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Le dichiarazioni

La grande gioia di Gasperini: “Un’impresa memorabile, ci voleva una coppa così prestigiosa”

Le parole dell'allenatore dell'Atalanta dopo la notte leggendaria di Dublino: "Un trofeo non mi rende migliore di quello che ero prima. Questa è stata una partita straordinaria da parte di tutti"

Gian Piero Gasperini fatica a contenere la gioia sul prato dell’Aviva Stadium di Dublino dove, al timone della sua magica Atalanta, ha appena scritto una pagina leggendaria alzando al cielo l’Europa League, nientemeno che il secondo trofeo assoluto nella storia della Dea, il primo internazionale in 117 anni di storia del club.

Qualcosa di unico, di inimmaginabile soltanto fino a pochi mesi fa. Perché il sogno mai celato di tutta Bergamo era quello di coronare questo ciclo magico con la vittoria di un trofeo, ma che questo potesse proprio l’Europa League era semplicemente impronosticabile. Ma l’Atalanta, ancora una volta, ha dimostrato di non conoscere limiti e di saper sempre alzare un po’ di più l’asticella.

Una squadra ad immagine e somiglianza del suo allenatore. Colui che ha stravolto l’Atalanta in tutta la sua essenza. Colui che l’ha resa una delle realtà più belle del calcio italiano e non solo. Tante emozioni. Gasperini le ha confidate ai microfoni di Sky dopo il fischio finale:

“Abbiamo vinto in modo straordinario. Abbiamo ripetuto le prestazioni di Liverpool e Lisbona. Abbiamo vinto contro lo Sporting che ha vinto il suo campionato, quando abbiamo sfidato il Liverpool era primo in classifica e oggi un’altra grande vittoria contro la squadra che ha stra dominato la Bundesliga. Abbiamo fatto un’impresa memorabile.

La scelta del tridente: “Lo usiamo spesso e c’erano tutte le condizioni per farlo, perché questa era una finale e non bastava difendere. Queste squadre sono fortissime quando attaccano, un po’ meno se le aggredisci e le costringi in difesa. E’ stata una partita straordinaria da parte di tutti. L’abbiamo veramente meritata anche nel punteggio, abbiamo battuto una squadra sicuramente forte. Vincere l’Europa League è una grande impresa.

Il trofeo che corona il percorso: “Anche se ora ho vinto un trofeo non mi sento un allenatore migliore di quello che ero prima. Ogni squadra compete sempre per i suoi obiettivi. Una coppa per noi ci voleva, ma soprattutto ci voleva una coppa così prestigiosa. Mi dedicheranno una via a Bergamo? No, per quello c’è ancora tempo (ride, ndr)”.

Il Bayer Leverkusen: “Lo consocevamo in tutte le salse. Ci abbiamo giocato contro due anni fa e ci sono servite anche le ultime due partite che loro hanno fatto con la Roma. Hanno cambiato qualcosa rispetto all’ultima volta e Xabi Alonso ha fatto un lavoro straordinario. Noi sapevamo di poterli mettere in difficoltà e il piano gara è stato perfetto. Lookman ha fatto tre gol meravigliosi, uno più bello dell’altro. Quando è arrivato da noi era una via di mezzo, non era proprio un attaccante ma più un esterno. Lui quando vede la porta fa gol pesanti. E’ stato anche via per la Coppa d’Africa, ma è stato sempre decisivo”.

Il suo calcio: “Dopo Guardiola ho cambiato io il calcio? Il calcio olandese era tra i pochissimi dove si giocava a tre, il resto è un mix anche di mentalità italiana. Ricordo il Mondiale dell’82… Mi hanno etichettato in un certo modo, ma io queste cose le ho sempre fatte. E’ chiaro che con l’Atalanta ho avuto una certa visibilità e ho avuto attestati di stima da allenatori come Guardiola e Klopp. Ho cominciato a vedere il Chelsea giocare a tre con Tuchel dopo che ci aveva affrontato col PSG e infatti mi aveva fatto i complimenti. Dodici anni fa si diceva che giocando a tre non si poteva vincere. Ho visto anche il Real giocare a tre contro di noi. Abbiamo sempre segnato tanti gol. Mi sono preso qualche critica perché ogni tanto lasciamo dei buchi e ci facciamo trovare scoperti. Ma comunque il gioco vale la candela. Se qualche squadra ci indica come qualcosa da copiare per noi è un grande onore”.

Il nodo da sciogliere relativo al futuro: “E’ come quando hai una moglie e due figli e trovi una donna bellissima…”.

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