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L'intervista

In 7 mesi 32 vittime di incidenti stradali: serve un cambio di mentalità per avere più sicurezza fotogallery

Alla fine di luglio sulle strade bergamasche già 32 persone hanno perso la vita in incidenti. L’esperienza e l’impegno dell’Associazione italiana familiari vittime della strada, attiva in provincia dal 2007. Dall’autunno prossimo un’azione congiunta con l’ACI per la formazione e la prevenzione

Bergamo. Vittime della strada. Quanto sta avvenendo sulle strade è più di un’emergenza e da tempo nei notiziari si parla di stragi. Dall’inizio dell’anno alla fine di luglio sono 227 i pedoni che hanno perso la vita sulle strade italiane. Nell’ultimo weekend: 35 le vittime, 5 delle quali pedoni; e da gennaio a oggi sono 32 i bambini periti, 8 dei quali pedoni; 9 sono morti nel solo mese di luglio con la tragica media di 2 a settimana.

A Milano ha perso la vita un giovane di 18 anni che camminava sul marciapiede, investito schiacciato contro un palo da un’auto uscita di strada dopo violento scontro.

A Verona un ragazzo di 13 anni è stato investito e ucciso da un’auto pirata mentre camminava sul ciglio della strada provinciale: fosse stato subito soccorso, poteva essere salvato, hanno detto i medici della terapia intensiva. Il conducente è stato poi identificato, fermato grazie alle telecamere e denunciato per omicidio stradale, fuga e omissione di soccorso: ha 39 anni e precedenti per guida in stato di ebbrezza. Due giovani, entrambi pedoni, innocenti, morti nel volgere di poche ore.

Educazione come punto di partenza

Nella provincia di Bergamo è attiva e operativa dal 2007 in materia di responsabilizzazione di tutti gli utenti l’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada (www.vittimestradabergamo.it). A darle vita è stata la generosa intuizione di Ivanni Carminati che in un incidente perse il figlio Cristiano di 9 anni. “Ci manchi CRIS, ci mancano i tuoi occhioni pieni di vita, le tue risate, il tuo modo educato e gentile di quando ci parlavi, ma al tempo stesso estroverso e allegro di quando giocavi. Grazie per i momenti belli che abbiamo passato insieme, grazie di cuore” sono le parole con cui Ivanni, la moglie Patrizia e i figli Irene e Sebastiano hanno voluto ricordarlo, trasformando il dolore in un impegno per la vita e la sicurezza sulle strade.

Questa associazione organizza incontri, tiene corsi di formazione per gli insegnanti, svolge opera di divulgazione, distribuisce materiale, non trascura niente di ciò che contribuisce a creare un cambio di mentalità. Inutile infatti parlare di fatalità, ineluttabilità, destino o circostanze, quando queste sono disinvoltamente ignorate. Si impongono controlli più sistematici e meno occasionali sulle strade, come va auspicando da tempo il presidente dell’ACI di Bergamo Valerio Bettoni. E proprio l’ACI sta moltiplicando gli sforzi di prevenzione, coinvolgendo quanti più soggetti e
associazioni per una campagna costante, affinché tutti gli utenti “vedano” prima i pericoli e non quando purtroppo un incidente è accaduto. Tra i partner di questa campagna che sarà accentuata dall’autunno prossimo con la riapertura delle scuole, c’è l’Associazione Familiari e Vittime della Strada di Filago. Abbiamo intervistato il presidente, Ivanni Carminati.

Quante persone hanno perso la vita nel 2022 sulle strade bergamasche? E l’andamento 2023 cosa fa registrare?

Nel 2022 sono state 49 le persone che hanno perso la vita in incidenti stradali residenti nella provincia di Bergamo. Negli ultimi anni la tragica media oscilla sulle 50-60 vittime. Purtroppo alla fine di luglio del 2023 si contano già 32 vittime.

Davanti a queste drammatiche cifre, non possiamo limitarci a impressionarci un po’. Da che parte cominciare per invertire la tendenza?

Dal mio punto bisognerebbe fare più prevenzione, più incontri nelle scuole, perché gli studenti saranno i futuri utenti della strada. Più controlli da parte delle forze dell’ordine, ma si sa che l’organico non è sufficiente per poter coprire tutto il territorio in maniera capillare.

Quando si perde un figlio, con quale animo si può riprendere a guardare la vita?

La perdita di un figlio per i genitori è il dramma più grande che possa accadere. Si è abituati ad accompagnare al cimitero i nonni, magari anche i genitori, ma un figlio che muore è un dramma difficile da accettare. I figli sono il futuro, l’attenzione della nostra vita, i nostri sogni. Specialmente se è l’unico figlio. Noi familiari siamo costretti a convivere con il nostro dolore per il resto della vita. Ma la vita continua, la nostra attenzione si concentra sugli altri figli se ne abbiamo ancora. Dobbiamo cercare di ritrovare il nostro equilibrio di prima, anche se non è facile. Le varie
festività non sono mai più come prima, i ricordi si faranno sentire più lancinanti in quei giorni.

