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Aspra (bagheria)

Una piazza in Sicilia al carabiniere Salvi di Sedrina: l’omaggio (e i valori) del Museo dell’acciuga

A guidarci alla scoperta di questo scrigno c'è Michelangelo Balistreri, istrionico conta e canta storie, anima, col fratello Girolamo, del Museo dell’acciuga e delle arti marinare di Aspra, frazione di Bagheria, a pochi chilometri da Palermo

Un museo dedicato all’acciuga in un piccolo paese siciliano. Dove c’è una piazza che omaggia un giovane carabiniere morto durante un’operazione antimafia. Bergamasco.

No, non solo una piazza: una sintonia. Come può un’acciuga del mare essere in sintonia con un militare di montagna, vi chiederete… È una storia lunga che si può riassumere in poche parole: “L’acciuga racconta i valori della Sicilia. E quando illustri i valori mostri la Sicilia. Quella vera”. Ma la Sicilia vera non dimentica, anzi trova i modi migliori per far risaltare chi si è speso per contrastarne le brutture, le negatività: “Così cancelli la mafia”.

A spiegarlo è Michelangelo Balistreri, istrionico conta e canta storie, anima, col fratello Girolamo, del Museo dell’acciuga e delle arti marinare di Aspra, frazione di Bagheria, a pochi chilometri da Palermo.

Che accoglie i visitatori (più di diecimila all’anno) proprio mostrando la piazza per Filippo Salvi di Botta di Sedrina (nome in codice RAM, affibbiatogli dai colleghi per la sua vasta preparazione informatica), maresciallo dei Ros morto il 12 luglio 2007 a 36 anni mentre installava sistemi di osservazione sul monte Catalfano, tra Aspra e Mongerbino, durante un’azione di contrasto alla mafia, alla ricerca del super latitante Matteo Messina Denaro.

Giusto un anno fa il sindaco di Botta, Stefano Micheli, ha dedicato a sua volta una piazza del paese brembano al carabiniere RAM. Mentre ad Aspra 12 luglio ogni anno si prega per il maresciallo Salvi.

La salatura dell’acciuga dunque come spunto ma anche metafora dei valori di Sicilia. E quelli antimafia in primis. Lo sa bene Michelangelo Balistreri che in prima persona, 7 anni fa, ha denunciato un tentativo di estorsione nei suoi confronti mettendo sotto la lente degli inquirenti un giro importante di uomini d’onore.

Museo dell’acciuga

 

Lo sa così bene che mentre accompagna i visitatori (illustri e non) attraverso gli spazi di quello che era lo stabilimento di famiglia per la salatura del pesce azzurro, tra una latta e una canzone, mostra orgoglioso la sede della Protezione civile, lì, dentro il museo che poi museo non è, almeno non assomiglia a nessuna realtà con questo nome: perché sa di apertura, di vita, di movimento, di testimonianza continua.

Soprattutto per i bambini che si divertono e dimenticano gli smartphone per le windows musicali d’altri tempi (finestre sui paesaggi italiani) o per far muovere i pesci in un game che è l’acquario senza acqua. Si divertono sì e insieme incrociano esempi positivi. Come i disegni di artisti su pezzi di vecchie barche: “Le barche rotte si buttavano, si bruciavano. Per noi è sacrilegio perciò le abbiamo affidate agli artisti”. Che hanno creato speciali quadri e sculture per Falcone e Borsellino, per i 180 bimbi uccisi dalle cosche, per Giuseppe Di Matteo, il bimbo cavallerizzo sciolto nell’acido…

 

Museo dell’acciuga

 

“Nella vita in effetti possiamo diventare pezzi da buttare, come le barche, ma se ascolti i consigli di chi ti vuole bene invece puoi diventare qualcosa di bello, di nuovo”, commenta Michelangelo Balistreri che insieme al fratello Girolamo ha creato ora l’Associazione del museo.

Associazione che non solo racconta la storia dell’acciuga – tra leggende e realtà di mare e di terra – attraverso documenti antichi e attrezzi usati per la pesca e la salagione, ma dà senso concreto a progetti tra vita e cultura: spazi offerti ai giovani musicisti per le prove (dove si può ascoltare la potente voce di Alba Cavallaro intonare brani di Rosa Balistreri), o la sala del cinema Trieste, tra spezzoni di “Nuovo cinema paradiso” e cimeli offerti da Giuseppe Tornatore.

E tanto altro, ovviamente nel nome delle acciughe. Per esempio le copertine dei primi libri di Montalbano (edizioni Sellerio). Perché qui si incrociano anche alcuni ex voto dei pescatori che venivano realizzati con le latte delle acciughe e portati poi al santuario di Altavilla Milicia dove passò Andrea Camilleri, li fotografò e li usò poi come immagine di copertina.

 

Museo dell’acciuga

 

È così che un giovane maresciallo bergamasco trova memoria e una piazza in un museo che “celebra” i piccoli pesci argentei, secondo la leggenda un tempo stelle luminose e vanitose (le engrauline) che fecero arrabbiare la Luna e gli dei e furono cacciate in mare.

 

Museo dell’acciuga

 

Museo dell’acciuga

 

Museo dell’acciuga

 

Museo dell’acciuga
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