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L’Atalanta fa tremare San Siro: la vera grande è la squadra del Gasp fotogallery

Conte strappa un punto e riconosce: "Vogliamo fare questo calcio, come fa l'Atalanta". Unico neo: rigori e punizioni

Se qualcuno dei 70 mila e 42 spettatori che hanno riempito San Siro per vedere Inter-Atalanta, non avesse controllato prima la classifica, avrebbe pensato: la capolista è quella in maglia bianca, ovvio. Padrona del gioco e di un campo dove, alla quarta esibizione stagionale, i Gasp boys offrono il meglio del loro repertorio, stringono alle corde l’avversario, che come un pugile suonato si difende e deve ringraziare San Handanovic se alla fine il punticino premia più l’Inter.

Insomma, se ce ne fosse ancora bisogno, l’Atalanta ha mostrato all’Inter come si deve giocare per essere una vera squadra europea. E infatti, non a caso, in Champions c’è ancora l’Atalanta e non l’Inter. Che non ha nemmeno potuto fare l’adorato contropiede perché la squadra bergamasca gliel’ha impedito, dopo lo shock iniziale per il gol lampo di Lautaro.

Inter-Atalanta è un’altra prova di forza, oltre che di bravura tecnica, dell’orchestra Gasperini. Possiamo anche, se vogliamo, non farci impressionare dal 64 per cento di possesso palla (contro 36) del primo tempo, se non viene tradotto in gol. Comunque un dato che fa abbastanza impressione. Ma, appunto, non fai gol e allora ti chiedi come si potrà fare per recuperare, ammesso che dovrebbe esistere anche il Var e quindi concedere anche un chiaro (rivisto appunto in tv) rigore ai bergamaschi: protagonista sempre la coppia Lautaro-Toloi, ma stavolta è l’attaccante che la fa franca nonostante riesca a stendere col braccio il difensore dell’Atalanta, a meno di un metro dalla porta. Per tutti sarebbe rigore, non per Rocchi (o il Var Irrati).

Il secondo tempo è un monologo dei ‘nostri’: tutt’altro che depressi per lo svantaggio, anzi Gomez, Ilicic, il nuovo entrato Malinovskyi, un de Roon ovunque e il sempre più sorprendente Gosens alzano la pressione contro la capolista e fanno tremare San Siro. Non saltano i milanesi, non fischiano nemmeno più gli avversari, ma esultano come se avessero vinto lo scudetto quando Handanovic para il rigore di Muriel.

L’Atalanta vince moralmente ma si deve accontentare del punto.

Ha ragione Gasperini quando applaude “una difesa straordinaria, i ragazzi sono stati veramente bravi. E raramente ho visto l’Inter subire così”. E Conte, reduce dalle polemiche con Capello, diventa mister umiltà e fair play: “Complimenti all’Atalanta che per tutti i 95 minuti fa un calcio molto intenso e fisico, è una grande pericolosissima, darà filo da torcere a tutti”. Con la stoccata finale che è una esaltazione di questa Atalanta targata Gasp, da prendere ad esempio anche se hai 11 punti in più: “Il calcio moderno deve essere intenso. Loro oggi hanno questo e noi vogliamo fare questo calcio per 95 minuti, come fa l’Atalanta”.

Capite che se i complimenti non te li fa Arrigo Sacchi, da tempo ammiratore del Gasp, ma l’amico e rivale Antonio Conte, hanno un peso e un riconoscimento del valore di una squadra che è effettivamente una grande: questa Atalanta non si può più nascondere e non deve pensare di essere presuntuosa se crede che l’obiettivo Champions sia alla portata. Lo dicono tutti quelli che vedono giocare la Dea, si chiamino Guidolin o magari prima Guardiola.

Si può migliorare? Sì, se si segnano i rigori: ormai sono 10 i rigoristi che hanno fallito da quando c’è Gasperini, cioè Paloschi, Gomez, Cristante, de Roon, Caldara, Ilicic, Zapata, Barrow quest’anno contro la Juve e da ultimo Muriel contro l’Inter. Diventano dieci se contiamo anche Cornelius contro il Copenaghen. E le punizioni? Altra nota dolente, unico acuto quello del Papu Gomez a Lione in Europa League il 28 settembre 2017. A San Siro ci ha provato anche Muriel, niente da fare.

Ma tornerà presto al gol Zapata, rivedremo Caldara e…se l’Atalanta gioca così divinamente, cosa pretendiamo di più?

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