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Dalla morte di Flavio e Gianluca al racconto della tossicodipendenza con un libro “cult”

Ancora una volta ci leghiamo all’attualità per volare fra le pagine di un libro, arrivando questa volta fra le righe di “Noi, ragazzi dello zoo di Berlino”.

Flavio e Gianluca erano nel pieno dell’adolescenza quando sono stati uccisi dalla droga.

C’è ancora tanta confusione nel mondo delle sostanze stupefacenti e spesso, cattiva informazione; ma la costante resta che la droga tra i giovani, ma soprattutto giovanissimi, circola.

Un libro che senza troppi giri di parole racconta del mondo delle sostanze stupefacenti a 360 gradi è “Noi, ragazzi dello zoo di Berlino” scritto da Christiane F. e pubblicato nel 1978.

Il libro parla della dipendenza di una ragazza di soli 14 anni, dall’eroina. L’autrice, e protagonista in prima persona delle vicende narrate, non parla solo di cosa sia l’eroina, ma anche di quali siano i vari metodi di assunzione, raccontando a cuore aperto la sua adolescenza tormentata da un padre violento e da una madre assente. Anche se, personalmente, tengo a precisare che è un errore associare la tossicodipendenza ad una situazione famigliare instabile. Christiane è una ragazza che si innamora, cerca di farsi accettare dagli amici e litiga con la sua sorellina, come qualsiasi altra adolescente, fino a quando la sua vita cambia e quegli “incontri e amicizie sbagliate” di cui si sente spesso parlare dai genitori e dai nonni, entrano a gamba tesa nella quotidianità della ragazza.

La scrittura è scorrevole e diretta. Questo è il punto focale del libro: è crudo. Non indora la pillola, non ricerca la poesia malata che spesso viene associata alla tossicodipendenza, anzi, più volte nel libro Christiane racconta di quanto sia aberrante drogarsi e ribadisce di continuo che non si può smettere quando si vuole. Quando si entra nel circolo è dura trovare la via di uscita e Christiane vuole che questo sia molto chiaro. Nella storia dell’adolescente si intrecciano prostituzione, morte, furto, arresti, comunità e violenza; temi che pur essendo espressi in un romanzo, vanno a rappresentare la pura e concreta verità.

Morire era una cosa miserabile. Quando non si aveva ancora veramente vissuto, afferma la ragazza nel libro, e credo che solo leggendolo se ne possa capire la potenza.

Nel 1981 venne realizzato un omonimo film nel quale prese parte anche David Bowie. La pellicola è molto simile al libro soprattutto nell’utilizzo dei toni crudi e reali. Questo è uno dei pochi film che racconta veramente cosa sia la tossicodipendenza e se molti ragazzi lo guardassero, forse eliminerebbero dalla loro mente l’idea di assumere droghe.

Nel 2014 l’autrice scrisse un secondo libro che però non riscosse il successo del primo. Il titolo è “La mia seconda vita” che racconta quello che è accaduto nella vita della donna negli anni successivi al successo avuto grazie alla pubblicazione del libro.

Questo libro, purtroppo, non venne valutato positivamente in Italia, soprattutto negli ambienti cattolici. Alcune copie di “contrabbando” circolavano nei seminari. I temi affrontati venivano considerati immorali per quegli anni, o forse, era un modo per non vedere quanto gli anni di piombo in Italia non fossero poi così diversi dai racconti di Christiane.

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