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Il progetto

Unibg e l’ipotesi della facoltà di Ingegneria all’ex Reggiani, Dalmine preoccupata: “Avrebbe ricadute disastrose”

Il gruppo Pessina ha presentato una proposta all'ateneo, da sempre a caccia di nuovi spazi: al momento nulla di definito e di definitivo, ma la notizia ha già destato grande preoccupazione

Portare la facoltà di Ingegneria da Dalmine all’area dell’ex Reggiani: è questa la proposta arrivata sul tavolo del rettore dell’Università di Bergamo Sergio Cavalieri  da parte del gruppo Pessina, realtà storica nel panorama edilizio italiano che nell’autunno del 2021 è passata sotto il controllo della divisione Real Estate di Ags Spa, oggi proprietaria dell’aria in questione.

Un progetto, svelato domenica dal Corriere della Sera, che ha creato una sorta di terremoto all’interno del mondo accademico in primis e amministrativo poi, con reazioni piuttosto sorprese in particolare da Dalmine dove il polo universitario rappresenta a tutti gli effetti uno dei centri di gravità delle dinamiche del comune.

E, tra l’altro, oggetto di un progetto di ampliamento per il quale si era siglato un accordo nella primavera del 2016, che prevedeva il recupero dell’area dismessa dell’ex cabina primaria Enel di via Marconi: un recupero ambizioso, che avrebbe dovuto essere completato entro il 2021 ma che si è poi arenato.

“La notizia del piano per spostare la facoltà di Ingegneria da Dalmine a Bergamo, nella zona della ex Reggiani, ci allarma e non poco – commentano da Insieme per Dalmine e Dalmine Bene Comune – Se tutto ciò fosse confermato, Dalmine potrebbe perdere un polo accademico all’avanguardia con ricadute disastrose per l’intero territorio. Molti sono gli aspetti che ci preoccupano: lo spostamento della facoltà comporterebbe l’abbandono delle attuali strutture universitarie che andrebbero riqualificate e la cui destinazione d’uso andrebbe ripensata, col rischio di ritrovarsi con edifici vuoti nel cuore della nostra città. Ancora: gli studenti, cuore pulsante dell’Università, si troverebbero dinanzi all’ennesimo disagio logistico. Pensiamo anche all’indotto economico, con tutta una serie di attività correlate al mondo universitario danneggiate dall’oggi al domani. Infine ci chiediamo che ne sarà del Point, il polo tecnologico legato all’università, per il quale, con questa decisione, si prospettano scenari non incoraggianti. Lo spostamento a Bergamo della facoltà di ingegneria sarebbe un disastro, insomma. In tutta questa situazione l’amministrazione comunale sembra assente. Chiediamo che sindaco e giunta prendano in mano la situazione, avviando, nei limiti delle loro competenze, tavoli di confronto con tutti i soggetti coinvolti, a cominciare dall’università e dalle organizzazioni studentesche. Non mancheremo di far sentire la nostra voce in consiglio comunale e fuori per preservare quel polo culturale e tecnologico che ha portato Dalmine all’avanguardia negli ultimi decenni. Auspichiamo la massima unità di intenti e di azione con tutte le forze politiche di minoranza per far sì che ‘Dalmine città universitaria’ resti realtà e non uno slogan elettorale”.

“Siamo preoccupati e sorpresi da questa notizia, anche considerando i lavori di espansione del campus a Dalmine – aggiungono da Nostra Dalmine -. Stiamo già scrivendo un’interrogazione urgente rivolta all’Amministrazione per chiarire tutti gli aspetti legati alla questione”.

Sorpresa anche l’amministrazione comunale, che con l’Università ha rapporti continui, ma all’oscuro di un eventuale progetto di trasloco di Ingegneria verso il capoluogo.

Per il momento, comunque, si tratta solo di un’idea, anche se dall’ateneo non possono che guardare con favore a una proposta di acquisizione di nuovi spazi, da sempre una priorità per l’Unibg.

Rimane comunque complicato immaginare una smobilitazione completa del polo dalminese (eventualità smentita dal rettore), dove tra l’altro trovano posto sia il Cus che diverse residenze universitarie, oltre che una delle tappe del nuovo collegamento “e-Brt”: il progetto di trasporto pubblico locale veloce, su mezzi elettrici e principalmente su corsia preferenziale, finanziato integralmente dal Pnrr con una quota di 80 milioni, era nato addirittura con il nomignolo di “sentiero della conoscenza”, per il tragitto con tappa al Kilometro Rosso, alla facoltà di Ingegneria e al vicino Point.

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