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L'intervista

“Anche mia sorella vittima di femminicidio. A Elena Cecchettin dico: hai grinta e coraggio, lotta per le nostre idee”

Il 2 febbraio 2019, Deborha Sartori vide la sorella Marisa morire sotto i suoi occhi: "Il dolore non passa, scorre. All'inizio mi colpevolizzavo, ora ripenso ai momenti felici con lei. Parlare ai ragazzi delle scuole è la mia terapia"

Curno. “I primi due anni pensavo sempre alle cose brutte: a ciò che era successo e a ciò che avrei potuto fare per evitarlo, arrivando a colpevolizzarmi. Psicologicamente è stata dura, ma adesso quando penso a mia sorella lo faccio con spensieratezza. I pensieri si sono alleggeriti, mi riportano ai momenti felici: a quando cantavamo le nostre canzoni in macchina, a quando eravamo arrivate sotto casa ma allungavamo il percorso pur di cantarle. Certo, ci sono giorni in cui piango ancora, ma ho bisogno anche di quelli. Il dolore non passa, scorre. E io, nel mezzo, non mi sono mai lasciata andare”.

Deborha Sartori, 27 anni, è la sorella di Marisa, uccisa a coltellate il 2 febbraio 2019 a Curno dal maritopoi condannato all’ergastolo – che la perseguitava e con il quale stava per firmare la separazione. Aveva 25 anni e una vita davanti. Quella sera anche Deborha, nel tentativo di proteggere la sorella, fu aggredita e ricoverata in ospedale. “Ho rischiato di morire anch’io –  racconta -. Sono grata e felice per essere ancora viva. Certo, per me novembre è sempre un mese particolare”.

 

Deborha e Marisa Sartori

 

Il giorno 25 è la Giornata internazionale per eliminare la violenza sulle donne. Quali emozioni prova? Il dramma di Giulia ha scosso l’opinione pubblica e riportato il tema al centro del dibattito.

Sono delusa, avvilita, perché ogni giorno ne capita una. Leggo di un disegno di legge per portare l’educazione sentimentale nelle scuole, mi domando cosa stesse aspettando il Governo.

Lei va spesso nelle scuole a parlare di questi argomenti.

Da quattro anni a questa parte. Non è facile, perché significa rivivere un dolore che ha colpito me e la mia famiglia, ma uso questa possibilità come terapia d’urto. Ci sono molte scuole che senza aspettare nessuno hanno preso in mano la situazione, proponendo giornate dedicate all’argomento. Sabato, per esempio, sarò all’Istituto professionale Casa degli Angeli di Lecco, dove parlerò con le classi quinte. In passato sono stata al Pesenti e al Mascheroni di Bergamo con l’avvocato Marcella Micheletti, una donna che ammiro e stimo perché da vent’anni porta avanti questa battaglia. Sono stata invitata a parlare in oratorio a Curno e Borgo Santa Caterina. Se riesco a far desistere anche solo una persona dal commettere atti di violenza, maschio o femmina che sia, se riesco a far capire che è importante fuggire da una relazione tossica, so di avere fatto la mia parte.

L’educazione sentimentale può essere un punto di partenza.

Non basterà a cambiare radicalmente la situazione, ma sono sicura che educare i ragazzi può avere un grosso impatto. Da qualche parte bisognerà pur cominciare, no?.

Anche lei, come Elena Cecchettin, ha perso una sorella vittima di femminicidio. Cosa direbbe a Elena se fosse qui, ora, davanti a lei?

Che so cosa sta provando. Che conosco bene il dolore e la frustrazione, quella che ti accompagna quando vedi la cameretta di tua sorella vuota, o il suo posto a tavola libero. Ma a Elena dico anche questo: il dolore non passa, scorre. Adesso, forse, le sembrerà tutto buio, le sembrerà impossibile pensare di riprendersi, ma tutto sta nel modo in cui si reagisce. In lei rivedo alcuni tratti del mio carattere, grinta e coraggio: le auguro di coltivare queste doti per essere di insegnamento agli altri e portare avanti la sua battaglia, dove e come meglio crede. Questa personalità le servirà: per se stessa, ma anche per il suo babbo. Non lasciarsi andare, fare quadrato in famiglia conta moltissimo.

Venerdì sera, Bergamo ha organizzato una fiaccolata per Giulia e le altre vittime di violenza.

E io ci sarò. La violenza colpisce tutti, maschi e femmine, ma sono d’accordo con Elena quando dice che c’è ancora una mentalità patriarcale da rimuovere. Forse adesso si sta smuovendo qualcosa, ma al cambiamento dobbiamo contribuire tutti: uomini e donne, insieme.

Vuole condividere un pensiero per sua sorella, Marisa?

La penso tanto. La rivedo nell’alba, nelle farfalle e in tutti quei sassi a forma di cuore che nostra mamma trova sempre in giro. Per noi, sono piccoli segnali della sua presenza. C’è chi ci crede e chi no, ma poco importa. L’importante è che ci fanno stare bene. E dire: ‘sì, Mari è qui con noi’.

 

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