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Stefania Trovesi: “Buon compleanno papà!”

Stefania, figlia del maestro, diventa complice di una sorpresa per il compleanno del padre. Ci svela il Gianluigi Trovesi che non conosciamo, quello quotidiano.

Dietro ogni grande uomo… c’è un uomo come tanti altri. Gianluigi Trovesi, clarinettista jazz di fama internazionale, nativo di Nembro, provincia di Bergamo, raggiunge una traguardo importante. Settantacinque candeline per un animo che è ancora quello di un ventenne. Sarà l’aria delle valli, sarà il magico potere della musica: il maestro non sembra intenzionato a fermarsi. Da vero bergamasco, è sempre al lavoro per la sua musica.

Dietro al musicista che ha plasmato le sorti del jazz europeo, c’è un padre, un nonno, un marito e un amico. Stefania Trovesi, figlia del maestro, diventa complice di una sorpresa per il compleanno del padre. Ci svela il Trovesi che non conosciamo, quello quotidiano.

Settantacinque anni, ma l’energia di un ragazzino. Il maestro Trovesi non ha ancora intenzione di lasciare la musica…

È proprio così, mio papa non smetterà mai. Lui è la musica per antonomasia. Vive in funzione della musica. Credo che sia per lui la più importante ragione di vita. Gianluigi Trovesi è un uomo che ama studiare, ricercare, arricchirsi, e non solo in ambito musicale. È appassionato di storia, filosofia e delle religioni del mondo. I miei figli, di 13 e 15 anni, rimangono stupiti tutte le volte che andiamo a trovarlo: nel suo studio ci sono spartiti e libri ovunque. Anche il pavimento del suo studio è ricoperto di libri. Per questo motivo dico che non smetterà mai di fare musica: è la sua benzina.

Stefania, lei è madre, moglie, musicista, insegnante. Come riesce a fare tutto? È l’energia dei Trovesi?

Penso di si. Ma credo che il merito non sia tanto dell’energia, quanto dello spirito di sacrificio. È una qualità che ho preso dai miei genitori, entrambi. C’è il sacrificio di madre in funzione dei figli. Prima che nascessero ero violinista e docente a tempo pieno. Poi la mia vita è cambiata: sono arrivati i bambini, che ho cercato con tutta me stesso e mio marito. In quel momento anche la carriera di Stefano Montanari, mio marito, ha preso il lancio. Da violinista è diventato direttore di orchestra di un certo calibro. Ecco che mi sono ritrovata a fare la mamma quasi a tempo pieno senza però smettere mai di suonare. Per un musicista è importante l’esercizio quotidiano. Poi, una volta cresciuti ho ripreso la mia attività di insegnate e musicista. Questo è l’esempio che ho ricevuto da mio padre e mia madre. Questo è lo spirito di vita che voglio insegnare ai miei figli.

Quale è il più grande insegnamento che le ha trasmesso suo padre?

Mi ha insegnato a non giudicare mai, ad ascoltare, ad accogliere e a perdonare, sempre. Mi ha trasmesso l’amore per la conoscenza, sopra ogni cosa. Da lui ho imparato a riflettere e a entrare nel profondo di ogni situazione. Mi ha fatto capire che è importante comprendere le persone e conoscerle. E se mai un giorno dovessi giudicare qualcuno, lo farei solo dopo aver riflettuto più di una volta.

Suo padre è clarinettista e sassofonista. Lei perché ha optato per il violino?

Io non ho deciso nulla rispetto alla musica. Il violino mi è stato imposto all’età di otto anni. Sono poi stata ammessa in conservatorio a undici anni con un ottimo voto. Qui è cominciata la mia strada, faticosa e in salita. Non è stato semplice stare lì per dieci anni perché non è stata una scelta che ho fatto consapevolmente. Non scorderò mai il giorno del diploma. Arrivai a casa e dissi ai miei genitori: “Ho fatto ciò che volevate, adesso non voglio più suonare, non voglio più avere a che fare con la musica”. Ma non è andata così, per fortuna. Probabilmente io avevo già scelto di essere musicista, solo che non me ne rendevo ancora conto. Col senno di poi, ringrazio i miei genitori per aver insistito. Loro avevano capito che ero destinata a questo e che sarei arrivata al diploma.

Preferisce Trovesi esecutore o Trovesi compositore?

Diciamo che li amo entrambi, ma se proprio devo fare una scelta, le dico che preferisco l’esecutore.

Ha mai sentito il peso della fama di suo padre?

Si, devo essere sincera. Non da parte di mio padre, naturalmente. Lui si è sempre posto nei confronti di noi figlie con grandissima umiltà. Ma era inevitabile che io sentissi un po’ del peso del nome che portavi. Ho sempre avuto la sensazione – magari non del tutto reale – che ci fossero delle aspettative altissime sul mio futuri, soprattutto da parte degli altri. Le confesso che è un po’ quello che sento anche nei confronti di mio marito. Le mie colleghe, scherzando, mi dicono: “Come mai a non essere stressata? Perché non hai scelto un’altra strada”. In realtà io ho molto di cui essere contenta. Ho fatto e continuerò a fare le mie esperienze come musicista. E poi ci sono i miei allievi: sono loro a darmi le più grandi soddisfazioni.

Suo padre clarinettista e sassofonista, suo marito violinista, come lei. Diciamo che potreste essere un ensemble…

Nel 1998 abbiamo fatto parte di un progetto di mio papà basato su “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare. Eravamo un nonetto: trio di archi, trio di jazz e un trio popolare. In questa formazione abbiamo suonato nei più importanti teatri di jazz di tutta Europa. Lo ricorco come un momento straordinario. Mi sono sentita realizzata come donna e come musicista. Non ero né la “figlia di” e nemmeno la “moglie di”. Ero semplicemente Stefania Trovesi, una violinista. È anche vero che mio papà è stato sempre è protettivo. Negli ultimi anni lo sento spesso dire ai suoi colleghi: “Mia figlia è una violinista eccezionale, migliore di mio genero”. È un modo divertente e dolce per farmi capire che ha stima di me.

Settantacinque anni sono un traguardo importante. Ha un pensiero in particolare per suo padre?

Certo. Papà non abbandonarmi mai, avrò sempre bisogno di te. Buon compleanno.

Questa intervista a sorpresa è dedicata a lei, Maestro Trovesi. La sua musica ha reso grande Bergamo nel mondo.

Buon compleanno da tutta la redazione di Bergamonews.

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