Bergamo Jazz ha una qualità peculiare: per cinque giorni ogni angolo della città è un potenziale palcoscenico, che sia un pub, un palazzo storico o la strada. Nel tardo pomeriggio di sabato 23 febbraio, il Museo Bernareggi, nel cuore di via Pignolo, ha aperto le sue porte per un’ora di musica. La sala è gremita, molti sono costretti a fermarsi nel chiostro centrale; un segno più che positivo: se il jazz chiama Bergamo risponde, ormai da più di quarant’anni.
Protagonisti della serata sono stati i fratelli Ferrari, ma attenzione: non si tratta di Alberto e Luca, albinesi, fondatori degli storici Verdena. “Scintille di Jazz”, rassegna curata dal maestro Tino Tracanna, ha presentato i Novotono, Andrea e Adalberto, entrambi clarinettisti e sassofonisti. Certo è che essere artisti con legami di sangue porta bene, soprattutto se te appartieni alla stirpe dei “Ferrari” e provieni dalla terra orobica.
Avevamo già ascoltato il duo jazz in formato “assaggio” alla conferenza stampa di presentazione di Bergamo Jazz 2019: due talenti confermati come tali nella terza giornata del festival. Nei sessanta minuti di musica, in cui il calo di attenzione era praticamente impossibile, i due hanno cambiato più e più volte strumento. Dal clarinetto in Si bemolle (quello classico, per intenderci), al clarinetto basso e contrabasso; dal sax soprano, al contralto, al baritono e al tubax, uno “arnese” meraviglioso di cui pochi conoscono l’esistenza.
I due hanno dato prova non solo di saper cambiare strumento con una spontaneità disarmante: sanno alternare lirismo e canto a episodi viscerali in cui i suoni dei bassi penetrano fino al midollo. Con quei “tubi” – per dirla alla Trovesi – sono riusciti a regalarci momenti funk, proprio come se fossero un duo di chitarra e batteria.
Dal loro album di esordio “Overlays”, definito come una delle più belle sorprese discografiche regalate negli ultimi tempi, hanno eseguito “Dance”, “Half”, “Ragnomatto” e altri brani inediti. Per concludere, un omaggio a Gianluigi Trovesi e a al suo “Campanello cammellato”, un viaggio immaginario tra il deserto del Sahara e i Caraibi.
Per chi si fosse perso questo concerto, trovate i Novotono anche su Spotify: un ascolto è d’obbligo.
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