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Il ricordo

Un anno senza Ermanno Olmi: “Ha lasciato un’impronta indelebile dentro di me”

Nella sua carriera il regista bergamasco ha lavorato con tante persone fra cui Antonio Ricossa, che ha collaborato a "Ipotesi cinema", laboratorio fondato dal regista bergamasco.

Un anno fa moriva Ermanno Olmi. Il regista bergamasco si è spento all’età di 86 anni nella notte fra il 6 e il 7 maggio 2018 dopo aver combattuto contro una grave malattia lasciando l’amata moglie Loredana Detto e i figli Elisabetta, Fabio e Andrea.

Nella sua lunga carriera, impreziosita da molti riconoscimenti, ha diretto numerosi documentari, cortometraggi e film tra i quali spiccano “L’albero degli zoccoli” (1978) e “Torneranno i prati” (2014), ma anche “Il tempo si è fermato” (1958), “Il posto” (1961), “I fidanzati” (1963), “E venne un uomo” (1965), “La cotta” (1967), “La circostanza” (1974), “Camminacammina” (1982), “Lunga vita alla signora!” (1987), “La leggenda del santo bevitore” (1988), “Il segreto del bosco vecchio” (1993), “Il mestiere delle armi” (2001), “Cantando dietro i paraventi” (2003) e “Il villaggio di cartone” (2011).

Le persone con cui ha lavorato sono tante e fra queste c’è Antonio Ricossa, collaboratore a “Ipotesi cinema”, il laboratorio per idee e le immagini fondato a Bassano del Grappa dal regista bergamasco. Ricossa ha iniziato la sua carriera professionale nel 1989 proprio lavorando per circa tre anni con Ermanno Olmi a questo progetto. Diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma come tecnico del suono ha proseguito la sua crescita professionale prima come fonico di Presa Diretta e successivamente come fonico di mixage per divenire in ultimo sound designer, lavorando negli anni per Rai, Mediaset e Sky. Oggi è docente per diverse realtà scolastiche e continua l’attività di sound designer.

L’esperienza con Ermanno Olmi gli ha lasciato molto sia dal punto di vista umano sia professionale: per ricordarlo ha condiviso una lettera che aveva scritto al regista in occasione del Natale 2013, aggiungendo che le sue riflessioni sono ancora attuali.
La riportiamo qui di seguito.

“Carissimo Ermanno,

è da diverso tempo che pensavo di scriverti…finalmente, il mio incontro con Paolo Cottignola (montatore, ndr) è stato l’occasione giusta per farti avere questa mia lettera, rievocativa dell’esperienza feconda ad Ipotesi Cinema il cui ricordo serbo sempre nel cuore.

Era un giorno del tiepido Febbraio 1989 quello in cui, percorsa la lunga strada che dalla stazione attraversa Bassano, arrivai a Villa Serena un po’ disorientato, come accade spesso quando veniamo a contatto con una realtà nuova. Ancora non era arrivata l’estate quando mi arrivò la proposta, da Mario Brenta (regista, ndr), di diventare suo assistente per le attività di Ipotesi Cinema: non esitai un momento e, preso dall’entusiasmo, accettai subito! Presi dimora in una delle stanze di Villa Serena, la quale, come una piccola e semplice cella di convento, divenne la mia casa per i successivi due anni e mezzo.

Tante cose cambierei del mio passato ma non la scelta di accettare quell’incarico, che si rivelò uno dei momenti più alti della mia vita.

Un periodo intenso, ricco di esperienze umane e professionali, durante il quale – grazie a tante persone valide e qualificate – ho potuto toccare con mano il magico mondo del cinema e venire a conoscenza di ciò che concretamente significa fare cinema. Ho sperimentato il fascino e la durezza del mestiere, ho potuto vivere i momenti di ebbrezza e di stupore ma anche le inevitabili tensioni che ci sono durante la lavorazione di un film, di un documentario… Ho avuto edificanti ed irripetibili occasioni di confronto con Franco Piavoli, che ho coinvolto in questi ultimi anni nel piano di studi che tengo al Csc di Milano, con Vittorio De Seta, con te e con tanti altri maestri del nostro grande cinema.

Ricordo una sera nei lunghi corridoi di Villa Serena… tu intento a spiegarmi come riuscissi ad intuire, in pochi istanti, se una storia fosse interessante e degna di divenire un film, un cortometraggio… La crescita umana e professionale che ho avuto in quel periodo a Ipotesi Cinema è profondamente radicata dentro di me, e ancora oggi costituisce un prezioso bagaglio culturale che conferisce alla mia professione odierna (sound designer e docente in molteplici realtà scolastiche) un valore aggiunto, non sempre apprezzato ma per me importantissimo.

Ora che sto scrivendo, la mia mente si immerge in quei ricordi ancora così limpidi, evoca il timore ossequioso col quale accettavo di ricoprire diverse mansioni, direttore di produzione, direttore della fotografia, operatore, macchinista, elettricista, montatore in pellicola e in elettronico e molto altro… Io, il nano sulle spalle di giganti, sono stato affiancato in tutto questo da persone che avevano già percorso molto cammino e che hanno saputo guidarmi sulla strada pratica del mestiere del cinema, in una cornice di piacevole e pacato convivio… Erano incantevoli le notti nel periodo in cui si giravano i “Sei per Nove”: dopo la giornata di intenso lavoro di set, ci si ritrovava tutti – riuniti come una grande famiglia patriarcale – nella sala mensa a bere cantare e a raccontare…

Sono tanti i ricordi che si affollano nella mia mente ed è intenso il desiderio di renderti partecipe del valore forte che ha ancora oggi l’esperienza di allora… Nella sede bolognese di Ipotesi Cinema, dove mi sono recato in visita in diverse occasioni, non ho riscontrato la stessa atmosfera del passato; forse i giovani di oggi non hanno più slanci di entusiasmo puro e voglia di crescere, ma pensano di essere già parte della storia. Quella magia di cui era intrisa Villa Serena rimarrà solo uno splendido ricordo e forza di vita, per chi in quegli anni ha saputo amare ed apprezzare appieno quel grande progetto di “scuola non scuola” che tu e Paolo Valmarana (giornalista e produttore cinematografico, ndr) avete avuto l’energia, la volontà ed il piacere di mettere in atto…

Questa, caro Ermanno, è l’impronta indelebile rimasta scolpita dentro di me di quella prima grande esperienza del mio percorso professionale che nulla riuscirà a cancellare e della quale ti devo infinitamente ringraziare.
Da parte mia un caloroso abbraccio nella speranza che le mie parole siano apprezzate”.

Antonio Ricossa

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