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Il commento

No al cibo sintetico, soddisfatta Coldiretti Bergamo: “Coltiviamo i nostri campi, non l’ignoranza”

Il presidente Gabriele Borella: "Per questo abbiamo voluto una legge che fermasse una deriva che mette a rischio la sana alimentazione e il futuro del cibo Made in Italy"

Dopo l’approvazione del Senato, anche la Camera ha dato il via libera alle legge che vieta la produzione e la commercializzazione in Italia di carne coltivata e altro cibo sintetico. Una decisione accolta con entusiasmo da Coldiretti Bergamo: “Non coltiviamo l’ignoranza come qualcuno vuole far credere, coltiviamo i nostri campi e alleviamo il nostro bestiame per produrre cibo di qualità e far vivere il territorio che ci circonda. Per questo abbiamo voluto una legge che fermasse una deriva che mette a rischio la sana alimentazione e il futuro del cibo Made in Italy”. Commenta il presidente di Coldiretti Bergamo, Gabriele Borella.

“Ora la nostra azione si sposta in Europa – spiega Borella -, dove l’Italia  che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche di tutela della salute dei cittadini”.

La legge sul cibo artificiale è un risultato che tutela la qualità, la salute e i primati Made in Italy con la dieta mediterranea, un modello alimentare che ha garantito agli italiani valori record di longevità e che si è affermata a livello planetario tanto da classificarsi come migliore dieta al mondo del 2023 sulla base del best diets ranking elaborato dai media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori.

“La Coldiretti – evidenzia Borella – ha il merito di aver acceso i riflettori su un business in mano a pochi ricchi e influenti nel mondo e fino ad ora tenuto nascosto ma che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda, con la positiva apertura di una discussione nel Paese, nei comuni, nelle regioni e in Parlamento che rappresenta la casa della democrazia.  A chi ci accusa di oscurantismo dico che non abbiamo fermato la ricerca, quella deve proseguire purché sia libera e indipendente”.

La mobilitazione della Coldiretti insieme a Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia è stata ispirata al principio di precauzione per una nuova tecnica con enormi rischi potenziali di fronte ad una ricerca monopolizzata da pochi gruppi e grandi finanziatori. Secondo la Fao e l’Oms, infatti “attualmente esiste una quantità limitata di informazioni e di dati sugli aspetti della sicurezza alimentare degli alimenti a base di cellule per aiutare i regolatori a prendere decisioni informate”.

Non è un caso che in Paesi dove è stata consentita la vendita come Israele, prima del consumo, venga chiesta la firma su una liberatoria dalle responsabilità e conseguenze sulla salute. Ma pesano le preoccupazioni anche sul piano ambientale. I risultati della ricerca realizzata da Derrick Risner ed i suoi colleghi dell’Università della California a Davis hanno evidenziato che il potenziale di riscaldamento globale della carne sintetica definito in equivalenti di anidride carbonica emessi per ogni chilogrammo prodotto è da 4 a 25 volte superiore a quello della carne bovina tradizionale.

“Per sostenere la nostra richiesta –  prosegue Borella  – abbiamo raccolto oltre  2 milioni di firme, di cui più di 5.000 nella Bergamasca e ben trentanove sigle hanno firmato unite il Manifesto in favore della cultura del cibo di qualità e contro quello artificiale e di laboratorio. Mentre si lavora sul fronte scientifico per capire gli effetti sulla salute di questi nuovi prodotti”.

Il provvedimento varato dal Parlamento nazionale pone il nostro Paese all’avanguardia e trova terreno favorevole anche in buona parte dell’opinione pubblica europea dove si sta diffondendo una nuova consapevolezza circa i pericoli legati a una tecnologia dai contorni oscuri, con molte incognite che rischia di cambiare per sempre la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda. Una eventuale richiesta di autorizzazione alla commercializzazione che dovesse pervenire all’Ue non potrebbe essere valutata con le procedure ordinarie dei novel food ma per gli ingredienti utilizzati vanno applicate nell’Unione Europea le stesse procedure previste per i medicinali, che necessitano di approfondite prove sperimentali

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