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La sentenza

Omicidio di Marisa a Curno, la Cassazione conferma l’ergastolo al marito Ezzedine

Otto i fendenti inferti alla 25enne la sera del 2 febbraio del 2019 nei garage della palazzina di via IV novembre a Curno

La Corte di Cassazione ha confermato l’ergastolo Ezzedine Arjoun, reo confesso del delitto della moglie 25enne Marisa Sartori, la sera del 2 febbraio 2019 a Curno. La sentenza è stata pronunciata mercoledì a Roma.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini del pubblico ministero Fabrizio Gaverini, il 37enne Arjoun quella sera avrebbe atteso per ore l’arrivo della coniuge, che voleva separarsi da lui, e della sorella nei garage della palazzina di via IV novembre, dopo essersi procurato l’arma del delitto, un coltello da cucina con lama da 13 centimetri.

Otto i fendenti inferti a Marisa, colpita violentemente al torace, all’addome, al braccio destro e alla gamba sinistra, che l’hanno portata alla morte per anemia metaemorragica acuta fatale. La ragazza l’aveva denunciato qualche giorno prima del delitto perché si sentiva perseguitata da lui.

Nella colluttazione era rimasta ferita in modo grave anche la sorella della vittima, la 22enne Deborha, colpita sotto al seno sinistro e all’addome.

Dopo l’omicidio e con le mani ancora insanguinate, il 36enne si era presentato spontaneamente alla vicina caserma dei carabinieri di Ponte San Pietro, confessando il delitto. Sottoposto poi a perizia psichiatrica, era stato dichiarato capace di intendere e volere, ma ha sempre negato la premeditazione, sostenendo di aver reagito a una frase di Deborha.

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