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Storia

Il monte Arera disegnato da Da Vinci in Valle Brembana

Un rarissimo schizzo gelosamente custodito nel codice Windsor alla Royal Academy di Londra raffigurante il monte Arera una della più belle montagne delle terra Bergamasca.

Scoperto da pochi anni e ancora avvolto da dubbi e il ritrovamento di uno schizzo di Leonardo da Vinci raffigurante il monte Arera una delle vette simbolo della terra Bergamasca.

Datato attorno al 1509 anno in cui Leonardo visitò il Bergamasco e il Bresciano in modo particolare la cave di Dossena. Ora è di proprietà del castello di Windsor e della Regina Elisabetta. Oltre a questo ritratto Leonardo tracciò le mappe schematiche delle Valli Brembana e Seriana e costituiscono la prima rappresentazione geografica delle due valli. Il territorio della Valle del Riso e dell’Alta Val Serina fino a Dossena, viene rappresentato con precisione nella mappa della Val Seriana dove sono segnalate le località di Ponte Anossa,(Ponte Nossa) Ghoren (Gorno), Oltra Colle (Oltre il Colle) Valpiana, Serina, Dossena con la relativa strada di collegamento e l’indicazione in miglia delle distanze fra i paesi. Il ritratto del Monte Arera è stato per tempo punto di discussione sulla sua veridicità e se fosse davvero la montagna che tutti indicavano.

Leonardo in quel periodo stava studiando l’applicazione di un congegno meccanico che avrebbe facilitato la fusione e la forgiatura di picche, chiodi e punte di frecce per balestre di precisione. Considerando che la più alta produzione di manufatti finiti in ferro avvenne in quel secolo proprio nell’area di Dossena, Parina e Arera ospitato dalla serenissima soggiorno in questi luoghi per un lungo periodo. In questo luogo c’era abbondanza di magli e forni per la modellazione del ferro, qui poteva costruire cognegni sfruttando l’energia dei corsi d’acqua. La stessa Serenissima aveva una necessità primaria di quel ferro per la guerra contro il turco nell’Egeo. Quindi il nostro Leonardo si trovava ai piedi dell’Arera per studiare le sue nuove macchine di Forgiatura e ne approfitta per ritrarre il paesaggio circostante. Lo stesso schizzo è divenuto il simbolo dell’associazione culturale “Ultra Collem”.

Nicolò Tommaso Belloli

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