• Abbonati
Tennis

“Sinner a 17 anni era timido, ma conquistò subito tutta Bergamo. E quel giro in motorino…”

Pako Carlucci, storico presentatore del Challenger, ricorda lo Jannik del 2019: "Avevo già la sensazione che potesse diventare un ragazzo da milioni di euro"

Bergamo. Un discorso piuttosto impacciato, come d’altro canto può capitare ad ogni diciassettenne. Che di talenti ne ha tanti, in ambito sportivo e comunicativo, ma che quando si trova di fronte un grande pubblico ha un po’ bisogno di sciogliersi: “Sono più in difficoltà ora rispetto a quando giocavo…” scherzava Jannik Sinner. Poi, alla fine della premiazione dopo aver ricevuto i vari regali per la vittoria nel Challenger di Bergamo, un giro in sella ad uno scooter sul campo del PalaAgnelli.

A guidare il mezzo c’era Pako Carlucci, oggi 48 anni, conduttore, intrattenitore e membro nell’organizzazione di coaching “Il Passo Successivo”, pugliese di nascita ‘prestato’ al tennis orobico. Ha visto Sinner da vicino, in campo e fuori dal campo: “E posso dire di averlo portato in sella ad una moto: mica poco”.

Pako è la voce del torneo già dalla prima edizione nel 2006: “C’era la volontà di fare anche dell’intrattenimento durante le pause: io, oltre ad annunciare i giocatori, presentandoli, avevo anche il compito di tenere il pubblico all’interno del palazzetto. Marco Fermi, direttore del torneo, ha voluto conservare negli anni questo aspetto”.

Nel 2018 arrivò Berrettini e vinse, mentre l’anno dopo…

“…vidi questo ragazzino di 17 anni, che aveva avuto una wild card per partecipare. Era arrivato dalle qualificazioni, le giocava ad Alzano. Poi è arrivato al PalaAgnelli e lì mi sono reso conto di quanto fosse timido, molto timido, ma in campo aveva già chiarissimo il suo obiettivo”.

“Ricordo bene che partita dopo partita si era creata una silenziosa sinergia, perché prima di iniziare il match guardava sempre verso me me e il dj al nostro tavolo: lo incitavamo. Sono riuscito a parlare con lui solo alla premiazione: era talmente timido che finiva le partite, chiudeva il suo borsone e se ne andava subito”.

Si percepiva la sua aura?

“Quella sensazione di avere di fronte un giocatore speciale l’ho percepita da subito, poi quell’anno c’erano diversi italiani e il pubblico bergamasco quando giocano gli azzurri risponde sempre presente. A maggior ragione nel momento in cui i non addetti ai lavori hanno visto questo ragazzino coi capelli rossi che prendeva a pallettate chiunque. Era una novità. È entrato subito nel cuore dei tifosi, dopo la sua prima partita sul centrale il Palazzetto era sempre gremito. Nel giro di tre match ha conquistato tutti”.

Jannik Sinner

E tra gli addetti ai lavori cosa si diceva?

“Di solito ci sono tanti allenatori nell’ambito della nazionale italiana che vengono a Bergamo. Come detto, quell’anno c’era una partecipazione di italiani molto forte, c’erano anche Quinzi e Musetti, giovani che orbitavano all’interno del sistema Nazionale, molti però erano interessati alla sua presenza”.

In campo com’era?

“Deciso e caparbio, con l’ingenuità di un 17enne, ma si capiva che non era destiniato a essere solo una meteora. Un ragazzo con una mentalità giusta per vincere. Lo ha dimostrato agli Australian Open: anche sul 2-0 ha avuto il clic giusto e non quello sbagliato. E poi aveva un rapporto molto stretto col suo team di allora: in un percorso di un ragazzo è anche giusto sbagliare, perché è dagli errori che nascono i corretttivi e i miglioramenti. Lui era lì per divertirsi, aveva questo mandato, ‘gioca e divertiti’, lo ha fatto e ha vinto. Non è una cosa che ti aspetti contro giocatori che sono da anni in orbita Atp”.

E la premiazione.

“Mi riconosco la capaictà di rendere informale la formalità, nel tennis spesso le persone sono tutte un po’ serie e impostate, invece il torneo di Bergamo permette di sciogliersi un po’. Jannik si sentiva a suo agio. Aveva tremila persone intorno, aveva battuto un italiano… A un certo punto mi son lasciato andare. Siamo riusciti a strappargli un sorriso. Fino a quel momento avevam sempre visto il Sinner concentrato sul gioco, invece lì abbiamo visto un altro lato di lui: ha ringraziato tutti, il pubblico, gli organizzatori, i giudici… Come dopo l’Australian Open. Questo fa capire come sia qualcosaa che lui veramente sente dentro: è bello quando accosta le sue vittorie alle persone che sono con lui”.

Poi se lo è caricato sul motorino, in giro per il PalaAgnelli con 50 special in sottofondo.

“Non capiterà mai più una cosa del genere! Gli proposi di fare un giro, mi rispose che non aveva la patente e dovevo farlo io. Ho replicato: ‘saliamo insieme’! Facemmo questo giro d’onore. Dentro di me mi dicevo che sicuramente stavo facendo qualcosa che tra qualche anno avrebbe assunto un suo significato. E Jannik si è messo in gioco”.

Le diceva qualcosa?

“Salutava tutti, mi diceva di andare piano, io però continuavo a pensare ‘sto portando dietro una persona che tra qualche anno varrà qualche milione di euro!'”.

Aveva ragione.

 

Vuoi rimanere sempre aggiornato con le ultime notizie di Bergamonews? Clicca su questo link ed entra nel nostro canale Whatsapp, dove potrai ricevere le news più importanti della giornata.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
Jannik Sinner
Tennis
Da Bergamo a Melbourne: Sinner trionfa all’Australian Open cinque anni dopo il Challenger
Sinner Gasperini
L'apprezzamento
Anche Gasperini è fan di Sinner: “Sono i giovani come lui a dare energia a questo paese”
italia coppa davis
Un 2023 da record
L’anno d’oro del tennis italiano: dai colpi di Sinner al trionfo in Coppa Davis
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI