Non era ancora nato Jonathan Lobati, sindaco di Lenna, quando il 18 luglio 1987 un’enorme massa d’acqua e detriti si abbatté sulla Valbrembana. Sarebbe venuto al mondo esattamente dieci mesi dopo la grande alluvione, da papà Flavio e mamma Josianne, il 18 maggio 1988: “Si vede che con la piena sono sceso anch’io – sdrammatizza il sindaco, 29 anni -. In quei tragici giorni mio padre era ad Ornica, suo paese d’origine. Stava posando le piastrelle sul terrazzo della casa dei miei nonni quando iniziò a piovere a dirotto. Dall’alto vide l’acqua uscire dal fiume e riversarsi in strada. Scese subito dal ponteggio per aiutare i suoi genitori, che vennero recuperati qualche ora dopo in elicottero”.
L’ondata di piena era partita in alta valle nel primo pomeriggio, in particolare da Mezzoldo, il paese più colpito, dodici chilometri circa a nord di Lenna. Il domino di fango e detriti, intorno alle 17, raggiunse San Giovanni Bianco e poi San Pellegrino. A causa dell’alluvione, tutti i paesi dell’alto Brembo rimasero isolati e centinaia di villeggianti vennero portati a valle con l’ausilio degli elicotteri: “Un campo base venne allestito proprio a Lenna, davanti a quella che di lì a breve sarebbe diventata la mia casa”, racconta Lobati. Nel prato accanto, un’area verde di circa 10mila metri quadrati, era stata creata un’area per lo sbarco: “A separare l’abitazione dei miei genitori da quel trambusto c’era solo una piccola rete – spiega il sindaco -. Il via vai dei mezzi era incessante e si sentiva il rombo dei ‘Chinook‘, gli elicotteri da trasporto a doppio rotore. Arrivavano viveri ed evacuano le persone, quel campo era una vera e propria macchina della sopravvivenza. A casa conservo ancora tutte le foto”.
Da sempre considerata la “porta” per l’Alta Valle Brembana, Lenna fu scelta non a caso in quanto fortemente baricentrica: “Il campo, a distanza di sicurezza dal fiume, sorgeva all’incrocio tra via Codussi e via delle Industrie, dove oggi passa la pista ciclabile. Sul nostro territorio, tra le altre cose, la furia del Brembo spazzò via la curva che precede l’agriturismo Ferdy. Era inoltre stata interrotta la strada provinciale e abbattuta parte del Ponte delle Capre, l’unico modo possibile per raggiungere la piccola frazione di Cornamena“.
I danni, però, non si limitarono alle sole infrastrutture. Dopo giorni di piogge sferzanti, la valle contò le sue vittime: “In quell’inferno perse la vita anche il nostro compaesano Romeo Cortinovis, mentre portava al riparo l’auto nel garage. L’ondata di piena lo travolse e morì annegato”. Aveva solo 35 anni.
commenta