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I libri più censurati: quando la libertà di lettura non è garantita

Leggere rende liberi, ma non sempre nella storia è stato semplice farlo, tra un Harry Potter legato ai riti satanici e la “Fattoria degli animali” troppo inopportuno in Cina ed Emirati Arabi

Francesco Petrarca, uno dei triumviri della letteratura italiana a cavallo tra il Duecento e il Trecento, scrisse: “Interrogo i libri e loro mi rispondono”.

In effetti è cosa nota che leggere aiuta a trovare una risposta a quelle grandi domande che la quotidianità non sempre permette di affrontare con la cura necessaria. Non parlo per forza della triade “chi siamo-dove siamo-dove andiamo?”, ma anche domande più terrene, come può essere “come mai c’è stata la guerra del Vietnam?”

Se ci pensiamo a quest’ultima e i veterani che l’hanno combattuta sono un leitmotiv in molte sitcom o film americani (in Modern Family, Jay ammette più volte di aver combattuto contro “i musi gialli” per citarne una).

Eppure la maggior parte dei giovani difficilmente conosce i dettagli di quel fatto, quanto sia stato brutale e perché sia stata una guerra diversa da tutte le altre.

Grazie, per esempio, a volumi come “1968” di Oriana Fallaci si riesce a rispondere e a trovare un senso a tutte queste domande senza risposta o che magari non ci si è nemmeno mai posti, a veder una fotografia con le luci a neon e i piedini gialli e sporchi dei bimbi vietnamiti, e allo stesso tempo di capire quanta sia stata intensa la cattiveria americana e la tenacia crudele dei vietnamiti.

Ma se un solo libro – per essere pignoli, in questo caso, si tratta della prima parte dello stesso – può rispondere a quesiti, è in grado di farne porre di nuovi e di spiegare le cose come stanno, senza giri di parole… perchè censurarlo?

Nel corso della storia ci sono stati un’infinità di opere che, per diverse ragioni sono stati censurati: perché le donne avevano troppo potere nella storia, come nel “Mago di Oz”, perchè si parla di sessualità in modo troppo esplicito, come in “Lolita” o, caso assurdo, perché parlano dell’importanza dei libri come in “Farhenheit 451”.

Ecco, quindi, l’argomento di oggi: la censura.

L’Italia garantisce la libertà di stampa e di pensiero, come sancito dalla Costituzione, anche se una ricerca di Comparitech ha posizionato il nostro Paese al quattordicesimo posto tra le nazioni in cui la censura su internet è più forte.

Fortunatamente, se così si può dire, i libri difficilmente vengono censurati.

Uno dei libri più censurati della storia è stato “Il Manifesto Comunista” di Karl Marx e Friederich Engles che in Turchia fu vietato dal 1848 al 2013. Facendo due calcoli, per quasi 170 anni non è stato possibile leggere il fondamento della dottrina comunista.

Tutt’oggi esistono dei libri che sono ancora sottoposti a censura come: “American Psycho” di Bret Easton Ellis che non può essere letto in Australia, “Il Codice Da Vinci” di Dan Brown che non può essere letto in Libano e “I versi satanici” di Salaman Rushdie che dalla sua uscita fu bloccato in India, Bangladesh, Sudan, Sud Africa, Kenya, Kuwait e un’altra decina di paesi.

Anche la “Fattoria degli animali” di George Orwell è nella lista dei romanzi proibiti in Cina, Kenya, Cuba ed Emirati Arabi, tutti luoghi in cui la ricchezza è, appunto, mal distribuita.

Ironicamente potremmo dire che Rossella O. Hara, protagonista di “Via col vento”, o la si ama o là si odia.

Per quanto la storia – sia la versione letteraria che l’adattamento cinematografico – sia stata apprezzata da generazioni di giovani, è stata bandita per 65 anni dal regime comunista, mentre nel marzo scorso, dopo le rivolte di BLM, HBO ha deciso eliminato il film tratto dal romanzo di Margaret Mitchell dalla propria piattaforma streaming.

Nel 1933 anche “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Maria Remarque venne bandito dal regime nazista poiché la vicenda riguarda un veterano della Prima Guerra Mondiale che non si tira indietro quando deve raccontare le atrocità del conflitto, facendo anche passare l’esercito tedesco come qualcosa più simile ad un circo che ad un vero e proprio esercito.

Non è strano trovarsi davanti a fenomeni di questo tipo durante le dittature. Quando Mussolini si recò in Abissinia si fece accompagnare da una quarantina di giornalisti che si occuparono di parlare eroicamente del dittatore, dipingendolo come un colosso di umiltà e pace, in grado di comunicare con qualsiasi cultura, infaticabile e pieno di coraggio. La realtà, però, la si ritrova dalle corrispodenza privata dei giornalisti con i parenti o con i giornali per cui scrivevano e, in Etiopia, Mussolini fu tutt’altro che un infaticabile eroe, ma piuttosto uno straniero tra gli stranieri.

Qualcosa di simile capitava durante le battaglie che i giornalisti seguivano in situazioni di disagio e non potevano andare sul campo perché avrebbero assistito ad uno spettacolo tanto atroce come non avrebbero potuto parlare con i soldati perché si sarebbero accorti della loro insofferenza.

Erano quindi costretti a dover scrivere di una guerra che non conoscevano, di vittorie a cui non aveva assistito e di cui non conoscevano l’entità dell’impatto psicologico sui militari.

Cercavano di scrivere quello che sapevano cercando di celebrare sempre il Duce e l’esercito, anche se era chiaro fin da subito ai giornalisti che le truppe italiane si presentavano in netto svantaggio rispetto alle altre.

Eppure tutte queste bugie venivano pubblicate sui mezzi stampa, dette alle radio e nei cinematografi. Era tutto una falsità, una montagna di ossa e di sofferenza su cui era stato posto un velo dorato che camuffava la verità. Anche questa era censura.

Ci sarebbero altri libri vietati o libri di cui è vietata la traduzione, come il Corano che non potrebbe essere tradotto per rispetto alla religione e alla parola del profeta Maometto, ma che in realtà lo si trova anche in libreria e su Amazon.

Si potrebbe dire che fino a relativamente poco tempo fa nei seminari italiani circolavano abusivamente delle copie di “Noi, ragazzi dello zoo di Berlino” perché era idea diffusa che non fosse buona cosa che un futuro prete leggesse di droga e prostituzione. (Se ti interessa avevo già parlato di Noi, ragazzi dello zoo di Berlino qui)

Invece, preferisco concludere scrivendovi le motivazioni per cui un libro è stato censurato, dato che mi hanno fatto sorridere.

Harry Potter fu abolito in alcune parti degli Stati Uniti alla sua uscita perché si riteneva sostenesse l’esoterismo ed incentivasse i giovani ad avvicinarsi al mondo della stregoneria e dei riti satanici. Ovviamente il maghetto creato da J.K. Rowling non è nulla di tutto ciò, ma in alcune comunità Geova la lettura o la visione dei film di Harry Potter è ancora vietata. (Di Harry Potter ho parlato qui )

Leggere rende liberi, lo sappiamo, ma non sempre nella storia è stato semplice farlo e quindi concludiamo, così come abbiamo aperto con una citazione di una grande autrice, il cui romanzo più famoso, “Il buio oltre la siepe”, fu censurato: “Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?”

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