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Lettere

La riflessione

#iorestoumano forse vale quanto #iorestoacasa

Si incattiviscono le relazioni: nell’era Covid-19 spiace dover constatare che un male ancor più profondo, più invisibile e subdolo del virus sta (di nuovo!) contagiando la specie umana

Due docenti di Bergamo Daniele Selmi e Katiuscia Marchesi propongono alcune riflessioni che non riguardano nello specifico il mondo della scuola, ma più in generale la situazione che stiamo vivendo.

Nell’era Covid-19 spiace dover constatare che un male ancor più profondo, più invisibile e subdolo del virus sta (di nuovo!) contagiando la specie umana, con buona pace di tutti coloro che pensano che da questa drammatica esperienza stiamo imparando qualcosa di molto importante e che alla fine non potremo che essere migliori. Il male a cui ci riferiamo non passa attraverso bocca, naso e occhi, ma attraverso la mente; non attacca l’apparato respiratorio, ma un luogo un po’ più nascosto e misterioso, in cui hanno origine alcuni dei sentimenti più nobili dell’uomo, che lo distinguono dagli altri esseri viventi: la tolleranza, il rispetto e l’umanità; non provoca crisi respiratorie acute, ma un acuto incattivirsi delle relazioni umane.

Purtroppo in questi ultimi tempi capita di assistere a episodi sempre più frequenti di vera e propria intolleranza: c’è chi aggredisce il vicino che ha semplicemente osato uscire nel proprio giardino; chi, in modo ancor più subdolo, si erge a paladino della giustizia sui social, sentendosi investito del sacro potere di stigmatizzare ogni comportamento che a suo dire non è consono alle recenti ordinanze (che ovviamente non ha letto).

E così la mamma che porta il figlio a fare una passeggiata, il signore con il cane, i bimbi che giocano nel giardino di casa loro (il tutto nel più rigoroso rispetto della normativa vigente) diventano talvolta i nuovi nemici di questa guerra, che di nemico ne dovrebbe avere solo uno, il virus; ma siccome il virus è molto difficile da sconfiggere, alcune persone, evidentemente esasperate, puntano su bersagli che si possono colpire più facilmente e contro cui sfogano gratuitamente rabbia e frustrazione.

Le norme di contenimento del virus vanno ovviamente rispettate; è però inaccettabile il fatto che semplici cittadini possano improvvisarsi agenti di polizia, senza avere la benché minima conoscenza della legge e la formazione necessaria, denunciando in maniera grossolana presunte violazioni delle misure restrittive, sulla base di una percezione distorta della realtà, a cui si aggiunge un’imbarazzante ignoranza della normativa.

Così facendo si rischia di cancellare l’unico bene che rende una comunità veramente civile: il senso di umanità, intesa come la consapevolezza che l’altro è un uomo come noi, che niente di ciò che è umano può esserci estraneo, uno dei valori più preziosi che abbiamo ereditato dai nostri antenati latini, l’humanitas appunto.

Accanto alla sacrosanta necessità di rispettare le norme anti-coronavirus deve essere affermata con forza l’altrettanto sacrosanta necessità di rispettare le norme non scritte anti-disumanità, altrimenti, invece di far crescere la solidarietà civile e il senso di appartenenza a un’unica comunità, soffocheremo ogni forma di umanità in una nuova “caccia alle streghe”.

#iorestoacasa perché voglio contribuire a sconfiggere il virus; ma soprattutto #iorestoumano, perché purtroppo di disumanità non si guarisce più.

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