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Barbata

Maltrattata e fatta abortire con un’iniezione dal compagno, decide di ritirare la denuncia

La testimonianza della donna durante il processo a carico del convivente, indiano di 28 anni. "Ora sto bene, mi sto rifacendo una vita senza di lui"

Barbata. “Quel giorno, dopo l’iniezione, sono stata malissimo. Continuavo a vomitare e ad andare di corpo, mi sentivo morire e volevo essere accompagnata in ospedale. Lui era in bagno con me e invece di aiutarmi si drogava”.

L’iniezione alla quale fa riferimento la donna, indiana di 34 anni, parte offesa nel processo a carico del convivente, L.V., un connazionale di 28 anni accusato di maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale, è quella che nell’agosto 2020, l’ha portata ad avere un aborto.

L’uomo è comparso nella sua vita nell’estate 2019, quando ha iniziato a frequentare casa sua perché amico del marito. Dapprima si presentava saltuariamente, poi si è trasferito in pianta stabile nonostante il parere contrario della donna. Tra i due con il tempo era nato un sentimento: “Ricordo perfettamente che il 3 novembre 2019 stavamo andando in auto a Brescia e lui mi ha confessato che provava qualcosa per me. Mio marito era spesso violento nei miei confronti, quindi ho iniziato una relazione con L.V. e l’11 gennaio 2020 me ne sono andata di casa con lui”, ha raccontato la 34enne dal banco dei testimoni.

Il 28enne faceva uso di sostanze stupefacenti, in particolare eroina: “Ho prenotato tante volte una visita al Ser.T, ma lui non si presentava mai. Quando non si drogava era un uomo gentile, andavamo d’accordo, ma quando riprendeva era molto violento, mi picchiava con pugni, spintoni, schiaffi. Poi mi chiedeva scusa e io lo perdonavo”.

La coppia ha vissuto per qualche tempo in provincia di Pordenone, poi in provincia di Brescia da alcuni parenti e infine a Barbata, dove vivevano gli zii dell’imputato.

Ed è lì, a casa loro, che alla donna è stata fatta l’iniezione abortiva. Sulla decisione di non tenere il bambino i due erano entrambi d’accordo: “Siamo andati all’ospedale di Chiari, al pronto soccorso, ma c’era il Covid, c’era tantissima gente e sono stata lì tutto il giorno mentre lui diceva che mi avrebbe aspettata in macchina. Poi la sera mi ha detto di venire via, di andare a casa con lui”.

La coppia ha raggiunto l’abitazione degli zii, dove la zia ha consigliato di rivolgersi ad un medico indiano che avrebbe dato loro dei farmaci per procurare un aborto. I due si sono fatti consegnare la fialetta, ma la 34enne era titubante, non si fidava, voleva andare in ospedale. “Lui piangeva, non sapeva se farmi l’iniezione, ma poi me l’ha fatta e un quarto d’ora dopo ho iniziato a stare molto male. Nessuno si curava di me, nemmeno la zia, che ha dormito tutta notte e non mi ha dato attenzioni nemmeno l’indomani mattina, quando ho chiesto un po’ di succo di frutta. Non mi dava né da bere né da mangiare. Lui non c’era, era fuori a drogarsi”.

Dopo aver abortito la donna ha dichiarato di avere avuto perdite ematiche per più di un mese. “Non stavo bene, ma lui voleva avere un rapporto sessuale con me. Io gli spiegavo la situazione, non volevo, ma lui insisteva. Alla fine gli ho detto di fare quello che voleva, come quando mi picchiava. Ero ormai rassegnata anche perché mi ero messa da sola in quella situazione. Quella volta non è comunque riuscito ad avere un rapporto con me”.

La donna, considerata la situazione di forte stress dovuta alla separazione dal marito e dal figlio, ai maltrattamenti e all’aborto, ha iniziato ad avere problemi di depressione e ad abusare di alcol. “Mio cugino mi ha portata in ospedale, dove ho raccontato quanto mi stava succedendo. Sono arrivati i carabinieri, ho sporto denuncia e sono stata portata in un appartamento protetto per 4 settimane. Da lì non ho più visto né sentito L.V.”.

Alla domanda del giudice se intendesse rimettere la querela, la 34enne ha risposto: “Io ora sto bene, sono in cura, lavoro, sto sistemando la casa, mi sto rifacendo una vita. Sono due anni che non vedo mio figlio. Lo voglio vedere. Sì, intendo rimettere la querela”.

La prossima udienza è stata fissata per il 14 marzo 2024.

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