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Il patrono di bergamo

“Sant’Alessandro, un giovane con un progetto e un martire che ha lottato per la libertà, come gli ucraini”

Sant’Alessandro s’impone nella memoria perché rappresenta tutti, e soprattutto i ragazzi: ”Credo che anche la sua fisionomia e l’iconografia che lo rappresenta ci restituisca Alessandro come una figura giovane, essendo poi un soldato. E credo che il tema giovanile sia sempre attuale con le sue difficoltà: quelle nel lavoro, quelle economiche, ma anche le difficoltà nel prendere una decisione. Alessandro era un giovane che aveva un progetto. Penso che la sua storia sia un forte sprono ad avere un progetto nella vita, a prendere in mano la propria vita, perché la vita è un valore”

Bergamo. Ogni 26 agosto la città di Bergamo si colora di gioia e di festa per ricordare il proprio patrono, Sant’Alessandro. Un momento di riposo, di celebrazione, di divertimento. Perché quella di Alessandro è una figura che unisce ancora oggi, 1719 anni dopo la morte che lo ha reso martire. “Protettore di uomini” è l’etimologia del suo nome in greco. E proteggere gli uomini è quello che ha fatto: ha lottato per salvare i propri fratelli cristiani dalla persecuzione.

Ma qual è il fascino che la sua figura è ancora capace di rappresentare? Lo abbiamo chiesto a Monsignor Gianni Carzaniga, parroco proprio a Sant’Alessandro in Colonna, il luogo dove il 26 agosto 303 fu decapitato pubblicamente. “La Chiesa ha custodito la sua memoria come martire che ha vissuto ed è morto come Cristo. Gli imperatori Diocleziano e Massimiano chiesero a coloro che facevano parte dell’apparato statale di prestare giuramento di fedeltà, una fedeltà a una realtà assoluta, quella di uno stato totalizzante. Il non giuramento di Alessandro è stata la rivendicazione di una libertà personale a costo della propria vita, di un valore della libertà che dà un senso alla vita. Questa mi sembra la sua modernità”.

Vissuto a cavallo del III e IV secolo, le fonti lo presentano infatti come un soldato, con ogni probabilità bergamasco, comandante di centuria della Legione Tebea (legione romana della città di Tebe, in Egitto) appartenente all’imperatore d’Occidente Massimiano. Fu proprio Massimiano a imporre all’esercito, con un editto promulgato nel 300 dall’imperatore d’Oriente Diocleziano, di ricercare in occidente i cristiani contro i quali era in atto una persecuzione. Ma i legionari, e Alessandro compreso, si rifiutarono perché cristiani a loro volta. Di qui la punizione dei traditori da parte dell’imperatore Massimiano con la decimazione, per due volte, ma anche gli incarceramenti e le fughe di Alessandro tra Milano, Como e Bergamo. Dopo il prodigio di Milano, quando secondo la tradizione durante la sua condanna a morte il giustiziere Marziano non riuscì a decapitarlo per via di una visione che gli trattenne le braccia, Alessandro fu definitivamente giustiziato a Bergamo.

Torturato e ucciso per non aver mai abiurato la propria fede cristiana e i propri principi, la sua storia è ancora un simbolo e oggi si lega tristemente, secondo Monsignor Carzaniga, allo scenario di un’altra persecuzione nel cuore dell’Occidente. “Indubbiamente la vicenda di Sant’Alessandro si lega con quello che stiamo vedendo in Europa, dove uno stato più forte, la Russia, invade con pretesti un altro stato, l’Ucraina, che combatte per rivendicare la propria libertà”.

Ancora più importante è il suo legame con la città di Bergamo però. “Interessante è che a Bergamo il vescovo è arrivato solo cinquant’anni dopo la sua morte: la città non aveva il vescovo, era una piccola comunità. Per questo Sant’Alessandro è l’inizio dell’esperienza cristiana di Bergamo e mai nessuno ha scalfito questo primato, nessun altro santo. Questo nucleo di libertà poi si è amalgamato con la nostra storia e non riesce a staccarsene, perché quello di Alessandro è un gesto generativo”. L’iconografia raffigura sempre il patrono di Bergamo come soldato attraverso la divisa militare e il vessillo gigliato, simbolo di purezza giovanile, di elezione così come segnale evidente del suo martirio.

Ma Sant’Alessandro s’impone nella memoria perché rappresenta tutti, e soprattutto i ragazzi: ”Credo che anche la sua fisionomia e l’iconografia che lo rappresenta ci restituisca Alessandro come una figura giovane, essendo poi un soldato. E credo che il tema giovanile sia sempre attuale con le sue difficoltà: quelle nel lavoro, quelle economiche, ma anche le difficoltà nel prendere una decisione. Alessandro era un giovane che aveva un progetto. Penso che la sua storia sia un forte sprono ad avere un progetto nella vita, a prendere in mano la propria vita, perché la vita è un valore”.

Una curiosità. Al patrono di Bergamo è legato un proverbio della tradizione culturale contadina, anch’esso più che mai attuale. “A San Alessandro acquaiolo o piove o si duole”. Un inno alla pioggia, in tempi di siccità.

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