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Le mostre

Festa di Sant’Alessandro, l’arte che apre al dialogo: così si costruisce la pace

Nel quadro della kermesse “Costruire la pace” molti sono gli eventi culturali in calendario al via dal 22 agosto fino al 28 del mese

Bergamo. Arte nel segno della pace è la formula della festività di quest’anno per il santo patrono Alessandro. Nel quadro della kermesse “Costruire la pace” molti sono gli eventi culturali in calendario al via dal 22 agosto fino al 28 del mese.

Le arti visive hanno un ruolo centrale in questo progetto, grazie a tre mostre realizzate da Fondazione Bernareggi con l’intervento di artisti contemporanei.

In Città Alta, negli spazi dell’Ex Ateneo di Scienze Lettere e Arti e al Tempietto di Santa Croce, sono di scena fino al 28 agosto “Incontro Tendenza” e “Fucur”, frutto del progetto di animazione urbana “Art Together Now”, giunto alla seconda edizione, che coinvolge i giovani degli oratori della città in un processo di co-creazione artistica nel contesto della festa del patrono.

Si tratta di opere a forte impatto visivo frutto di un lavoro a più mani, condotto da Valentina Persico e da Barbara Ventura con i giovani del Villaggio degli Sposi e di Celadina. “Gli oratori di questi quartieri sono diventati spazi di riflessione e di confronto sul tema della pace, che ragazzi e adolescenti hanno subito calato nel proprio vissuto dandovi concretezza”, precisa Giovanni Berera dei dipartimenti educativi della Fondazione Bernareggi, che spiega: “Nel Palazzo dell’Ex Ateneo e nel Tempietto di Santa Croce prendono forma due installazioni con tecniche molto diverse, quasi agli antipodi, in cui emergono sottotraccia le personalità artistiche di Barbara Ventura e Valentina Persico, che con sensibilità e intelligenza si sono messe in ascolto dei ragazzi, trovando, insieme a loro, la forma più adatta ai loro pensieri”.

L’artista Valentina Persico da sempre conduce una ricerca di inter-azione con il contesto, alla ricerca incessante di un dialogo tra opera, spazio, artefice, fruitore e Barbara Ventura, che si occupa di design e pratica esperienze eclettiche in ambito creativo, sviluppa da tempo progetti con taglio etico e sociale. Di fronte alla realtà complessa e multietnica, tutt’altro che facile, dei ragazzi dei quartieri di Villaggio degli Sposi e Celadina, le due artiste si sono messe in gioco portando in primo piano più il percorso che il risultato, in modo che bambini e adolescenti di provenienza mista e dai vissuti più diversi potessero dar forma a pulsioni, angosce, sogni individuali ricomponendoli in un progetto comune.

L’opera “Incontro Tendenza” realizzata sotto la regia di Persico occupa per lungo l’intera parete dell’Ex Ateneo con materie fortemente gestuali e sovrapposizione di pigmenti ed elementi aggettanti in gesso, i quali racchiudono in grumi frasi e pensieri dei ragazzi scaturiti duranti gli incontri con l’artista. È come un magma emerso dalle terre, dalla cenere, dalle materie grezze e brutali, che si offre a diversi livelli di lettura nel segno dell’autenticità delle voci che lo hanno composto. L’opera “Fucur”, invece, si sospende nello spazio raccolto del Tempietto di Santa Croce, nella forma di un drago composto da centinaia di pezzi di carta, pazientemente piegati e interconnessi secondo la tecnica dell’origami modulare e inscritti nella forma dei tanzaku – i desideri e le preghiere che in Giappone si appendono ai rami degli alberi di bambù.

Entrambe le opere si imperniano sui principi di convivenza e valorizzano l’incontro tra le diversità etniche, culturali e religiose . “Questo è l’inizio della pace – sottolinea don Davide Galbiati, parroco di Celadina – Il conflitto nasce quando uno non ascolta più le ragioni dell’altro e inizia a usare la prevaricazione in termini di forza. L’arte ha unito, è andata al di là delle diversità, facendo cultura oltre le singolarità”.

Sabato 27 alle 19, all’Oratorio di San Lupo (Via San Tomaso 3), inaugura invece la mostra di Ferrario Freres “Parabellum. Respiro della guerra e della fame”, a cura di Giuliano Zanchi, una meditazione artistica sul tema delle conseguenze drammatiche degli scontri militari. L’installazione, che prende il nome dall’arma da fuoco del XIX secolo, compone attimi di conflitto visualizzati nell’immagine video di un bossolo che volteggia nel fumo e scorci di un prato d’erba che resiste alla catastrofe.

Sintetizza lo spirito dell’intera iniziativa l’assessora alla Cultura del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti: “Un futuro di pace si realizza attraverso la costruzione politica di giustizia, rispetto dei diritti e democrazia, in un esercizio continuo di incontro, confronto, dialogo. Se non poggia su questi tre pilastri sarà sempre una pace effimera. Tutta la comunità, sia dei credenti che dei non credenti, deve sentirsi impegnata in questo sforzo, uniti nell’idea che Sant’Alessandro è il patrono di tutta la città. Le mostre d’arte in città in questi giorni ci parlano anch’esse di un’arte impegnata e partecipata dalla comunità e dai giovani che la animano”.

 

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