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Trekking e rifugi

La Diga del Gleno, una passeggiata sulle sponde di una tragedia

Bisogna camminare poco più di un'ora, senza fare troppa fatica, ma passeggiare lungo le sponde del lago del Gleno significa ripercorrere la storia di una delle più grandi tragedie dell'Italia post-unitaria. Una tragedia per certi versi annunciata

Valle di Scalve. Era il 1 dicembre 1923 quando le frazioni di Bueggio, Azzone e altre abitazioni fino a Darfo vennero spazzate via dalla forza distruttrice dell’acqua.

Bisogna camminare poco più di un’ora, senza fare troppa fatica, ma passeggiare lungo le sponde del lago del Gleno significa ripercorrere la storia di una tragedia per certi versi annunciata.

Una delle più grandi calamità dell’Italia post-unitaria, complice la colata di fango che investì l’Alta Val di Scalve causando la morte di 356 persone.

Una catastrofe che coinvolse una struttura lunga 260 metri, capace di contenere 6 milioni di metri cubi d’acqua raccolti in un lago artificiale esteso per 400 mila metri quadrati ed alimentato dai torrenti Povo, Nembo e da affluenti minori.

La diga era unica al mondo. Composta da un sistema misto a gravità e archi multipli, produceva energia elettrica per le centrali di Bueggio e Valbona per una potenza di 5000 hph.

Complice le continue modifiche al progetto iniziale durante i lavori tra il 1917 e il 1923, la diga mostrò subito problemi. Comprese le perdite d’acqua a cavallo fra ottobre e novembre quando, a causa delle forti piogge, si riempì per la prima volta.

 

Generico maggio 2023

 

Le maggiori criticità si presentarono al di sotto delle arcate centrali, non appoggiate alla roccia e destinate a crollare alle 7.15 di quella tragica mattina, quando il bacino cedendo definitivamente portò con sé 6 milioni di metri cubi fra acqua, fango e detriti.

L’enorme fiumana seguì il percorso del fiume Dezzo raggiungendo in 45 minuti il Lago d’Iseo e distruggendo quanto trovava di fronte, tranne il miracoltato paese di Angolo Terme.

I segni del cedimento strutturale sono tutt’ora visibili a 1.534 metri d’altitudine, dove rimangono i ruderi della diga tutt’oggi posti a ricordare agli escursionisti che giungono lì quanto è accaduto un secolo fa.

Per raggiungerla è necessario intraprendere il sentiero Cai numero 411 che prende il via dalla frazione Pianezza, destinato a superare i prati e le baite circostanti prima di imboccare una stradina sulla destra semi-pianeggiante.

Lungo questo percorso si attraversano i boschi di conifere prima di arrivare vicino a un bivio. Lì è necessario svoltare a sinistra  e arrivare di fronte ai grossi tubi di una condotta forzata che conduce all’imbocco di una mulattiera.

Lì si toccano le pendenze più ardue prima di spianare definitivamente nelle vicinanze di una roccia a strapiombo e scrutare le ampie arcate della diga del Gleno dopo aver superato un dislivello positivo di 300 metri distribuito lungo due chilometri.

 

Generico maggio 2023
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