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Musica

Il discomane

Scostante Tom Waits, tra incubi e dolcezza

Dopo 7 anni l'amato artista torna con "Bad as me" e Keith Richard come ospite speciale: buon disco, non facile e un po' discontinuo.

ARTISTA: Tom Waits
TITOLO:  Bad As Me
GIUDIZIO: ***1/2

* era meglio risparmiare i soldi ed andare al cinema;
** se non ho proprio altro da ascoltare…
*** in fin dei conti, poteva essere peggio
**** da tempo non sentivo niente del genere
***** aiuto!non mi esce più dalla testa

La premessa è d’obbligo. Chi scrive ha amato visceralmente e incondizionatamente l’artista. Ha
passato le sere consumando il vinile di Small Change, Blue Valentine e Foreign Affairs, ha
ascoltato alla noia Never talk to strangers, e considera Nighthawks at the Diner uno dei più bei
live mai registrati. Poi è arrivato Swordfishtrombones il disco della svolta rumorista, delle canzoni oblique, sghembe, con l’introduzione di strumenti che tali non sono, un vero capolavoro ed uno shock per i fans… Da allora l’artista è divenuto, con il passare dei lavori, sempre più ostico ed involuto. In questa seconda fase della carriera Tom Waits, pur sempre osannato dalla critica, ha avuto pochissimi riscontri commerciali e nonostante ciò ha continuato ad andare avanti per la sua strada, senza mai piegarsi ad alcuna logica di mercato, fregandosene di tutti, case discografiche e pubblico compresi, proponendo comunque quasi sempre opere di un certo spessore artistico.
Insomma tutti lo conoscono e lo rispettano ma pochi lo comprano. Tuttavia gli ultimi lavori hanno manifestato una certa stanchezza compositiva, la confusione, il rumore, il disordine paiono, ad una lettura attuale, più che una scelta, il segnale di un impoverimento della vena.
Così l’approccio a questo nuovo lavoro è stato viziato inizialmente da un pregiudizio che solo in parte è venuto meno con il passare degli ascolti.
Bad As Me,
esce a sette anni dal precedente Real Gone, ultimo lavoro in studio e a due dal controverso live Glitter and Doom, disco tanto atteso ma che si è rivelato una cocente delusione, per la scelta, anche, di non riproporre un unico concerto, ma una serie di brani catalogati senza alcuna logica e registrati in occasioni differenti. Bad As Me vede la partecipazione di numerosi artisti di gran fama, accomunati forse con il nostro dal medesimo atteggiamento verso la vita: Keith Richard, Flea, David Hidalgo (Los Lobos), Charlie Musselwhite, Marc Ribot, contribuiscono ad un tappeto sonoro che rende le canzoni più accessibili di quanto le composizioni dell’artista siano state negli ultimi lavori.
Bad as me
, a sorpresa, ripropone in alcune tracce reminiscenze del passato: Talking at the same time è cantata con voce diversa dalla solita e con una tonalità più alta, l’atmosfera è cinematografica, Face to the Highway è una canzone notturna, che riporta ai suoni di Blue valentine; Pay me e Last Leaf potrebbero essere uscite da Small Change, ed a sorpresa sono canzoni nel vero senso della parola, cantautorali, nostalgiche, belle e che farete fatica a dimenticare.
Back in the Crowd
è persino gentile, impreziosita dal lavoro di Marc Ribot e David Hidalgo e potrebbe divenire un piccolo classico. Kiss me ha lo stesso dna di One From The Heart, tanto che in ogni momento ti aspetti che si materializzi la voce di Bette Midler. E quindi il finale di New Year’s
Eve
, una canzone di infinita dolcezza che chiude la raccolta. Ma il disco non ci risparmia neppure i soliti incubi (Chicago), le atmosfere cupe (Raised Right man), mentre un discorso a parte merita Hell Broke Luce, una canzone dal testo duro, obliqua, disturbante ma che non so per quale ragione, dopo svariati ascolti ti si appiccica addosso e non si stacca più.
Un discorso a parte merita Get Lost, una composizione abbastanza estranea all’economia dell’album: rock, blues, rockabilly, il tutto mescolato alla maniera del nostro con un grande intervento chitarristico nel mezzo del brano. Trascinante. La confezione deluxe contiene un secondo dischetto, con tre brani, uno in particolare, Tell Me, è una bella ballata di grande impatto.
In definitiva un buon disco seppur non agli apici della produzione di Tom Waits, non facile e che necessita di più ascolti per essere apprezzato. Qua e là spunta un certo manierismo, ma ci sono anche alcune gemme che meritano di essere ascoltate ed amate. Tom Waits però oggi è così, discontinuo, irascibile, scostante, da prendere o lasciare. Se volete una rappresentazione del sogno americano, diversa e non stereotipata, Tom Waits è l’artista che cercate e che merita la vostra attenzione. Se vi viene voglia di conoscerlo meglio allora andate a sentire i primi lavori, sino ad Swordfishtrombones almeno, e ne trarrete gran godimento.

Se non ti basta ascolta anche:
Rickie Lee Jones: Pirates
Nick Cave: The Boatman’s call
Los Lobos: Kiko

 

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