siamo molto contenti perché stiamo dialogando con migliaia di imprese, che non si sentono rappresentate da Confindustria, che ci stanno chiedendo una mano a come risolvere, fabbrica per fabbrica, la gestione che è capitata addosso a loro con un decreto pubblicato di notte sul sito del Governo. Quindi il tema non deve essere lo sciopero, non deve essere un autunno caldo, ma un autunno di soluzioni concrete.

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