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In tribunale

Coppia nella vita e nelle rapine, tutti i guai dei Bonnie e Clyde della Valseriana: lei torna a processo

Imputata per il colpo all'ufficio postale di Gorno nell'ottobre 2018: a inguaiarla, tra le altre cose, la marca del coltello che impugnava, riconosciuta da un testimone. Il compagno già condannato in abbreviato a 2 anni e 8 mesi

Bergamo. Per quella rapina, lui è già stato condannato a 2 anni e 8 mesi in abbreviato. Lei, che avrebbe avuto un ruolo predominante, è ora a processo e rischia un’altra condanna. A inguaiarla un testimone del colpo all’ufficio postale di Gorno, che agli inquirenti ha fornito un dettaglio interessante: la marca del coltello che quel giorno impugnava la rapinatrice (irriconoscibile perché a volto travisato); la stessa marca del coltello che i carabinieri hanno trovato a casa di N.P.D., all’epoca dei fatti 32enne, di origine cubana, attualmente detenuta per altre cause e con un passato da ballerina in locali notturni.

Ma facciamo un passo indietro. Lei e il compagno L.R., disoccupato 29enne di Onore, erano stati arrestati dopo una rocambolesca fuga in cui avevano tentato di investire un carabiniere. Soprannominati i Bonnie e Clyde della Valseriana, erano braccati da quando avevano messo a segno una rapina alla sala slot “Miniera d’oro” di Clusone, la notte tra il 30 e il 31 ottobre 2018. Il colpo aveva fruttato all’incirca mille euro: soldi da reinvestire in parte nella droga, avevano confessato durante l’interrogatorio di garanzia.

Fuggiti su una Fiat Tipo nera, erano incappati in un posto di blocco. Lei al volante, lui al sedile del passeggero, si erano inizialmente fermati. Bonnie aveva aperto la portiera, quasi intenzionata a rispettare l’’alt’. Ma mentre il brigadiere si apprestava a toglierle le chiavi dal cruscotto ha premuto sull’acceleratore, trascinandolo per alcuni metri. I militari avevano mirato alle gomme dell’auto per bloccarne la fuga, ma la donna aveva fatto inversione puntando il brigadiere e tentando di travolgerlo. Se non si fosse spostato in tempo, lo avrebbe probabilmente ammazzato.

I due, scappati a piedi, erano stati catturati in un casolare a Fino del Monte. Dormivano seminudi, abbracciati, forse per scaldarsi a causa dei vestiti fradici dopo avere attraversato un corso d’acqua. Per quell’episodio erano stati condannati nel gennaio 2019: a 8 anni lui, a 3 anni e 6 mesi lei. Ma le indagini dei carabinieri di Clusone hanno accertato come la coppia avesse messo a segno anche altre rapine: compresa quella all’ufficio postale di Gorno pochi giorni prima. Per quest’ultimo colpo, giovedì mattina (16 febbraio) N.P.D. era a processo assistita dall’avvocato Isabella Colombo. Secondo l’accusa, ‘Bonnie’ avrebbe assaltato la posta armata e con il volto coperto, intimando al responsabile dell’ufficio e ai clienti di consegnare i soldi. Più o meno 400 euro. In fuga dalla Val del Riso a bordo della solita Fiat Tipo, la coppia si sarebbe ritrovata bloccata in corrispondenza di un cantiere stradale. Dalla fretta palesata alla guida (volevano a tutti i costi superare la ‘fila’) era plausibile che potesse trattarsi di loro. Osservando le immagini delle telecamere di sorveglianza i carabinieri sono così risaliti all’intestatario dell’auto e infine alla coppia, transitata in paese in orari compatibili con la rapina.

Durante l’udienza con il pm Paolo Mandurino sono stati sentiti i testimoni dell’ufficio postale, dal direttore ai clienti. Hanno parlato di una donna dall’accento non italiano e del suo coltellino, ricordando la frase che le sentirono pronunciare appena entrata in azione: “Attenzione, questa è una rapina”. Il più classico tra i classici.

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