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Al cospetto del re della M.A.G.A.: il Pizzo Arera e il paesaggio “lunare” della Val Serina

Con i suoi 2512 metri la cima si erge come un massiccio di roccia calcarea caratterizzata da creste, pareti e canaloni che rendono il paesaggio simile a quello che si incontra sulla Luna

Oltre il Colle. Il Pizzo Arera rappresenta il punto più alto del quadrilatero della M.A.G.A. La vetta fa buona guardia nei confronti di tutti coloro che si immettono in Val Serina rimanendo sempre sullo sfondo per coloro che risalgono i tornanti che portano al Passo di Zambla.

Con i suoi 2512 metri la cima si erge come un massiccio di roccia calcarea caratterizzata da creste, pareti e canaloni che rendono il paesaggio simile a quello che si incontra sulla Luna. Inoltre, complice la distanza da altre alture, è possibile osservare l’intero arco orobico che va dalle Grigne sino al Pizzo della Presolana passando per Tre Signori, Diavolo di Tenda, Redorta e Coca, senza dimenticare più distanti il Massiccio del Monte Rosa, il Cervino, il Monte Disgrazia, il Gruppo del Bernina e quello dell’Adamello.

Il tutto se non si incontrano le proverbiali nuvole che spesso circondano il Pizzo Arera anche nelle giornate di sole e che impediscono agli escursionisti di osservare a fondo l’immensità del paesaggio che la circonda. Oltre alle miniere ormai dismesse, il complesso montuoso presenta anche due profondi abissi naturali frutto dell’erosione del materiale carsico noti come “La Dolce Vita” e l’abisso “dei due Increduli”, territorio tutto da esplorare per gli appassionati di speologia.

Chi invece vuol seguire le orme di Antonio Baroni e di Luigi Albani, fra i primi a scalare il pizzo, è necessario armarsi di pazienza e soprattutto di energia, anche partendo all’altezza del parcheggio dei vecchi impianti di risalita dove si inerpica una mulattiera che segue il sentiero numero 221 del Cai e in un’ora e mezza conduce a Capanna 2000 (1969 metri d’altezza).

Da quel momento la situazione cambia visto che si ha a che fare con un vero e proprio sentiero di montagna che percorre l’intera dorsale seguendo costantemente il pendio che sale verso la meta, difficile da scorgere complice la conformazione del monte. Ciò che si nota salendo non è infatti la cima dell’Arera, ma soltanto un antipasto che, dopo oltre un’ora di scalata, conduce a un punto cruciale del percorso: il temibile canalino.

Nulla di eccessivamente complicato per chi conosce il mondo della montagna, tuttavia il passaggio deve esser affrontato comunque con grande cautela sfruttando la scaletta in ferro presente che permette di attraversare la forra e di raggiungere l’altro versante.

A quel punto in poco più di dieci minuti si giungerà all’ampia croce che svetta sulla cima dell’Arera consentendo all’escursionista di osservare il paesaggio circostante dopo aver superato 1000 metri di dislivello suddivisi su quattro chilometri da percorrere in circa due ore.

pizzo arera
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