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L'intervista

Thomas Manfredini: “Scalvini è già pronto per giocare in un grande squadra”

L'ex difensore nerazzurro: "L'assenza di Palomino avrà un peso, ma nessuno è fondamentale e Gasperini saprà trovare soluzioni"

Bergamo. Per sei anni difensore dell’Atalanta di cui è stato anche capitano, oggi allenatore a San Marino e anche driver di cavalli, con una breve parentesi in politica. Thomas Manfredini oggi a 42 anni guida La Fiorita, società del piccolo stato al confine tra Emilia Romagna e Marche, ma non dimentica il passato, anzi, la Dea resta tutt’ora nel suo cuore.

Dobbiamo chiamarla mister: come sta andando la prima esperienza in panchina?

“Per ora bene, ho appena iniziato. Il livello è più o meno quello dell’Eccellenza e della Serie D italiane, per essere la prima esperienza in assoluto va bene così. Sto lasciando un po’ da parte i cavalli, li guardo solo alla tv”.

Così come d’altro canto fa con l’Atalanta. Quanto la sta colpendo la crescita esponenziale di Scalvini?

“Essere un titolare quasi inamovibile ad un’età così giovane è sintomo di forte personalità e affidabilità. Ha 19 anni, ma è già maturo anche a livello mentale per essere un perno di una squadra importante come l’Atalanta. Migliorerà ancora, perché accumulerà esperienza e ha grandi margini. Parte già ad un punto altissimo ed è un prospetto di uno step superiore rispetto ad altri. Forse addirittura già pronto per le grandi squadre”.

Si parla già di un forte interessamento dell’Inter.

“Io considero l’Atalanta una delle prime 5-6 squadre, quindi è già ad un livello altissimo ad ora. Poi è normale che la società a volte debba vendere e se ci sono interessamenti importanti si fatica a trattenere i giocatori giovani. Resta il fatto che quando si parte da Bergamo si ha già accumulato una certa esperienza. Ha ancora tutto il futuro davanti a sé, può fare un percorso come lo ha fatto Bastoni, che però ha saltato lo step della prima squadra a Bergamo”.

Ormai lo stiamo vedendo come difensore centrale, ma le piace di più in quel ruolo o a centrocampo?

“Considero importante che un giocatore giovane abbia la possibilità di coprire vari ruoli, ma conta tanto anche definirsi in una zona chiara del campo. L’interesse delle grandi squadre è per lo Scalvini difensore, anche perché in Italia in quel ruolo così forti alla sua età ce ne sono meno. Resta comunque un’altra testimonianza della qualità della produzione del vivaio nerazzurro in termini di difensori. Il percorso fatto finora da Scalvini fa capire chiaramente che senza imprevisti avrà certamente un futuro importante”.

Giorgio Scalvini Atalanta

A proposito di giovani difensori usciti dal settore giovanile di Zingonia, un altro è Caleb Okoli, che ad ora sta avendo meno spazio.

“Vero, ma Gasperini è un allenatore che dà tempo al tempo. Ci sono tanti giocatori che con lui sembrano messi da parte e poi finiscono per essere protagonisti, in ultimo Boga. Il mister sa capire e vedere le cose al momento giusto: a volte mette in campo calciatori che sembrano indietro nelle gerarchie e puntualmente ottiene i risultati. Okoli può avere opportunità importanti nel momento in cui capitano assenze o infortuni”.

Come quello occorso a Palomino, che starà fuori un mese. Quanto pesa dover affrontare un altro mese senza il miglior giocatore della passata stagione?

“Credo che nell’Atalanta siano tutti importanti, ma nessuno è fondamentale. Gasperini ha sempre trovato soluzioni diverse quando ha avuto delle mancanze, qualcuno che risolva i problemi salta sempre fuori. L’organico comunque è profondo: oltre a Demiral c’è Djimsiti, che sta giocando anche meno degli anni scorsi, poi lo stesso Okoli. Insomma, ci sono diversi profili che possono sostituirlo”.

Quindi non vede il rischio che la difesa si disunisca, anche alla luce di alcune incertezze emerse nelle ultime partite.

“Ciò che ho riconosciuto nel Mister lavorando con lui al Genoa (stagione 2013/14, ndr) è che non ha regole fisse e non si fa problemi a cambiare all’ultimo minuto, anzi, ha svariate intuizioni. Spesso cambia ruoli ai giocatori. Rischia consapevolmente. Una volta avevamo preparato una partita in settimana lavorando su un certo tipo di formazione per molti giorni. Poi, prima di scendere in campo per il riscaldamento, ci ha dato una formazione diversissima rispetto a quella che avevamo provato. Funzionò. È un allenatore che prende rischi consapevoli”.

Thomas Manfredini

Anche perché c’è un attacco che compensa, per usare un eufemismo.

“Sì, anche se all’inizio era un’Atalanta diversa, vinceva di misura e c’era un’impostazione differente. Poi ora le cose sono cambiate, subisce più gol ma ne fa di più, d’altronde il rovescio della medaglia c’è sempre. Rischia in difesa, ma con la fiducia che ha il gruppo è anche giusto insistere su questo gioco e cercare di attaccare e costruire. I risultati si stanno vedendo, sono evidenti. Lo stop per il Mondiale è caduto a fagiolo perché ha permesso di lavorare sui problemi e a livello fisico. È tornata l’Atalanta che mette sotto tante squadre”.

Il Manfredini difensore come avrebbe marcato Rasmus Højlund?

“Facendogli sempre prendere la palla addosso, sempre girato di spalle. È un giocatore di prospettiva e l’Atalanta ci ha visto lungo. Sta mettendo in panchina uno come Duvan Zapata, che fino a poco tempo fa era uno dei leader. I valori dei giovani in un contesto di gruppo emergono. Anche per questo molti calciatori calano di rendimento quando partono da Bergamo. C’è un sistema e un ambiente che fa renderli al top”.

Lookman invece ha 25 anni, ma nel sistema ci sta a meraviglia.

“La tipologia di calciatore è funzionale al gioco. Non aveva mai fatto una stagione così. Se ha questo rendimento è anche merito dell’Atalanta e di Gasperini”.

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