Un congiunto che muore in un incidente della strada lascia in chi resta uno squarcio affettivo che non si cicatrizzerà più. Quanto possono essere di aiuto per i familiari il ricordo, la vicinanza, la condivisione, la solidarietà?

È molto importante non lasciare i familiari da soli. Come associazione contattiamo i familiari con una lettera di condoglianze, offriamo assistenza psicologica e legale, ma la cosa più importante è l’aiuto morale. Parlare con altre persone che hanno subito lo stesso dramma è molto d’aiuto: non dobbiamo e non possiamo lasciarli soli con il loro dolore.

E la memoria di queste tragedie come può essere orientata a creare comportamenti di prudenza e di rispetto della vita sulle strade?
Molti familiari si danno al sociale che può essere l’oratorio, l’Auser, polisportive di vario genere. L’importante è tenersi attivi, questo aiuta molto a superare la lacerazione di un vuoto incolmabile nella propria vita.

Comportamenti rischiosi con troppa disinvoltura

Partendo dalla sua esperienza e dalla sua sensibilità, che lettura fa dei comportamenti che si vedono ogni giorno sulla strada?

Purtroppo si vedono ogni giorno comportamenti rischiosi da parte di utenti della strada. Le cause si ripetono purtroppo: velocità, l’uso del cellulare al volante, una guida prepotente, la fretta di arrivare, l’imprudenza e l’inosservanza della segnaletica e delle regole del Codice.

Come associazione riscontra alcuni incoraggianti risultati dall’attività e dalle iniziative di prevenzione messe in atto?

Rileviamo incoraggianti risultati quando facciamo incontri nelle scuole o con la popolazione. Diversi ragazzi anche dopo alcuni anni ci dicono che si ricordano dell’incontro fatto nella loro scuola, di certe esperienze sentite, di filmati che sono rimasti impressi nella loro mente e questo ci conforta e ci motiva a continuare nell’opera di prevenzione e sensibilizzazione.

Appunto, si parla e si insiste molto sulla prevenzione e sulla responsabilità di ogni utente della strada: ritiene che bastino per cambiare il corso della situazione? Non c’è il rischio che molti sforzi scivolino via nell’indifferenza?

Purtroppo per alcuni il tema degli incidenti è una ipotesi remota alla quale non si pensa. Vuoi che capiti proprio a me? L’incidente può capitare a tutti, esperti alla guida oppure no, colpa propria o colpa altrui. Non bisogna mai abbassare la guardia mentre si è alla guida di un veicolo.

Raddoppiando la velocità spazi di frenata quadruplicati

Che idea si è fatto delle nuove norme annunciate per aumentare la sicurezza di tutti sulle strade?

Sono favorevole alle nuove norme, come casco per monopattini, assicurazione obbligatoria, targa ecc.; le nuove leggi non devono passare solo come messaggio di repressione, ma come responsabilità per una guida sicura e nel rispetto delle regole. Se una persona guida osservando le norme non dovrebbe avere paura di incapparein sanzioni.

Velocità eccessiva, segnaletica ignorata, distrazioni, alcol e droghe, veicoli fuori controllo… Dal suo osservatorio, quali sono i lati più deboli, che si traducono poi in puntuali infrazioni del Codice, nei comportamenti delle diverse categorie di utenti della strada?

Diciamo che ogni categoria di utenti della strada ha i propri comportamenti a rischio. Ci imbattiamo in ciclisti che viaggiano a tutto campo e non in fila indiana, motociclisti che superano colonne di auto ferme, automobilisti che usano il cellulare mentre guidano, ma anche pedoni che non attraversano sulle strisce dove ci sono o non si accertano che il veicolo che si avvicina li abbia visti e che stia rallentando. Sono tantissimi i fattori a rischio…

In ordine di priorità, che cosa servirebbe a livello di provvedimenti e interventi perché le strade non diventino il pericolo pubblico che di frequente si rivelano per irresponsabilità colposa di vari soggetti?

C’è il problema delle buche, un oggettivo pericolo per tutti; c’è la scarsa segnaletica, in alcuni casi nascosta da alberi o cespugli… I fattori precipitanti sono molteplici. Non mi stanco però di ripetere che viaggiare a 50 Km/h non è come viaggiare a 100, la velocità fa la differenza. Quanti tengono in considerazione il fatto che raddoppiando la velocità, gli spazi di frenata quadruplicano? Guidare con prudenza e rispettare il Codice della strada fa la differenza, che è spesso il confine fra la vita e la morte.

sicurezza sulla strada
Momenti della celebrazione della Giornata mondiale delle vittime della strada nel novembre 2022 a Ciserano

Una dimostrazione pratica nell’ambito delle prove di prevenzione per la sicurezza sulle strade.

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Gruppo delle autorità e la liturgia commemorativa nella chiesa parrocchiale.

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Un primo piano del presidente dell’Associazione familiari vittime della strada, Ivanni Carminati e, accanto, la comandante della polizia stradale, Mirella Pontiggia.

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