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Casirate d'adda

La lega a un albero, incinta, e la picchia: 35enne a processo per maltrattamenti

La testimonianza agghiacciante della vittima in aula: botte, pugni, insulti, minacce di morte e violenza sessuale. Lui è in carcere, indagato per 4 rapine

Casirate d’Adda. Legata ad un albero, incinta, e picchiata brutalmente. Pugni, schiaffi, botte a non finire, tentativi di soffocamento con le mani alla gola, con il filo del caricabatterie del telefono, con un cuscino sulla faccia, “spezzava il manico del mocio e me lo premeva sul collo”. E poi insulti continui: “Mi chiamava cerniera, perché ho numerose ferite sul corpo dato che prima di incontrare lui sono stata in coma 20 giorni per una setticemia in seguito ad un intervento di chirurgia estetica. Mi diceva mutilata e mi riempiva di parolacce”.

È un racconto agghiacciante quello fatto, tra i singhiozzi, da una donna di 28 anni, residente nel milanese, vittima dei pesanti maltrattamenti da parte del marito, G.M., 35 anni, in carcere in quanto presunto autore di 3 rapine commesse tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 a Brembate, Martinengo e Treviglio. Anche la ragazza è indagata a piede libero per questi reati.

“Ci siamo conosciuti su Facebook nell’agosto del 2022 e dopo poco io e mia figlia di 3 anni siamo andate a vivere con lui a Casirate. Nel gennaio 2023 ci siamo sposati”, racconta la donna. Gli episodi di violenza sono iniziati con la convivenza.

Bastava nulla per farlo arrabbiare: “Lui era molto geloso, mi chiudeva in casa con le persiane chiuse. Non potevo lavorare, andare al supermercato, non potevo mettere i tacchi, truccarmi o andare dal parrucchiere, non potevo farmi una ceretta o vestirmi in modo curato”.

“Quando apparecchiavo il tavolo se sbagliavo la posizione della forchetta lui andava su tutte le furie e mi picchiava – spiega -. Mi costringeva a dare del lei a tutti, perfino ai miei genitori e se non lo facevo erano botte. Ero sempre io che dovevo chiedere scusa, in ginocchio, a volte mi costringeva a baciargli i piedi”.

“Mi picchiava in casa, in macchina, nei campi. Mi legava e mi picchiava, una volta mentre imbiancava una casa che aveva occupato abusivamente, mi ha legata mani, piedi e bocca con lo scotch e mi ha chiusa in camera per almeno due ore. Spesso mi dava pugni anche sulle cicatrici e poi mi metteva una crema sui lividi per farli andare via velocemente. Lui praticava la Mma, le arti marziali miste e si faceva una puntura di testosterone al giorno, lo prendeva illegalmente nella palestra che frequentava”.

Una sera lui era andato in palestra e aveva chiuso la moglie in casa portandosi dietro le chiavi: “Quando è tornato abbiamo discusso perché non trovavo più il test di gravidanza che avevo fatto e lui mi ha lanciato addosso due bicchieri e ha spaccato il piatto con il cibo che gli avevo preparato. Così siamo andati al McDonald e io ho bevuto dalla bottiglietta, ma non come voleva lui, inserendo entrambe le labbra nel foro, così mi ha portata in auto e mi ha picchiata, poi mi ha legata a un albero e ha continuato a colpirmi. Io urlavo ma non mi sentiva nessuno, avevo paura per il nostro bambino, iniziavo a perdere sangue ma lui non mi ha voluta portare in ospedale”.

La ragazza ha poi deciso di abortire, dato che ad una visita i sanitari si erano accorti dei maltrattamenti che subiva e le avevano detto che il bambino, a causa delle botte, poteva avere delle malformazioni e non stava crescendo bene.

Diversi sono stati i tentativi di fuga, ma alla fine lui chiedeva scusa e lei lo perdonava. Gli episodi di violenza raccontati in aula sono tantissimi, tutti innescati da banalità: “Una volta stavamo guardando un programma comico alla tv e io ridevo, lui si è arrabbiato, mi ha messo le mani al collo e mi ha fatto svenire. Poi mi ha sputato addosso e mi ha sbattuto contro la cucina dicendo che mi avrebbe ammazzata, che quello era il giorno giusto. Mi è venuto un grosso ematoma, molto gonfio, sulla fronte, che mi è rimasto per tre mesi. Allora mi ha finalmente portato in una clinica privata”.

La donna ha riferito di episodi violenti anche nei confronti di altre persone: “Ha accoltellato un vicino di casa e poi, prima dell’arrivo dei carabinieri, con molta lucidità, si è tagliato le mani per far credere di essere stato aggredito per primo e di essersi solo difeso. Ha picchiato anche gli altri vicini e ha pestato a sangue un ragazzo fuori da una discoteca”.

Una volta la donna si è rifugiata in banca, un’altra in un pub, dove ha chiesto aiuto ai presenti, che hanno chiamato i carabinieri. Nel maggio 2023 lei si era convinta a lasciarlo ma voleva andare a riprendersi le sue cose, così i due coniugi si sono trovati, lei gli ha parlato della separazione e lui è andato su tutte le furie. A casa l’ha presa per la gola e l’ha sbattuta sul letto, l’ha spogliata e violentata “intanto mi minacciava con una pistola. Aveva diverse armi in casa, pistole e coltelli”.

I carabinieri, conoscendo l’imputato, tentavano di avvertire la donna, come hanno dichiarato testimoniando in aula, dicendole di andarsene via, così lei è stata ospite di un’amica prima a Torino, poi a Lecco. Quando l’uomo è stato portato in carcere in seguito ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip per le 4 rapine, la ragazza è tornata a casa sua e ora ha avviato le pratiche per la separazione e il divorzio.

Prossima udienza l’8 maggio.

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