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La testimonianza

Da Bergamo al confine con la Polonia: in attesa, con altri centinaia, dei cari in fuga dall’Ucraina

Roberto Pedretti è partito in aereo, è atterrato a Varsavia, ha noleggiato un’auto. Poi si è fatto 400 chilometri: aspetta il treno che porterà la sua fidanzata e il figlio di lei

È partito in aereo, è atterrato a Varsavia, ha noleggiato un’auto. Poi si è fatto 400 chilometri ed è arrivato al confine tra la Polonia e l’Ucraina. A Iviv aspetta il treno che porterà la sua fidanzata, Viktoria, e il figlio di lei, Ivan, un ragazzino di 14 anni.

Entrambi vivono in Italia, a Bergamo. Dopo le vacanze di Natale avevano insistito per tornare al loro Paese a salutare e abbracciare i loro cari. Ma si sono trovati nel bel mezzo della guerra, dopo l’invasione russa delle truppe di Putin.

Così, Roberto Pedretti, geometra bergamasco che è stato consigliere regionale, ha deciso di andarli a prendere. Con un blitz iniziato lunedì. E ci racconta quello che vede, lì, al confine.

“Facciamo fatica a comprendere le catastrofi naturali anche quando la causa è l’uomo, ma il clima surreale che si vive al confine fra la Polonia e l’Ucraina dimostra, quand’anche ce ne fosse bisogno, quali tragedie l’essere umano possa causare a sé stesso – spiega -. Centinaia di auto in coda appena prima della frontiera che aspettano chi sfugge dalla guerra.

La temperatura è quella che porta la neve, appena a lato delle barriere un lago silenzioso costeggia la strada; è l’alba, nel piazzale a fianco della strada punti di ristoro improvvisati, ma nello stesso tempo organizzati, di volontari polacchi, la maggior parte donne che offrono ristoro ed assistenza”.

Confine Polonia Ucraina

 

Mamme, nonne e bambini sono la maggior parte dei presenti, in attesa di un mezzo di trasporto, di qualche parente o amico che li possa accompagnare a destinazione.

“Una valigia per portarsi via quel pezzo di vita che a loro resta – prosegue -. I bambini di ogni età che quasi non si rendono conto di quello che succede o forse hanno già visto troppo nella loro Patria ora abbandonata persone sopravvivenza.

Adulti e bambini con una dignità che raramente si può incontrare, nessun lamento, gli sguardi tristi, ma pieni di speranza. Diversi furgoni per trasporto persone passano il confine per fare la spola fra la stazione di Lviv e la frontiera.

Difficile spiegare, difficile raccontare. Difficile comprendere il perché. C’è una sorta di strana normalità, in quello che è un continuo esodo, ma questa non è civiltà. Questa è la follia dei potenti che uccidono – conclude – che disgregano i popoli costretti a scappare per sopravvivere”.

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