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L'inchiesta

Il senatore Romani, già indagato a Bergamo, sotto la lente della procura di Monza per peculato

Secondo le accuse avrebbe preso negli anni diverse somme dai conti del suo ex partito, Forza Italia, in parte facendoli "traghettare" attraverso una collaborazione con l'imprenditore Domenico Pedico, a sua volta indagato

La Procura di Monza ha iscritto nel registro degli indagati per peculato Paolo Romani, senatore di Cambiamo! e in precedenza di Forza Italia, lo scorso marzo indagato anche a Bergamo con l’accusa di corruzione nell’ambito dello stralcio di un’inchiesta risalente ad alcuni anni fa e relativa al fallimento, nel 2017, della società Maxwork, un fatto di cronaca noto anche per via del coinvolgimento dell’ex marito di Valeria Marini, Giovanni Cottone, procacciatore d’affari per la società che era finita sotto la lente dei magistrati orobici. Romani, per quell’accusa, si è sempre detto “sorpreso” e determinato “a chiarire”.

Secondo le accuse della Procura di Monza avrebbe sottratto 350 mila euro dai conti del suo precedente partito, in parte facendoli “traghettare” attraverso una collaborazione con l’imprenditore Domenico Pedico, a  sua volta indagato. Già convocato per un interrogatorio, Romani si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha reso dichiarazioni spontanee riservandosi di produrre successiva documentazione.

L’indagine, svolta dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della guardia di finanza di Milano, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Monza Claudio Gittardi, è partita da alcune segnalazioni per operazioni sospette sui conti azzurri. Così le fiamme gialle avrebbero accertato come il senatore, tra il 2013 e il 2018, all’epoca capogruppo del Pdl e poi Fi, “avendo la disponibilità di somme di denaro giacenti” sul conto del partito in una banca di “Palazzo Madama e intestato al gruppo Forza Italia e con delega a suo favore”, si legge nei capi di imputazione, si sarebbe appropriato “dell’importo complessivo di 83 mila euro”, tramite tre assegni emessi a sua firma “e a sé intestati”, per poi depositarli sul proprio conto corrente, in una filiale di Cinisello Balsamo (Milano).

Le fiamme gialle avrebbero ricostruito altre due operazioni analoghe. La prima per oltre 180 mila euro spostati sul conto dell’imprenditore Pedico, e su quello della ‘CarontGraft D&K srl’, attualmente in liquidazione, sempre riferibile all’imprenditore. Denaro che sarebbe poi stato dirottato da Pedico sui suoi conti personali, e poi restituiti a Romani, tramite altri assegni bancari. Il senatore avrebbe inoltre utilizzato 95 mila euro circa per spese personali e per il pagamento di prestazioni o professionisti non conformi al regolamento del Senato della Repubblica.

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